Vasco, il male. Il trionfo della logica dell’identico
- Autore: Paolo Talanca
- Genere: Musica
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Mimesis
- Anno di pubblicazione: 2012
L’approccio alla canzone del duo Alfieri-Talanca non mi è nuovo: più teoria che prassi, più speculazione che divulgazione (dei due saggisti ho avuto modo di incrociare la strada ai tempi di “Musica & Parole”, periodico sui cantautori che ho diretto per Bastogi).
Prima ancora di addentrarmi nel milieu del loro Vasco, il male sapevo dunque ciò che mi aspettava: centoventisette pagine, di taglio più filosofico che musicale. Intuizione alimentata dal sottotitolo “Il trionfo della logica dell’identico”, e dal fatto che il volumetto abbia trovato ospitalità nella collana “Il caffè dei filosofi” dell’editrice Mimesis.
Per abbandonare il terreno delle premonizioni e venire al nocciolo del contenuto: nulla da eccepire sugli assunti-base, che sintetizzo alquanto:
- Vasco Rossi è espressione del nulla ideologico anni Ottanta e il suo “floruit” va approcciato/studiato in termini socio-antropologici (Alfieri);
- per il grado di “riconoscibilità” del suo specifico tematico, l’icona-Vasco - ancorchè antinomica al trend lacrimevole-sentimentale - è da ricondurre al pop, piuttosto che al rock.
- sin dal crepuscolo degli anni Novanta, la sua discografia altro non sarebbe che la riproposizione pedissequa dei suoi topoi (Talanca).
Per chi non disdegnasse la filosofia applicata alla mitologia popolare il libro è da ottimi voti: tesi e argomentazioni condotte con cognizione di causa, e 12 euro spese benissimo (finalmente un saggio musicale con qualcosa di provocatorio e di intelligente da dire, anche aldilà degli ambiti specifici).
Le perplessità mi derivano piuttosto dall’assioma Vasco-Male (da cui il titolo) che mi sembra un eccesso di attribuzione, addebitare al rocker ricadute di massa superiori al suo status. In altre parole: un po’ come ricondurre all’aura mediocritas dei Pooh la pochezza intellettuale delle casalinghe italiane.
Ancora due annotazioni incidentali: la copertina è fatta ad hoc per catturare l’attenzione, con quel microfono simbolicamente lasciato solo, in balia del nulla rossastro dei fumogeni. Sono nemico acerrimo degli Ottanta, e sostenitore convinto del vuoto a perdere contenutistico delle canzoni di Vasco. Ma a differenza di altri epigoni del Niente che è avanzato e che avanza (spesso cantando) umanamente mi è simpatico, lo trovo di una alterità non costruita, disarmante nei suoi limiti, compresi quelli musical-letterari. Del resto si sa che il diavolo non è poi così brutto come lo si dipinge.
Vasco, il male: Il trionfo della logica dell’identico
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Una recensione giusta e notevole come poche se ne vedono. Ma non sono d’accordo sull’innocuità del cantante: infatti penso che i Pooh siano responasibili della pochezza intellettuale delle casalinghe italiane.