Il falò delle vanità
- Autore: Tom Wolfe
- Genere: Classici
- Categoria: Narrativa Straniera
Che dire di Tom Wolfe? Tante cose: è stato un grande giornalista, un funambolo della parola, ha inventato neologismi come radical chic, titolo di un suo libro, soprattutto è stato un grande osservatore della società americana nel suo svolgersi tra Novecento e anni Duemila. Ma il suo nome è legato al romanzo simbolo del rampatismo degli Eighties: "Il falò delle vanità".
"Il falò delle vanità" racconta la storia di Sherman Mc Coy, broker finanziario, con un patrimonio di svariati milioni di dollari, una famiglia da pubblicità, un’amante "da urlo", insomma una vita invidiabile. Come capita nella vita di ciascuno, qualcosa inceppa il meccanismo. Sherman, che per sbaglio si trova nel Bronx con Maria, la sua amante, investe un giovane di colore, una volta tanto non un teppista, ma un ragazzo modello e lo uccide. Una morte accidentale, ma basta a Sherman per veder cambiato il proprio mondo.
Un giornalista alcolizzato, Peter Fallow, monta il caso, incoraggiato dalla madre dell’ucciso e da un predicatore di colore del Bronx in cerca di voti elettorali, un giudice ambizioso vuole catturare a tutti i costi un colpevole eccellente per dimostrare la validità dell’ideologia liberal: Mc Coy non ha scampo. Viene accusato e imprigionato e non sarà facile per lui difendersi anche perchè perde la sua credibilità, importantissima nel mondo della finanza e si ritrova senza denaro. Facile indovinare come andrà a finire la vicenda di un tipico yuppie anni Ottanta in un mondo che non conosce la parola pietà.
Tom Wolfe analizza e osserva gli ambienti, nel romanzo si passa dalla descrizione dell’attico di Mc Coy ai bassifondi del Bronx, dalla sostanziale divisione in caste di un Paese, che è ben lontano dal concetto di democrazia e quando ambienti diversi si incontrano il risultato è negativo.
Anche la vita umana non sembra avere grande valore, sia che si tratti di un povero che di un ricco. Magistrale la descrizione della morte di Arthur, il marito di Maria, in un ristorante alla moda. Il poveretto ha un infarto, ma i camerieri pensano a gestire lo scandalo mentre i ricchi convitati continuano la loro cena. E non a caso il capitolo s’intitola "Morte stile New York".
Uomini e donne non sono stimati dall’autore, forse l’unica nota tenera è l’immagine dolce e delicata della figlia seienne di Sherman, un vero angelo.
Il linguaggio dell’autore è polifonico, varia da un registro linguistico elevato a uno bassissimo e soprattutto utilizza gerghi ed onomatopee infilando nel romanzo i modi di esprimersi dei cartoons. Sicuramente l’autore è un maestro della parola, uno che ha inventato un genere, il New Journalism, partendo dal suo stesso passato di cronista.
Lettura consigliata a chi è attento ai cambiamenti sociali e ama capire la storia sociale recente.
Il falò delle vanità
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