Attraversando il Bardo. Sguardi sull’aldilà
- Autore: Franco Battiato
- Genere: Religioni
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Bompiani
- Anno di pubblicazione: 2014
Prima vi spiego in parole povere in cosa consiste ’sto benedetto Bardo, per come l’ho capita io, cioè un profano assoluto in materia. Secondo la dottrina buddista Bardo altro non sarebbe che lo stato della mente dopo la morte. Una sorta di zona franca, di stadio intermedio in cui “finisce” la coscienza separata dal corpo, un trait-d’union tra la vita passata e quella prossima ventura, insomma.
Nel Bardo la mente viene ad arricchirsi di un “corpo mentale”, un po’ come quello del sogno, compresa la capacità di spostarsi in qualsiasi luogo, in qualsiasi momento, più o meno che in un lampo, se rendo l’idea. Va ricordato in ultimo che la durata di permanenza massima in questo “stadio” ammonterebbe a giorni 49, ma a seconda del grado di condotta intrapreso in vite passate (soprattutto nell’ultima in ordine di tempo) la coscienza è liberissima di reincarnarsi in ogni momento in una nuova vita. C’è chi ci crede, signori e signori, e non soltanto dalle parti del Tibet: Franco Battiato è tra questi, al punto che sul tema ci ha cavato fuori persino un docu-film, con tanto di librettino di 72 pagine allegato in cofanetto (“Attraversando il Bardo. Sguardi sull’aldilà”, Bompiani, 2014).
Un modo trasversale (nel senso della duplice espressione narrativa) per ribadire l’ontologia intrinseca al suo corpus discografico:
“Tutti, più o meno, siamo prigionieri delle nostre abitudini, paure, illusioni. Le sofferenze dovrebbero indurci ad abbandonare l’ego, che chiude la strada del ritorno alla nostra natura divina”.
Il novero degli intervistati per questo documentario di portata in fondo tanatologica (di cui il libro costituisce l’estrapolazione sintetica) la fa semplice ma per i non adusi a pratiche trascendi l’impresa è ardua, di quelle che a volte non basta una vita intera (ho capito, è per questo che ci reincarniamo!).
A sostegno di quanti fossero tentati della sfida dell’illuminazione ma si danno per vinti in partenza tralascio le numerose testimonianze dei Lama tibetani (in fondo trattasi pur sempre di “addetti ai lavori”) riportando l’esperienza di tale Fabio Marchesi - ricercatore indipendente - sintetizzata alle pagine 28 e 29 del libro:
“Io, un tempo, credevo solo a ciò che era osservabile, ripetibile, dimostrabile, e avevo una grande fiducia in questo metodo di accettazione o rifiuto di conoscenza. Sennonchè a un certo punto mi sono accorto che con la razionalità si può anche accumulare una grande conoscenza ma non si può riuscire a essere felici (…) La consapevolezza dell’anima può arrivare attraverso o un’esperienza diretta o un’esperienza di trascendenza, o attraverso un’esperienza che porta ad aprire la propria capacità intuitiva, cioè partendo dal presupposto che ogni essere umano, nessuno escluso, è dotato per natura di una capacità intuitiva che potenzialmente gli può consentire l’accesso a qualunque conoscenza”.
Mi permetto di tradurre in maniera ulteriormente terra-terra: il trucco, in fondo, starebbe nell’inquietudine. Nel non accontentarsi, nel rifuggire le attestazioni esistenziali comode e/o scontate, dunque, in fondo, nella solita e stra-benedetta ricerca di senso autentico (oggi come oggi meglio se "altro" rispetto ai canoni imposti).
Se siete tra i neofiti della filosofia buddista, ma anche - più semplicemente - “curiosi” dell’argomento, questa ennesima combinata metafisica (libro+dvd) a cura di Franco Battiato, finirà con l’interessarvi. Non poco.
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Questa recensione e’ un’autentica offesa alla storia, alla ricerca e dunque alla cultura.
"Combinata metafisica" non e’ una terminologia corretta in riferimento al prodotto artistico-culturale (docufilm) del cantautore siciliano Franco Battiato.
Indipendentemente dal fatto che io possa essere un’ammiratrice del suddetto cantante siculo, che possa o no credere in Dio, che mi piaccia o no l’innovazione scientifica e la ricerca, leggere un messaggio cosi’ come appare e’ stato terribile.
Viviamo ormai in una societa’ dove e’ importante promuovere una comunita’ di persone capaci di orientarsi in un contesto in continuo movimento.
L’arte, la musica e l’innovazione scientifica servono per aprire le menti e sviluppare l’intelligenza.
Qualsiasi cosa possa contribuire ad un rafforzamento dell’identita’ locale verso quella transnazionale, e viceversa, non merita assolutamente commenti ed illazioni come quelli riportati in questa recensione.
Se il docufilm o il regista non piace. Non piace. Punto.
Cordialmente, Federica Trasatti
De gustibus, cara Federica. Non credo però di essere stato offensivo. Rilegga, se crede, con più serenità. Care cose.
Gentilissimo Bonanni,
ho riflettuto con piu’ distacco (o serenita’ per la maggior parte) la sua recensione e l’effetto e’ stato lo stesso della prima volta.
Purtroppo (o grazie a dio se suona meglio) sono l’unica che ha avuto quell’impressione (tranne un paio di casi che si sono piu’ o meno avvicinati a me) infatti la maggior parte dei commenti dove ho lasciato consultare il suo articolo erano perfettamente d’accordo con la sua risposta.
La mia ignoranza nel valutare una recensione e’ assolutamente scontata e non ultimo il fatto di aver interpretato il suo messaggio troppo personalmente mi hanno spinta a definirla un ignorante piuttosto che un non ammiratore di Franco Battiato.
Ci tengo a dirlo perche’ molte volte non trovando sinonimi appropriati si utilizzano parole vere che pero’ sarebbe il caso non utilizzare (in ogni dove e quando).
Grazie comunque e Felice Anno Nuovo.
Cordialmente, Federica Trasatti
Non ha di che giustificarsi, Federica. Le parole sono importanti e sanno di esserlo. Succede dunque, a volte, che vivano di vita propria, sfuggendo al controllo e dalle stesse intenzioni di chi le ha pronunciate (o scritte). Fossi in Battiato sarei comunque lieto di avere "sostenitori" come lei.
Mi stia bene.