La più bella di sempre
- Autore: Cosimo Buccarella
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Corbaccio
- Anno di pubblicazione: 2024
È stata buona la prima per il salentino Cosimo Buccarella. Non sarà da meno la seconda, che ricalca le tracce del titolo precedente, I fuoriposto (Corbaccio, 2023), tra i finalisti nel Premio Acqui, il più prestigioso per i romanzi storici.
Le vicende nel campo profughi della Shoah di Santa Maria al Bagno, continuano in La più bella di sempre, pubblicato un anno dopo ancora da Corbaccio (giugno 2024, collana “Narratori”, 464 pagine).
E ritorna l’ambientazione insolita, sorprendente per tanti lettori, in uno dei quattro campi allestiti dagli alleati nella Puglia meridionale, per raccogliere le vittime sfuggite ai nazisti sul finire della Seconda guerra mondiale.
Lo scrittore leccese intenerisce tutti e fa arrossire Chiara, dedicando a lei - “(il titolo dice tutto) e a mia madre” - questo nuovo episodio della banda degli adolescenti salentini sulla costa ionica del Leccese.
Quattro amici per la pelle, una ragazza splendida ed enigmatica, un delitto senza colpevole: sulla copertina, la summa del romanzo chiarisce da una parte il ritorno di Giovanni, Marcello, Tommaso, Umberto, dall’altra conferma il contenuto, giallo-omicidiario oltre che storico, della vicenda narrata, che risale al 1946.
Prima dobbiamo precisare cosa sia quel campo sul Mare delle Sante. Non ci sono problemi, perché il nuovo romanzo parte dalla notte numero zero, poco dopo il Natale 1943, quando una colonna di automezzi dell’esercito inglese raggiunge due frazioni costiere della città di Nardò, Santa Maria al Bagno e Santa Caterina.
Scendono militari che sfondano le porte di case e locali disabitati. Il comandante britannico, capitano Fox, con l’aiuto di un funzionario italiano interprete spiega allo sfollato Paolo Congedo che i soldati hanno l’ordine di creare un campo profughi, requisendo gli edifici vuoti o che non vengono usati come prima abitazione.
Dovranno ospitare al momento ex prigionieri slavi dei fascisti.
Due cose preoccupano Congedo, appena assodato che i sequestri risparmieranno l’abitazione in cui è sfollato con moglie e figli, dopo che i bombardamenti alleati hanno distrutto la sua. Pensa innanzitutto che la costa sarà gremita da robusti giovani iugoslavi, gli ex nemici più vendicativi dopo tutto quello che gli italiani avevano combinato nell’occupazione dei Balcani, fino a cinque mesi prima. Inoltre, Fox lo incarica di svolgere il ruolo di mayor, referente del campo, interfaccia tra le autorità alleate e i connazionali italiani. Tra l’incudine e il martello, insomma.
Oltre alle spiccate attitudini di narratore senza macchia, senza paura e senza grovigli sintattici - Cosimo scrive tanto bene da fare invidia (scherzo!) - Buccarella dimostra in ogni pagina d’avere studiato nei particolari un pezzo di storia dell’Italia e del Mezzogiorno tra il 1944 e il 1947, tanto sconosciuto quanto nobilissimo. Una ventina d’anni fa, il presidente della Repubblica Ciampi ha insignito Nardò della Medaglia d’oro al merito civile - quelle sequestrate erano case di villeggiatura delle famiglie ricche di quel Comune pugliese - per aver dato vita nel proprio territorio a un centro di esemplare efficienza nel fornire assistenza agli ebrei, in viaggio verso il nascente Stato d’Israele. Nel Salento, sorsero quattro delle strutture speciali allestite per accogliere profughi liberati dai campi fascisti d’internamento e migliaia di reduci dai campi di sterminio europei, a Santa Cesarea Terme e Marina di Tricase, sull’Adriatico, Santa Maria di Leuca tra i due mari e le Marine di Nardò, sullo Ionio.
Quando Tommaso Sirena, il figlio del fabbro, riprende a narrare le vicende sue e degli amici tredicenni del primo titolo, Paolo Congedo è ancora il mayor del campo profughi, nel luglio 1946. Non è lo stesso uomo però, quanto accaduto in tre anni ha inciso su di lui. S’è per questo, anche il campo non è più lo stesso.
Adesso si chiama Displaced Persons Camp Number 34, è gestito dall’UNRRA, organizzazione delle Nazioni Unite affiancata all’esercito inglese e ospita esclusivamente rifugiati ebrei.
Nonostante gli ebrei fossero liberi di andare e venire dal DP Camp, isolato dai centri abitati, i militari inglesi di sorveglianza devono soprattutto impedire “a noi italiani di entrare”, dice Tommaso. La povertà, dopo la guerra:
“Ci ha trasformati in bestie affamate”.
Contendono le carrube ai cavalli. Qualsiasi erbaccia va bene bollita, non si consuma di gusto ma si placa la fame. Non circolano più gatti...
In mezzo a quella fame e a quella miseria, gli inglesi hanno piazzato “sotto al naso” un campo profughi con due mense che cucinano tre pasti al giorno:
Dispense piene di uova, pasta e carne; un magazzino colmo di generi alimentari; un altro con ogni tipo di vestito per l’estate e l’inverno.
Più che dissertare sulla trama, all’insegna delle avventure giovanili, da ragazzi della via Paal senza risvolti strappalacrime, si dirà che fa specie scoprire cose paradossali, ma vere. Poteva capitare che ebrei osservanti partecipassero alle processioni estive delle Madonne del Mare e che cattolici praticanti celebrassero l’Hanukkah con i rifugiati. Poteva accadere che un gruppo di idealisti, guidato da un poeta, attraversasse la penisola da est a ovest camuffato da squadra di calcio, per unirsi a partigiani, ch’erano andati via senza di loro.
Ora va sciolto un enigma. Chiara è la compagna di Cosimo, con cui discute le idee, mano a mano che gli vengono in mente e che legge via via quello che abbozza, rilevando “che cosa a suo parere funziona e cosa no”.
Concluderemo, con Buccarella, che se scrivere un romanzo di cinquecento pagine può sembrare un lavoro duro, figurarsi cosa significa studiare attentamente una prima stesura di seicento...
“La parte più difficile” è avanzare critiche senza ferire l’ego dell’autore.
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