Va’ dove ti porta il cuore
- Autore: Susanna Tamaro
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Bompiani
- Casa editrice: Baldini+Castoldi
Va’ dove ti porta il cuore, romanzo epistolare di Susanna Tamaro edito per la prima volta nel 1994 da Baldini & Castoldi e riedito nel 2019 in edizione speciale per Bompiani, è un caso letterario da 16 milioni di copie nel mondo. Una tale diffusione e popolarità può essere spiegata soltanto se si tiene conto della fame di verità di cui soffre la nostra civiltà iper-razionale, del divario tra mente e cuore tipico dell’occidente "civilizzato", dove per civiltà, che metto tra virgolette, intendo il distacco dalla natura, spesso violata, la preponderanza dello scientismo dogmatico in campo intellettuale, appiattimento generale di idee secondo standard diffusi dai media ed il cinismo in campo emozionale. Ma si tratta di un cinismo tutto moderno e postmoderno, non imparentato con la corrente filosofica dei nostri predecessori greci del IV secolo a.C., per i quali anzi il contatto con la natura e la libertà di pensiero, il rigore morale costituivano il tratto saliente di personalità di spicco, come Diogene di Sinope (città dell’odierna Turchia), il famoso filosofo con la lanterna in mano che affermava: "Cerco l’uomo". Anche Susanna Tamaro cerca un’umanità più compiuta, che nel suo bel romanzo viene rappresentata da un gesuita, padre Thomas. Che sia la figura di un religioso a tracciare le linee guida della coscienza sta a simbolizzare la carenza del sacro nei nostri giorni.
Non è inutile questo preambolo, in quanto mette in luce alcuni aspetti del testo, in apparenza quasi esclusivamente sentimentale. Dal libro Cristina Comencini ha tratto un film intenso, interpretato da Virna Lisi e Margherita Buy.
La trama è nota: Olga, una nonna con poco tempo da vivere e con la sincerità assoluta delle parole ultime, prive di rispetto umano, posizioni di comodo, vergogna o giudizi perbenisti, scrive alla nipote il suo testamento spirituale, una confessione contenente segreti di famiglia. Nelle epistole la signora rivive il suo amore extraconiugale, da cui nacque Ilaria, la vita breve altamente drammatica e infelice di quest’ultima, che mette al mondo una figlia da ragazza madre, con padre sconosciuto.
Vediamo sfilare tre generazioni a confronto, divenuto spesso scontro doloroso per la carenza di comunicazione, parole murate, gesti d’affetto mancati, estraneità. Sono le passioni a essere prima messe al bando, poi occultate. Vengono a galla dopo decenni, dopo un’educazione ricevuta in base a criteri autoritari, un matrimonio di convenienza privo di intimità sessuale appagante e infine dopo un ictus che porrà davvero fine alla menzogna delle maschere. Olga toglie ogni velo, può dare nuovamente diritto di cittadinanza al mondo emozionale, scoperto tardivamente e con fatica:
"In quella notte mi ero accorta di una cosa, e cioè che tra la nostra anima e il corpo ci sono tante piccole finestre, da lì, se sono aperte, passano le emozioni, se sono socchiuse filtrano appena, solo l’amore le può spalancare tutte assieme e di colpo, come una raffica di vento."
La subitaneità, l’irruenza e l’incisività di Eros è evidente.
Il libro compie una pulizia della memoria, ricostruisce le storie degli ascendenti secondo quella che oggi viene chiamata ricerca psicologica delle "costellazioni familiari", per risolvere quesiti e sciogliere nodi degli antenati che si ripresentano nella vita delle generazioni successive. Noi siamo i nostri avi, ben l’aveva inteso Rainer Maria Rilke nelle Elegie duinesi.
La nipote di Olga non possiede un centro poiché non ha conosciuto il padre. Il padre è l’archetipo del Logos, baricentro dello spirito, dunque il romanzo è anche ricerca di senso e direzione. Olga lo sa:
"Davanti al tuo smarrimento per il fatto di non avere un centro io provavo uno smarrimento simile al tuo, forse anche più grande. So che il tuo riferimento al centro - o meglio, alla mancanza di esso - è strettamente legato al fatto che tu non hai mai saputo chi fosse tuo padre. [...] Un’estate Ilaria aveva fatto una lunga vacanza in Turchia, da quella vacanza era tornata in stato interessante."
Il bisogno di un padre è bisogno di un maestro. La società odierna è una società senza padri: vengono a mancare le radici, si ignora il passato. Non esiste centratura. Si nega un centro dell’essere con il relativismo spinto a oltranza, per stare in balìa di forze cieche difficili da gestire, si chiamino esse terrorismo, bullismo, razzismo, femminicidio, oppure coronavirus mai isolato veramente, mutageno e inafferrabile.
Olga trova un maestro in padre Thomas e passa il testimone scrivendo. Rispolvera l’immagine splendida dell’albero che è "albero della vita" nella tradizione dei Salmi e pure cabalistica. Si legge nel Salmo 1,3 a proposito del saggio:
"Egli sarà come un albero piantato vicino a ruscelli, il quale dà il suo frutto nella sua stagione,e il cui fogliame non appassisce; e tutto quello che fa, prospererà."
Così è pure per Olga:
"Ogni volta che ti sentirai smarrita, confusa, pensa agli alberi, ricorda il loro modo di crescere. [...] Radici e chioma devono crescere in egual misura, devi stare nelle cose e starci sopra, solo così potrai offrire ombra e riparo, solo così alla stagione giusta potrai coprirti di fiori e di frutti."
Le emozioni sono radici e nascondono sapienza che il pensiero decifra; lo sappiamo, in teoria. Difficile poi, ma essenziale, imparare a seguire il suggerimento della scrittrice:
"Stai ferma, in silenzio, e ascolta il tuo cuore. Quando poi ti parla, alzati e va’ dove lui ti porta."
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