Villa triste
- Autore: Patrick Modiano
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Bompiani
- Anno di pubblicazione: 2014
Un’estate di passione e di bugie in una rinomata stazione termale sul lago dell’Alta Savoia, vissuta dal nostro protagonista nel lusso degli hotels, tra casinò e campi da tennis, tra i portici illuminati dalle vetrine dei negozi alle strade che portavano alla Avenue d’Albigny, il quartiere delle ville, e il Gran Caffè dove piacevolmente si attendeva l’alba di un nuovo giorno.
Villa triste è il romanzo con il quale nel 1975 Patrick Modiano vinse il Gran Premio dell’Accademia di Francia. Aveva appena ventotto anni ed era uno scrittore conosciuto e famoso. La storia si apre con il racconto di Victor, l’io narrante, che rivisita i luoghi di una lunga e calda estate, quella dei primi anni sessanta, quando all’età di 18 anni, con indosso un monocolo, si faceva chiamare con il falso nome di Victor Chmara.
Ritornato in quei luoghi dopo più di un decennio, ha l’impressione di attraversare una città morta, con il viale illuminato dai pochi negozi rimasti aperti ed edifici che non esistono più perché rasi al suolo. Lui è stato uno degli ultimi testimoni di un certo mondo.
Appena diciottenne era fuggito da Parigi perché ai suoi occhi sembrava essere diventata una città pericolosa, convinto che in Svizzera potesse cavarsela. Con la guerra in Algeria, l’atmosfera poliziesca e le retate a Parigi, in tanti cercavano di oltrepassare il confine per sentirsi al sicuro. Victor si presentava a tutti come un conte di nazionalità russa. In realtà sentiva sulla sua pelle di essere un apolide, dall’aria triste e desolata, un uomo taciturno e un gran osservatore.
Una mattina, durante il suo solitario soggiorno nella hall dell’Hermitage, incontra Yvonne, bellissima e seducente di qualche anno più grande di lui, accompagnata da un uomo molto elegante e appariscente, il dottor René Meinthe. Francese ma non di Parigi, capelli ramati, occhi verdi, scarpe con tacchi a spillo girava in compagnia di un alano immenso, bianco e nero, che si distendeva ai suoi piedi con occhi malinconici, afflitto da una tristezza e una noia congenita. Yvonne era all’inizio della sua carriera di attrice e Victor diverrà il suo amante premuroso, attento, delicato e appassionato.
“ Passavamo il tempo oziando. Ci alzavamo abbastanza presto. Al mattino c’era spesso un po’ di foschia, o meglio un vapore bluastro che ci liberava dalle leggi di gravità. Eravamo leggeri, così leggeri…”
Trascorreranno il tempo senza fare niente. Passeggiate, cinema, cene e feste abitando dapprima nelle suite degli hotel e successivamente in Villa triste, una villa piena di comodità nella quale varcata la soglia si era invasi da una malinconia liquida. A distanza di anni il ricordo prevarrà nel cuore del nostro protagonista. Saprà guardare il suo passato, raffigurando personaggi che non ha mai dimenticato, Yvonne e Meinthe, e delineando nel suo narrare i temi cari a Modiano: giovinezza, disillusione, tempo, e memoria.
In particolare la memoria, quella della guerra, dei suoi orrori mai dimenticati dallo scrittore e presente in quasi tutte le sue opere a ricordo delle sue sofferenze e del suo dolore.
“ Il tempo ha avvolto tutte quelle cose in una nebbia di colori mutevoli: a volte un verde pallido, a volte un blu leggermente rosa. Una nebbia? No, un velo indistruttibile che soffoca tutto il suono e attraverso il quale posso vedere Yvonne e Meinthe ma non sentirli. Ho paura che le loro sagome possano sfumare e svanire alla fine. “
Una bellissima lettura capace di suscitare negli occhi del lettore un piano sequenza cinematografico, immagini in bianco e nero di un vecchio film francese con i volti indimenticabili di un giovane Gerard Philipe, Greta Garbo e Jean Gabin.
Villa Triste
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