Survivor
- Autore: Chuck Palahniuk
- Casa editrice: Mondadori
Tender Branson, ultimo membro sopravvissuto di una setta, narra la storia della sua vita alla scatola nera di un aereo che sta precipitando al largo dell’Australia. In un crescendo delirante Tender racconta di quando viveva nella comunità della setta ignaro dell’esistenza di un mondo evoluto...
Attenzione, perché ogni pagina di questo romanzo ti lega, ti imprigiona, svelandoti quel che ti sta negando e che ti stai negando.
Iniziare a raccontare è l’ultima cosa che ha fatto Branson nella vita, prima di morire in un incidente aereo sul volo che ha appena dirottato e su cui é rimasto solo. L’inizio di "Survivor" di Chuck Palahniuk è la fine di Branson, l’unico a sopravvivere di una chiesa-setta di suicidi, l’unico che non si è tolto la vita (per ora) e l’unico che è divenuto il messia che vuole il terzo millennio, che pretendono masse urlanti: drogato, pieno di steroidi, abbronzato, figaccione, rasato alla perfezione. Branson è l’unico possibile, l’unico che ha sconfitto due volte la morte, posticipando il suo suicidio e divenendo Messia, prototipo perfetto di chi non può morire più, perché l’icona, l’immagine, il santino possono cadere in disgrazia, ma non morire.
Questo libro é una stanza vuota, dove si parla di morte, di vita e del sottile confine, la zona grigia di non-vita e non-morte, ad alta densità di popolazione. Una stanza vuota, con la luce spenta e voci in velocissima successione. Personaggi che si muovono turbinosi attorno al protagonista (il cantore dell’epica del benessere, il suo agente, che da anni preparava la sua ascesa, una donna che sogna il futuro e sa esattamente quel che accadrà) e Branson, che non sa nulla, castrato-condizionato-urticato dall’ideologia pervasiva della chiesa della sua infanzia, che l’ha allevato per lavorare, dannarsi e poi togliersi la vita. Cosi dannatamente simile, nelle parole e negli scopi, a quel che di fetido si respira ogni giorno, a catene che legano.
Attenzione, perché ogni pagina di questo romanzo ti lega senza possibilità di redenzione. La redenzione é solo l’oppio, la promessa per domani, la negazione della libertà oggi, atto primo. Con sfondo una stanza vuota. il libro inizia con Branson che parla al telefono con dei potenziali suicidi per spingerli al grande passo, che invece lui ritarda, posticipa. Questo romanzo é una festa con tanti invitati, forse troppi da esser contenuti in una stanza vuota, un vestito di una misura più piccolo, per di più lacero, sporcato, ripulito e sporcato ancora. Palahniuk sottopelle inietta, o sarebbe meglio dire infetta, l’idea che il problema non é la morte, né l’ignoto futuro o la paura che ispira, né il sesso, né la libertà o la sua negazione. Il problema è solo il grande assente, il posto libero alla tavola dai tanti invitati che Palahniuk ha appena imbandito, il nome che non c’è sulla lista all’ingresso.
Il finale è inevitabilmente confuso con l’inizio, la morte senza senso almeno quanto la vita, il centro sotto i riflettori e la periferia apocalittica inutili allo stesso modo. Tutto è superfluo: il passato che condiziona e il futuro che spaventa non sono che comprimari, l’unica immagine che conta in tutto il romanzo, affollato all’inverosimile, come una metropolitana gonfia di sapori, odori, chiacchiere, volti, ghigni, musi, sia un ballo tra due fratelli, su una nave che affonda, sia il ballo tra due innamorati, in un centro commerciale che brucia. Palahniuk inietta sottopelle l’idea che sta nel finale del film Fight Club. Due persone che si abbracciano, mentre crolla il mondo come l’abbiamo sempre conosciuto. Due persone che ballano, mentre la nave affonda. Due persone che sanno il futuro, sanno che moriranno e che non saranno mai sorpresi da nulla e, felici nonostante tutto, ballano.
Attenzione queste pagine ti legano, non ti liberano da nulla, ti stringono così forte, che non si può ignorarle. ‘Mi si nota di più, se vengo, o se resto a casa’, sembra chiedersi il grande assente-presente di "Survivor", ma in ogni caso é di lui che si parla, in questo e negli altri romanzi. È per lui che si balla. Stringi ancora di più, iniettalo, in ogni caso, ancora, parlaci d’amore, Palahniuk.
Survivor [Lingua inglese]
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