Solitudine di esistenze
- Autore: Lucrezia Lombardo
- Categoria: Poesia
- Casa editrice: Giulio Perrone editore
- Anno di pubblicazione: 2018
Ebbene sì, dopo la prova già notevole dei suoi primi versi in La Nevicata (Il seme bianco editore, 2017) di cui abbiamo già scritto su Sololibri, Lucrezia Lombardo è cambiata.
Ha perso un certo candore, si sta preparando ad entrare nel mondo degli adulti e questa consapevolezza non le piace affatto. È lontana ancora la trasformazione da "condottiera" che cerca soluzioni per un mondo ingiusto, dove chi prevarica ha la meglio, dove cercare uno spazio proprio per declinare preoccupazioni e angosce, ma anche i primi rudimenti di resistenza allo "status quo" che le si aggroviglia tra i piedi per metterla in condizione di non poter fare niente sulle battaglie vinte da altri, che vedono nel quieto vivere e nelle comodità il modo migliore per tacere la propria coscienza di cittadini. Ma sto correndo troppo e alcune questioni le trovate già scritte nella bella intervista che l’autrice ha rilasciato per noi.
In Solitudine di esistenze il motivo principale sembra essere l’assenza delle figure genitoriali e un balzo nel mondo, anche in tema di conoscenza dell’altro, che può essere un amore assoluto e perciò "tossico". Basti pensare a quanto le parole dell’autrice hanno perso l’attesa di cose buone, come ne La Nevicata.
In una poesia breve dal titolo D’improvviso una mattina dice:
Perché hai cercato / La guerra e / Vai rincorrendo/ La tempesta che abbatte / Perché varcasti / Ingestibili confini? / Per giungere a toccare / Il tuo cuore / E scoprire lo strazio che / adesso lo abita? / Soltanto attraverso la lotta / Ti sei accorto D’esser vivo?
La poesia è piena di punti interrogativi, che servono a chiudere una frase, e in questa silloge Lombardo non è più sicura di niente e quando lo è, sta a significare che aspetta qualcosa dagli altri, certamente l’affetto o l’amore, ma anche l’obbligo di cambiare punto di vista, di trovare una domanda con la "soluzione" che arriverà molto più tardi non più in forma di poesia ma come scrittura consapevole e meditata come ne I due saggi dirompenti (Divergenze edizioni, 2022) di cui di parla nell’intervista già citata.
E inoltre col titolo Ensemble:
E c’alzeremo / dalle quotidiane lenzuola, / Sposteremo le tendine / che offuscano il sole mattutino / E dal balcone sul tetto / Salteremo / Per dimenticare l’attesa / fatta di giorni che non / Sappiamo più vivere. / Per scordare le promesse vane / E il cuore mosso dal / Soffio invisibile / Che non sapemmo custodire.
Nella silloge sono presenti anche poesie lunghissime, che non sarebbe stato possibile riportare su questo scritto, o non ci sarebbe spazio per nessun tipo di riflessione e in altri versi, l’autrice scrive di “disillusione” e di “sradicamento”, che sono la causa della costante scontentezza della Lombardo che sembra non trovare pace in nessun luogo come Petrarca. Eppure le rare volte in cui ci pare serena è quando la tenerezza prende il sopravvento. E per tenerezza non pensiamo solo a scaramucce amorose tra amanti, ma alla dimestichezza dell’autrice di saper rappresentare la Natura, che non è mai solo maligna e indifferente, come in Giacomo Leopardi.
Anzi, con le dovute differenze tra una giovane donna agli esordi e tra i nostri maggiori poeti, se proprio dobbiamo trovare una cosa che li accomuna, risiede in una convinzione enorme, ovvero entrambi sono certi del “Silenzio di Dio”. Per Lucrezia Lombardo è come una sorta di malattia dell’anima, quindi non ne parla come di una conquista, ma piuttosto come un cedimento, una caduta rovinosa.
Il titolo del testo poetico è Cittadina contemporanea:
Non credo più nell’amore / E quindi in Dio. / Non credo più nei tuoi occhi / La sera a tavola, / Davanti alla televisione / Adesso che mi parlano il vuoto. / Non trovo più appigli / Di realtà che sappiano / Illudermi di una gioia / Prossima a toccare anche me / Non credo nelle parole degli altri e / Nei loro gesti sento la distanza / Dell’inverno che arriva. / La mia vita chiede di ripartire / Svoltando a destra, / Sul vicolo stretto / E periferico / Della via Nuova, / Una verticale degradata / Irrigata di traffico, / Con le facciate / Disarticolate / Al pari dei miei pensieri. / Il corpo è il mio nuovo idolo. / Ho ceduto abbracciando / Anch’ io la bandiera / Del Levante. / Il sole una palla / Incandescente e / Identica / Nell’ orizzonte terso / Del mio sguardo
/ L’opaco è / Il colore della mia anima.
Tutto quello che questa silloge esprime poi si troverà compiutamente ne I due saggi dirompenti, ma Lucrezia Lombardo ancora non lo sa.
Solitudine di esistenze
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