Sopra di noi il cielo. Bepi Biròn
- Autore: Nicola Malizia
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2014
Un laureato in meno per “ragioni economiche”, ma un pilota militare in più e che pilota! È arrivato in cielo anche nei ruoli dell’Aeronautica Giuseppe Biròn, per tutti “Bepi”. Partendo dalla gavetta, è salito fino al grado di generale di brigata. Oggi avrebbe 104 anni ma si è fermato a 97, nel 2011. Tre anni dopo avrebbe celebrato il centenario, in occasione del quale, nel 2014, la casa Editrice IBN - Istituto Bibliografico Napoleone di Roma gli ha dedicato uno dei suoi libri illustratissimi, a cura di Nicola Malizia: “Sopra di noi il cielo. Bepi Biron. Vita eroica e avventurosa di un grande pilota italiano” (162 pagine 15 euro).
I natali li ha avuti a Legnago, nell’ottobre 1914, ma le radici familiari le mise ben presto a Treviso. Avendo dovuto rinunciare agli studi classici e all’università, perché la famiglia non avrebbe potuto mantenerlo, l’adolescente legnanese si era orientato verso un diploma in ragioneria, neppure questo mai conseguito, per via di un’altra svolta. In attesa di un corso per allievi ufficiali piloti, aveva convinto i suoi a dargli disco verde per rispondere intanto a un bando di arruolamento per motoristi nella regia Aeronautica. Risultato idoneo, raggiunge nei primi del marzo 1933 l’aeroporto di Parma, dove dovrà frequentare la scuola di volo.
Comincia così la sua avventura nell’Arma Azzurra e nei cieli, che lo porterà a meritare sette medaglie al Valor Militare, cinque d’argento e due di bronzo, oltre a una Ritter Kreutz tedesca.
La vita aviatoria è stata riassunta dallo stesso generale Biron. Una volta superata la soglia degli ottant’anni, ha voluto lasciare il ricordo tangibile del suo operato, in una vera autobiografia. Pagine semplici, ma scritte col cuore, dalle quali hanno tratto un compendio due colleghi ufficiali piloti del 51° Caccia, affiancati dalla vedova di Gino Cason, sempre dello Stormo di Istrana, scomparso tragicamente e prematuramente nel 1975.
A Nicola Malizia, autore in cinquant’anni di innumerevoli volumi sulla storia dell’Aviazione italiana, legato strettamente a Bepi Biron e al reparto dei “Gatti Neri”, servito con onore per 24 anni, è andato poi il compiuto di arricchire l’opera con gli episodi storici più incisivi e di corredarla con immagini del suo inesauribile archivio fotografico aeronautico.
Dell’audacia, del valore e dell’entusiasmo dei suoi anni operativi, il Bepi anziano aveva conservato tra gli altri il dono della modestia. Una vita spesa a librarsi su aeroplani prima fragili, poi via via sempre più potenti, per lo più da caccia. L’ultimo volo lo ha visto ai comandi di un intercettore F104 S ed ha preceduto di poco il collocamento in ausiliaria, nel 1970.
Con semplicità, Biron racconta e ha raccontato all’autore episodi di guerra e di pace, nei cieli italiani e all’estero.
Ci fa scoprire i più alti valori della vita e del volare, che già in parte conoscevamo quando era ancora in vita tra noi, dotato di grande spirito critico e di piacevole, sottile ironia, quasi un’intima filosofia, tutta sua. Oggi è ricordato come l’anima ardente dell’intera Aeronautica Militare.
Prima del 51° Stormo Caccia, dove chiuse la lunghissima vita di aviatore, ha operato in altri reparti, altrettanto famosi, partecipando a tre conflitti: quello italo-etiopico, la guerra civile spagnola e la seconda mondiale, trovandosi l’8 settembre 1943 davanti alla scelta più difficile allora per ogni italiano.
Biròn si arruolò nell’Aviazione della Repubblica di Salò, ritenendo che la sua strada dell’onore fosse continuare a combattere contro le formazioni di bombardieri alleati che colpivano le città del Nord. Li chiamava gli anglo-assassini. La sua Treviso era letteralmente irriconoscibile dopo le incursioni dell’Aviazione americana.
Dopo il 25 aprire 1945, con un occhio leso da un attentato partigiano trascorse qualche mese sotto il controllo delle Autorità antifasciste. L’accusa era grave, collaborazionismo con il tedesco invasore, ma in coscienza sapeva di aver agito con onore e seguito la sua linea del dovere, anche se ci volle molto per dimostrarlo. Nell’attesa, Biron era libero, ma fuori ruolo. Dovette adattarsi a lavori insultanti, come custode del mercato ortofrutticolo o inadatti, come rappresentante di commercio, prima del sospirato richiamo nell’Arma Aerea, alla vigilia degli anni ’50. A causa delle lesione oculare, lo assegnano ai ruoli tecnici, ma dopo il via libera dei superiori eccolo reintegrato finalmente nell’adorata Linea di Volo.
Colonna della nuova aviazione di un Paese schierato nella Nato, il comandante Bepi ha dato un contributo concreto allo sviluppo di un’Aviazione moderna, volando in carriera su ben trentatré modelli diversi di velivoli, dai poco più che trabiccoli di tela allo Starfighter, l’F104 Lokheed, il “missile pilotato”, lo “Spillone”, ma anche la “Bara volante”, per la sua pericolosità.
Sopra di noi il cielo. Bepi Biron nel centenario della sua nascita. vita eroica e avventurosa di un grande pilota italiano
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