La Sicilia, il suo cuore - Favole della dittatura
- Autore: Leonardo Sciascia
- Genere: Classici
- Categoria: Poesia
- Casa editrice: Adelphi
“La Sicilia, il suo cuore” e “Favole della dittatura” (una raccolta di versi e un libro di favole pubblicati in unico volume da Adelphi) sono due testi da rileggere e meditare, alle origini dello stile e del pensiero di Leonardo Sciascia, uno degli autori più ispirati e chiaroveggenti della nostra civiltà letteraria contemporanea.
Nel suo libro di esordio (Favole della dittatura; 1950), Leonardo Sciascia si manifesta scrittore già compiuto, nello stile e nelle idee. Si ha subito la percezione di un mondo poetico e morale pronto a schiudersi, alimentato dal pessimismo chiaroveggente della Ragione; sostenuto da uno stile di scrittura terso ed elegante nella sua essenzialità, pirandellianamente in ascolto di ciò che si nasconde sotto la superficie dell’apparenza e delle sue maschere. Con la sua rivisitazione allegorico-moralistica sotto specie animale del ventennio fascista, il giovane Sciascia non invitava soltanto il lettore a sciogliere l’allegoria e riconoscere dietro l’effigie del leone o della scimmia le maschere grottesche di un ventennio di dittatura, bensì a sconfinare oltre il dato storico, cogliendo attraverso il linguaggio universale e metastorico della favola l’essenza originaria e fenomenica in cui allignano, sotto varie forme, i totalitarismi. Ciò che rende peculiare queste pagine è il talento umoristico di ritrarre quel mondo atroce e assurdo, e pur tuttavia reale, storicamente definito, “fingendo” nel linguaggio fatti e persone, in modo tale che quei fatti (osservava Pasolini nel saggio “Dittatura in Favola” che correda l’edizione Adelphi) “vengono a fermarsi e scolpirsi”, per l’appunto in un presente eterno. E proprio l’immagine pasoliniana del “guardare le cose vicine con il binocolo alla rovescia” può sintetizzare l’originalità e l’acume di Sciascia al di là degli evidenti antigrafi letterari di riferimento, la sua magistrale deformazione espressionistica rivestita di allegorie e narrata con un linguaggio ermetico e oracolare, fuori dal tempo (e tanto più efficace nel rappresentare, con una modalità paradossale e infedele, “quel” tempo).
Posteriore di un biennio alle “Favole”, la raccolta “La Sicilia, il suo cuore” resta nella produzione di Sciascia l’unica, organica opera poetica data alle stampe. È noto che per molti grandi narratori la poesia ha rappresentato la prima folgorazione per la scrittura. Così pure per il futuro romanziere la scrittura in versi si rivela un semenzaio prezioso, un punto di osservazione e di riflessione in cui dare forma a una sensibilità e una capacità di analisi e indagine profonda e raffinata. Soprattutto, come suggerisce il felice titolo della raccolta, in questi versi giovanili Sciascia sembra affinare quello sguardo sensibile e presago sulla sua terra, metafora del mondo e delle sue contraddittorie vicende, e di quel sentimento peculiare che, con il termine “sicilitudine”, impegnò negli anni a venire le riflessioni del saggista e del romanziere. La morte (fonte di ispirazione di ogni autentica scrittura umoristica) ha una parte rilevante nella raccolta: inesorabile presenza, dolce e discreta come i cicli puntuali delle stagioni, onnicomprensiva e proteiforme nei marmi che affiorano dai giardini, nel rosso sanguigno dei papaveri. Questa morte che si abbraccia fraternamente alla vita con slanci amorosi non è la squisita rielaborazione romantica di un poeta apprendista, ma è una presenza, che avvince nella sua ombra carnale la memoria e la parola, nitida e oscura nella sua necessità di significazione. È la morte del fratello Peppino “in questa valle/di zolfo e d’ulivi, lungo i morti binari”, che schiude e suggella questo libretto di versi ad un’esperienza iniziatica, fin sulla soglia di una rivelazione, del riconoscimento di se nel mondo “vivo come non mai/presso i miei morti”.
La Sicilia, il suo cuore-Favole della dittatura
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Ho letto il libro tanti anni fa. Stupendo.