Voce interrotta
- Autore: Mauro Germani
- Categoria: Poesia
- Anno di pubblicazione: 2016
Mauro Germani, nato a Milano nel 1954, ha fondato e diretto per un decennio la rivista Margo, e ha pubblicato diversi saggi di letteratura, insieme a numerosi volumi di narrativa e poesia.
Con questo libro di versi, “Voce interrotta”, si situa nella corrente della produzione elegiaca, intimistica, assolutamente sentimentale, dedicata alle intermittenze del cuore e della memoria, al recupero del passato, alla nostalgia impalpabile per tutto ciò che si è perduto.
La sua è infatti una scrittura segnata da una perdita, da una ferita che si teme non rimarginabile: da trattare, quindi, con estrema delicatezza, con attenzione protettiva.
Lo scenario che fa da sfondo a queste poesie è quello, urbano e indifferente, di una Milano impenetrabile, da percorrere a piedi o con i mezzi pubblici, cercando di ritrovare se stessi o un’eco solidale in qualche presenza umana:
«Mi sono dimenticato / sul tram / e adesso non so / dove andrò»; «case / senza nessuno», «la fine dentro l’asfalto», «quella voce che giurava la notte / e decideva nei palazzi / vuoti».
L’autore patisce un’assoluta e incomunicabile solitudine, rassegnato alla non speranza più che alla disperazione («Sarò alla vita / come un nome sbagliato»), metaforizzata in immagini negative di fulmini, buio, crolli improvvisi, incendi, frane. E lentamente si fa strada nel lettore l’intuizione che questo dolore rappreso sia dovuto a una mancanza incolmabile, a un lutto familiare mai del tutto esplicitato:
«adesso che sei nostro / e ci ami, / ci ami ancora / come un bambino», «attese / di nebbia e di nulla», «Di chi questo volto / assalito dall’ombra, / questo sguardo / d’abisso / fuggito dal mondo?», «Da troppo tempo siamo vivi / e lontani, da troppo / nomi perduti / in bocca alla notte».
Una notte che ingoia presenze amate e non più recuperabili, rimpianti, dialoghi supposti che si riducono a monologhi amari, nel rincorrere «passi / quasi a mezz’aria, / senza più carne».
Alle prime tre sezioni di “Voce interrotta”, raccolte sotto il titolo allusivo Dissolvenze, segue un Poemetto delle verità presunte o degli osservatori osservati, in cui Mauro Germani sembra cedere all’incubo dello sdoppiamento, del giudizio implacabile di un tribunale, in un crudele gioco degli specchi che lo vede artefice e vittima allo stesso tempo, accusatore e accusato, in un’atmosfera kafkiana di misteriosa persecuzione:
«io spio loro / che spiano me», «mi maledicono / sempre, mi / tengono appeso / nel vuoto, / mi promettono una vita / di nomi innocenti / di assassini sicuri», «mi nascondo sempre / eppure mi guardano».
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