SexOring di Cosimo Buccarella

Il protagonista di "SexOring" (Bel-Ami, 2013) è un buono a nulla, un pigro che non ha un nome che sta nel giro della droga e della prostituzione. Due nodi centrali. Negli anni Sessanta se avevi a che fare con le due cose eri un "ragazzo di vita".

Buccarella scrive:

"Non è più come una volta, quando la droga era una faccenda da disadattati e le prostitute roba da camionisti. Adesso sono simboli di potere".

Il personaggio principale è uno che ha perso la madre per suicidio, senza che la donna gli lasciasse messaggi d’addio, come se non meritasse niente, già conscia di avere un farabutto in casa. Perde lavori, non ha serietà e questo lo rende poco indulgente con se stesso: quando prende le droghe sa benissimo di essere in torto soprattutto con se stesso, poi verso la fidanzata, poi verso la società.
Tutto va di corsa in questo romanzo, come se Buccarella non riuscisse a parlare con chiarezza di questo tizio, con i suoi amici. Una sorta di piccolo imbranato che concede al suo peggior nemico la sua fidanzata Emma, gliela mette su un piatto d’argento, mentre lui si trastulla con ragazze già ambiziose che hanno superato da un pezzo le illusioni.

Con uno stile tutto suo, Buccarella rende anche simpatico il personaggio quando non si droga e cerca di trovare lavoro. Sono parzialmente d’accordo con la prefazione di Patrizia Rinaldi che scrive:

"Il romanzo mantiene la promessa, non perde di vista la difesa del ritmo, non ha paura di andare veloce. Il senso di colpa, l’abbandono, l’inettitudine del protagonista, la punizione cercata non rallentano la cadenza dei fatti. Lo sguardo non affonda nelle celebrazione esistenziale, ma nella storia di personaggi ben delineati".

A leggerla così sembra che si stia parlando di Delitto e Castigo e non è vero.
Qui il personaggio è veramente piccolo, tutto il mondo che gli ruota intorno è attraversato da droga, psichiatria, suicidi, amori malati, ma lui sembra quasi divertirsi con noi "se il mondo cada a pezzi".
Il talento c’è, ma ancora troppe immaturità; il senso del ritmo c’è, ma va gestito meglio. Se, come in questo cento pagine, metti tutto, il ritmo viene un po’ affannato.
Buccarella si deve un po’ fermare, per forza.