Una terra ai piedi dei monti
- Autore: Erica Bonansea
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2019
Vita contadina nel Piemonte di metà Settecento e disciplina militare in un reparto di fanteria di linea, che arruola nelle valli Valdesi, del Chisone, Pellice, Avventure, anche guerra e tanto amore, non platonico, ma in nessun caso indecente. Passione morale, civile, familiare. Azione e sentimenti, secondo la cifra dell’autrice, Erica Bonansea, insegnante di tedesco nel classico di Pinerolo e narratrice di gran lena dopo una carriera intensa di inesausta di lettrice.
Sèguito delle vicende degli Aubert, Una terra ai piedi dei monti (LAReditore, 2019) è la continuazione testuale del primo romanzo (La casa oltre le mura, LAReditore, 2016), eppure “sono diversi come due monete diseguali ma coniate nello stesso periodo e si possono leggere indipendentemente l’uno dall’altro”. Lo fanno notare in una brevissima prefazione il vicepresidente dell’Associazione storico culturale “La Reyne Cacherano di Bricherasio” Mauro Zunino e lo studioso Paolo Macchi Cacherano.
Giovanissimi protagonisti sono il diciottenne Sebastian Aubert e la cugina alla lontana Clotilde, poco più che adolescente. Resta la cascina sulle colline di Pinerolo, Vigna dla Pra, con le sue dinamiche tra i familiari e i vicini, ma gli orizzonti spaziali si allargano ben oltre il Piemonte, seguendo i reparti del Regno di Sardegna, alleato di Maria Teresa d’Asburgo nella guerra di successione austriaca tra gli Stati europei. Sono prima impegnati nella pianura padana e poi di rientro in Val Varaita, a frenare le ambizioni francesi.
Va detto che Erica Bonansea vive col marito, i figli e i gatti nella Villa Massaglia, a Pinerolo, che ha ispirato la sua passione per la storia locale ed ha suggerito l’ambientazione della cascina del romanzo. Nel prologo, ricorda opportunamente che gli Aubert provengono dalla Francia e sono proprietari da oltre un secolo della cascina a ridosso delle mura della città, distrutte dai francesi nel 1696. Capofamiglia di fatto e di polso è Maddalena, vedova Ferrua, erede è Clotilde, orfana del fratello. In casa vivono anche lo zio Ruggero, la moglie Lucilla e l’orfano Sebastian, figlio di un procugino Aubert e adottato dalla leader. I due ragazzi si amano e vorrebbero sposarsi, ma la zia ha procurato al giovane l’arruolamento da ufficiale nell’esercito sabaudo, intanto alfiere, per sostenere le risorse della famiglia ed elevarla socialmente.
Clotilde è bella, intelligente, determinata e sorprendentemente moderna. Un esempio? Nell’osservare nella casa dei vicini una coppia di fidanzati combinati, nota che lui sembra più imbarazzato che attratto dall’esuberante (lo sappiamo bene) Maria Cristina. E si domanda come si possa dividere la vita con qualcuno scelto dalla famiglia e non dalla reciproca attrazione.
“Come fanno le altre fanciulle senza un Sebastian, senza un uomo di cui si conoscono il corpo, i sentimenti, quasi i pensieri?”
L’appena diciottenne alfiere, di stanza nella fortezza di Fenestrelle, raccoglie fiori che spedisce nelle lettere all’amata. È impegnato in un servizio incessante, perchè il grado più basso tra gli ufficiali è oberato d’incarichi. Se la cava bene nelle esercitazioni con pistola e fucile, potrebbe far meglio nelle lezioni di scherma col tenente Romain. Il comandante, capitano Marino, gli assegna una strana missione di spionaggio poco oltre il confine con la Francia, che lo impegna a fondo e lo espone a qualche rischio. Può mettere a frutto la sua conoscenza della lingua tedesca: la mamma era austriaca, persa da bambino, oltre al papà.
Clotilde è orfana solo di padre. La madre è andata a vivere a Oneglia, dove ha interrotto la vedovanza sposando un ligure.
Vita in famiglia intorno alla Vigna dla Pra, amicizie, spasimi per l’innamorato lontano e anche begli abiti e ricevimenti. Non mancano grattacapi di vario genere, soprattutto un parto difficile, coinvolgente, che farà fare tutto il tifo possibile per la delicata Elena e offre un esempio dell’assistenza alle partorienti nelle comunità di quelle valli piemontesi, in quell’epoca e con le modeste conoscenze mediche del tempo, di natura pratica più che sanitaria.
Marce, cannonate, assedi nella pianura emiliana per il Reggimento de la Reyne, arruolato nel 1734 dal conte Giovanni Battista Cacherano di Bricherasio, col permesso del re Carlo Emanuele III di Savoia e dedicato alla moglie del sovrano. Sebastian si fa onore.
Nel complesso, una narrazione che non dà tregua, in positivo, a voler adottare una espressione militare, che non stona affatto visto il tema di metà romanzo. Si tratta delle classiche pagine che una volta cominciate non si lasciano più. E non è detto per piaggeria: chi leggerà potrà confermare.
Se cercate una storia degna di uno sceneggiato di Anton Giulio Majano, se vi piacciono le fiction storiche di classe e d’azione, Erica Bonansea fa al caso vostro.
Una terra ai piedi dei monti
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