L’isola dell’angelo caduto di Carlo Lucarelli

Uno strano omicidio,

“Questo è un libro da cui non ci si stacca se non dopo aver voltato l’ultima pagina”.
(dalla quarta di copertina)

Gennaio 1925: Benito Mussolini si assume la colpa per il delitto Matteotti.
Contemporaneamente, su di un’isola sperduta, viene ammazzato un fascista.
Indagare su questa morte, soprattutto in questo periodo, è una faccenda a dir poco delicata. Chi, meglio di un giovane commissario, può incaricarsi di questo compito ingrato e delicato al tempo stesso?
Un ragazzo né fascista né antifascista, una mente sgombra, o forse inerme, che valuta tutte le opzioni, prima di esprimersi. Un ulteriore problema riguarda sua moglie, che non sopporta di stare su quell’isola misteriosa e ingrata e non vede l’ora di andarsene. Motivo in più per risolvere il caso, prendendo così due piccioni con una fava.
Purtroppo la cosa si rivela più complicata del previsto, a ogni passo si aggiunge un tassello che comporrà un mosaico affascinante ma anche estremamente pericoloso…
Chiudere tutto e scappare da quell’isola maledetta? Certo, sarebbe l’ideale. E se fosse troppo tardi?

Carlo Lucarelli è abilissimo a tessere trame fitte di mistero, trame all’apparenza semplici che si diramano in talmente tante direzioni da risultare intricatissime.
Eppure riusciremo a seguire le sue parole e a giungere all’agognato nodo gordiano scoprendo che, alla fine, bastava guardare da una prospettiva differente.
“L’isola dell’angelo caduto” (Einaudi Stile Libero, 2009, pp. 219, euro 8,26, copertina a cura di Lorenzo Mattotti) è un libro da leggere in un fiato, una storia vecchia e attuale al tempo stesso per un autore che riesce sempre a coinvolgere.