Il canone dei cantautori italiani
- Autore: Paolo Talanca
- Genere: Musica
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2017
Nel linguaggio idiotizzato (e idiotizzante) degli ultra-media si parla ancora di cantautori ma se ne parla “a salve”. In accezione cioè deprivata di senso autentico: il termine è diventato un mantra, utile per chiunque si affacci a un microfono con intenti musicali (?). Non fosse tardi per tentare una disamina sulla liceità dell’impiego (s)qualificativo della parola (il luogo-comune come modus pensandi ci avvince come l’edera di nillapizziana memoria) la domanda da porsi sarebbe: chi può dirsi -oggi cantautore? Da oltranzista della materia vi spaccio una risposta ricorrendo alla “teologia negativa”: certo non gli illetterati da classifica spacciati da televisioni e uffici stampa. Certo non quelli ombelicali (vi canto quanto fa schifo il mondo, ma prima ancora quanto fa schifo la mia vita), e certo non i jovanotti, i rapper litanianti, i cloni afasici dei talent, gli apodittici interpreti del pop.
In altre parole: cantautore è un termine sterilmente inflazionato, occorrerebbe semmai rimodularne le coordinate di riferimento. Resto del parere che la “corrente paraletteraria cantautorale” sia ormai bella che andata, storicizzabile alla stregua del dolce stilnovo e del romanticismo, ma accolgo lo stesso come salutare il saggio che il critico musicale Paolo Talanca ha da poco pubblicato per Carabba Editore. Si intitola “Il canone dei cantautori italiani. La letteratura della canzone d’autore e le scuole delle età” ed è un libro da leggere con molta attenzione:
- perché si tratta di un serio tentativo di sistematizzare il genere;
- per il distinguo espresso a chiare lettere: la canzone d’autore non è poesia, va assunta come genere a sé stante;
- perché individua nella letterarietà uno dei suoi tratti distintivi.
Non sono un accademico, il mio approccio alla canzone non contempla l’amplomb e rivendica il diritto di ribadire che esistono un alto e un basso qualitativi e il discrimine è spesso dettato dalla poeticità contenuta nel testo. In merito al “letterario” come elemento partecipativo della canzone d’autore italiana, mi corre l’obbligo di specificare quanto evidenziato con maggiore equidistanza da Paolo Talanca in premessa al suo lavoro (p. 7):
“letterario è tutto il paradigma che si riferisce al mondo delle lettere (…) in questa sede, non si intende assegnare all’oggetto di studio una qualsivoglia dignità artistica e culturale superiore, solo perché ‘letterario’: l’aggettivo sarà qui inteso come termine neutro, utile nella sua valenza etimologica, applicato a un’espressione artistica come la canzone, che annovera la parola tra i segni che concorrono a costituirne il codice”.
Ciò detto: la corposa pars speculativa si protrae per 145 pagine, il resto di “Il canone dei cantautori italiani” (quasi 300 pagine complessive) gravita sul tema, spendendosi nella categorizzazione del genere “canzone d’autore”, attraverso le espressioni artistiche (i cantautori, nomen omen) che ne hanno tracciato la storia nelle diverse età (stando alla suddivisione dell’autore: età grammaticale - periodo novo, periodo aureo, periodo maturo – età applicativa, età dei cantautori novissivi). Attraverso la lettura semantica dei brani significativi di ogni cantautore, Paolo Talanca ne individua tratti e contenuti (acute, fra le tante, le pagine dedicate a Guccini e De Gregori, e quelle, in età “applicativa”, a Vasco Brondi), redigendo la corposa partitura di un saggio colto e approfondito, con le carte in regola per durare nel tempo, e (im)porsi come basilare all’interno della pubblicistica dedicata all’argomento.
Il canone dei cantautori italiani. La letteratura della canzone d'autore e le scuole delle età
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