L’errore della luce
- Autore: Lucrezia Lombardo
- Categoria: Poesia
- Casa editrice: Ensemble Edizioni
- Anno di pubblicazione: 2022
L’errore della luce (Ensemble, 2022) è l’ultima silloge di Lucrezia Lombardo, che riesce a conciliare la poesia con la saggistica e la narrativa.
Il suo talento è tale che in paesi meno provinciali della nostra bella Italia, da cui l’autrice non ha intenzione di scappare, avrebbe un successo personale assai maggiore. Lei addirittura spera di cambiare le sorti italiane, nel frattempo si dedica alla poesia, stavolta per Ensemble edizioni.
C’è quasi una malinconia "pasoliniana" nel descrivere la bellezza della luce naturale, anche se non ci sono accenni non solo metafisici, men che meno religiosi, le poesie della Lombardo ricordano due bellissimi passaggi da San Giovanni al Corano.
Dio è la Luce del mondo
È San Giovanni 9,5 dove non c’è nessun errore ma la magnificenza del creato. Mentre il Corano 24:35 è più specifico, quasi selettivo.
Luce su Luce, Dio guida verso la luce Chi lui vuole.
Solo che la luce presente nell’autrice si ferma anche su povere cose , su bambinetti inermi, su una nostalgia dell’infanzia quasi straziante.
Nella poesia dal titolo Li interrogava con amore sembra esserci un amore paterno, senziente, ma alla fine della poesia torna un fanciullo, un bambinetto, lo strazio di crescere in un mondo che non dà le stesse opportunità ai piccoli della Terra. In realtà, la Lombardo è una rivoluzionaria in tempo di pace.
Mi ami tu, / uomo dal vasto ingegno, / dell’amore di cui io ti amo? /
Dimmi , m’ami tu / uomo dall’insaziabile desiderio, / dell’amore di cui io ti amo? / Dimmi, m’ami tu, / uomo del progresso, proclamatore della fratellanza, / come io ti amo? /
Domandò tre volte un fanciullo, / seduto all’ombra della grande quercia del parco. /
E lo guardarono tutti, / con sorpresa e spavento, / con sorpresa e sospetto. / Lo guardarono e abbassarono gli occhi a terra.
Quello che sembrava il gioco del perché, improvvisamente diventa nebuloso e poi chiarissimo, sempre per "l’errore della luce".
Il bambino cerca risposte da un uomo che è uno e trino, forse malvagio, ma dove alberga il “cuore di tenebra” degli adulti che lasceranno ai fanciulli che diventeranno uomini adulti, un pianeta ridotto a carta straccia, dove il tornaconto personale, il creare nuovi farmaci per tenere buoni questi uomini fatti che ormai non chiedono più se l’intelligenza o addirittura la genialità ha spazzato via la miseria, se questo uomo del progresso amato dal fanciullo, non è che una maschera dove dietro si nasconde un mostro?
Ma non si capisce bene che vorrà dal fanciullo che ama. L’autrice ci dà la possibilità di credere a qualsiasi risposta che ci frulla nella testa o nel cuore.
La Lombardo dei versi accetta anche la bellezza estetizzante delle parole scritte appena lette, dove il gusto per lo scritto prende il sopravvento. In realtà la poesia, senza nessuna interpretazione, è molto bella e carica di "genio poetico".
Anche l’aderire della Lombardo alla poetica di Pasolini, fatta da chi scrive, è piuttosto dubbia. Oltre che a comporre versi e a scrivere narrativa, la cosa che sembra tenerli insieme è la parte saggistica di lei al giornalismo "militante" di lui sulle pagine de Il Corriere della Sera. Sulla convinzione di una mutazione antropologica degli uomini e delle donne, ma se Pasolini aspirava a un modello rurale paleo-cristiano e reazionario per motivi anche sessuali (se la distanza tra ragazzi e ragazze fosse tornata a essere come quella che vigeva prima del ’68, i ragazzi accettavano anche di fare sesso con gli uomini, per soldi o per oggetti comprati), l’autrice non ha le stesse motivazioni del poeta friulano, dal momento che resta centrale l’ineguaglianza economica tra pochi eletti e la massa informe di milioni di persone, che non si sentono nemmeno "cittadini del mondo".
Queste teorie economiche della Lombardo non inficiano la bellezza di questa silloge, dove il punto più alto, per chi scrive, restano molte parole in versi, dove la vetta estetica, almeno come giudizio estetico personale, risiede nelle poesie più lunghe, mentre certe poesie brevissime come haiku, danno la sensazione che né il cristianesimo, men che meno la religione islamica, ma un personale “taoismo” aleggi nel libro.
Ci si libera dal superfluo con una grande volontà iniziale, come in Allegrie:
Erano, le mie allegrie, / in un vaso di fiori / trapassato dal sole, / nel silenzio marino / di rami non detti / abbandonati sulla riva.
L'errore della luce
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