Sogno di una notte di mezza estate
- Autore: William Shakespeare
- Genere: Classici
- Casa editrice: Feltrinelli
- Anno di pubblicazione: 2006
La più fantastica e onirica delle commedie di Shakespeare viene normalmente datata fra il 1595 e il 1596. La collocazione temporale di Sogno di una notte di mezza estate (Feltrinelli, 2006, trad. di Agostino Lombardo, a cura di Nadia Fusini) è necessariamente imprecisa: del resto, poco si sa anche della vita del drammaturgo per antonomasia, tanto che, alcuni anni or sono, vi fu chi arrivò a ipotizzare che il Bardo non fosse nemmeno mai esistito, e che le sue opere fossero state, in realtà, scritte da mani diverse e attribuite poi a un unico nome. Teoria ampiamente superata, ma che è sintomatica della povertà di informazioni che ancora oggi abbiamo a disposizione sul poeta di Stratford-On-Avon.
Per fortuna, le sue opere parlano per lui: e Sogno di una notte di mezza estate è sicuramente una delle più celebri. A chi di noi almeno il titolo non suona familiare? E se questo è tutto ciò che ne sapete, la prossima volta che sarete invitati a un matrimonio soffermatevi ad ascoltare bene la marcia nuziale: quasi sicuramente gli sposi avranno scelto quella, celeberrima, che Felix Mendelssohn-Bartholdy compose per la messa in scena di Ludwig Tieck, a Berlino, nel 1827.
Fate, elfi, re e regine: un’ambientazione indubbiamente fiabesca… Ma quanto della trama è sogno e quanto è pura realtà? La storia si svolge su quattro livelli, tre umani e uno sovrannaturale. Il re Teseo ha proclamato quattro giorni di festeggiamenti per le sue nozze con Ippolita. Quando si presenta nel suo palazzo il nobile Egeo, che lamenta la ribellione della figlia a un matrimonio imposto, Teseo gli dà man forte: è questo il livello dei potenti, che credono di poter imporre la propria volontà ma verranno poi smentiti dai fatti. Ermia, la figlia, ama riamata Lisandro, ma è desiderata da Demetrio, a cui il padre vorrebbe dare la sua mano: tutto questo con grande dispetto dell’amica Elena, precedentemente corteggiata da Demetrio, che si trasforma, come diremmo oggi, in una vera e propria “stalker”: il livello narrativo dei giovani è quello della ribellione, del sangue caldo e dell’affermazione di sé stessi. Il terzo livello umano è quello degli artigiani che, con umiltà e buona volontà, preparano una rappresentazione teatrale per le nozze: è questo un classico elemento di “teatro nel teatro” che costituisce anche un modo di stemperare quello che, altrimenti, rischierebbe di diventare un dramma troppo serio.
Il quarto livello, quello sovrannaturale, è rappresentato dal re e dalla regina delle fate, Oberon e Titania, con tutte le loro creature.
La gelosia per un paggio che Titania tiene con sé spinge Oberon a incaricare il suo elfo Puck di operare un incantesimo, e farla innamorare di Bottom, uno degli artigiani, a cui, oltretutto, un altro incantesimo ha infilato in capo una testa d’asino. Volendo aiutare anche i ragazzi, Puck complica le cose, e i due giovani, da innamorati di Ermia, passano a idolatrare Elena. La folle nottata porterà consiglio e la pace fra Oberon e Titania, ricongiungerà le coppie e obbligherà Egeo e Teseo ad acconsentire ai due matrimoni. Solo l’amore di Demetrio per Elena rimarrà sotto incantesimo: ma che importa, sembra dirci Shakespeare, se comunque tutti saranno felici? La festa si conclude con la rappresentazione, da parte degli artigiani, della tragedia di Piramo e Tisbe: una sorta di anticipazione di Romeo e Giulietta, ma forse anche un monito per i potenti: non cercate di contrastare l’amore, o potrebbero esserci conseguenze gravissime… E, in fondo, l’incantesimo non è altro che lui, l’amore.
Fortissima, in questa commedia, la presenza della natura, della quale ci sembra, a ogni riga, di sentire i profumi e i suoni.
Evocata in mille richiami e mille paragoni a piante, animali e fenomeni atmosferici, non è solo scenario della vicenda, ma ne è anche protagonista, a partire dal fiore il cui succo servirà a Oberon e Puck per incantare Titania, Demetrio e, per un imbarazzante errore, anche Lisandro. Il forte contrasto fra i divertenti artigiani e gli altri personaggi è accentuato dalla diversa scrittura: gli artigiani parlano in prosa, al contrario di tutti gli altri, che si esprimono in versi.
Ma, fra tutti i personaggi, il più attuale, nel bene e nel male, e senz’altro Elena, con la sua insicurezza causata dal rifiuto di un uomo e con la sua testardaggine nel non voler rinunciare a lui.
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