Franco Battiato. Lascia tutto e seguiti
- Autore: Franco Battiato
- Genere: Musica
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Edizioni Lindau
- Anno di pubblicazione: 2023
Indomito sperimentatore “sulle corde di Aires” negli anni Settanta. Re Mida del pop (d’autore) negli Ottanta. Spiritualista “sulle orme di Gurdjieff” da inizio anni Novanta in poi: le anime musicali di Franco Battiato non si contano (ha attraversato anche la fase sentimentale, nei primissimi 45 giri; e quella operistica), ciascuna riconducibile, in fondo, all’unicum della ricerca e della radicalità artistica.
Pure se per interposti gesti e persone, ha avuto modo, di specificarlo Battiato stesso, tra le pieghe della sostenuta Giubbe rosse:
Mi piacciono le scelte radicali/ La morte consapevole che si autoimpose Socrate/ E la scomparsa misteriosa e unica di Majorana/ La vita cinica ed interessante di Landolfi/opposto, ma vicino a un monaco birmano/ O la misantropia celeste in Benedetti Michelangeli.
Fa dunque bene Roberto Tardito, a introduzione del suo denso saggio Franco Battiato. Lascia tutto e seguiti (Lindau 2023) a evidenziare l’insistito re-inventarsi – come artista, come uomo, in maniera mai fine a se stessa – di Battiato:
Da sperimentatore estremo era quindi diventato un idolo pop, per poi rompere di nuovo il giocattolo e scegliere la strada mistica (…) Non era un trasformista, intendiamoci. La sua era una sincera voglia di scoprire, o, meglio ancora, di esplorare territori sconosciuti (…) Quando usciva un suo disco avevi sempre l’impressione di averlo finalmente inquadrato e alla pubblicazione successiva, lui cambiava di nuovo le carte in tavola.
Prima dell’articolato sodalizio con Sgalambro e il quasi esclusivo concentrarsi su tematiche filosofico-trascendenti, Franco Battiato ha dunque utilizzato la sperimentazione e/o il pop come generi-cavalli di Troia, sotto l’aspetto tematico utili a scardinare soprattutto i tic e le maglie sociali dell’ovvio. Dissacratore sui generis - refrattario ai diktat movimentisti anni Settanta, come agli abbagli individualisti del decennio successivo - Battiato è stato capace di letture antropologiche, prima ancora che politiche, tra le più affilate del cantautorato dell’epoca.
Paesaggi con vista su “un mondo moribondo”, testi antinomici, in filigrana, tanto alla ballata di protesta, quanto al vacuo didascalismo della canzone comune.
A un’analisi non concentrata esclusivamente sull’agiografia mistica di Battiato – trappola in cui non cade nemmeno Roberto Tardito, affrontando di Battiato ogni aspetto della sua espressività poliedrica - appare evidente come il massimalismo connoti per vie parallele il suo specifico, e finanche i suoi stili espressivi (si vedano i film del Battiato-regista), al fine di prospettare il tratteggio di un mondo e di un uomo alternativi a quelli del presente. L’elemento da ascrivere alla nutrita analisi battiatesca andrebbe dunque fissato nella duttilità della sua ottica: l’interesse relativo di Battiato per le cose di questo mondo non ne ha mai offuscato lo sguardo, né ha fatto di lui un artista ignavo o indifferente. Un artista consapevolmente dialettico, piuttosto.
Un battitore libero, adesso a sé stesso finanche alle proprie incoerenze apparenti:
A Beethoven e Sinatra preferisco l’insalata/ A Vivaldi l’uva passa/ che mi dà più calorie.
Inediti anche i focus, contenutistici e formali, attraverso cui inquadra le discrasie di un’umanità in regresso, la stessa che costringerà a intonare le strofe che più ne celebrano la stolidità:
C’è chi si mette degli occhiali da sole/ per avere più carisma e sintomatico mistero (…) ho sentito degli spari in una via del centro/ quante stupide galline che si azzuffano per niente.
A seguito di una minuziosa biografia artistica che occupa le prime 84 pagine del libro, Roberto Tardito, inaugura la seconda parte, assegnando al suo lavoro caratteristiche analitiche, concentrate su temi e testi della vasta produzione battiatesca. Cito in parte e a saltare: "La ricerca spirituale". "L’uomo e la sua evoluzione personale". "L’influenza di Gurdjieff". "L’uomo e il rapporto con ciò che lo circonda" "La Sicilia". "La società, la politica, il mondo alla deriva".
Ne scaturisce un insieme compatto, il cui taglio narrativo va accolto come interessante: la bibliografia su Franco Battiato risulta tra le più nutrite in circolazione, per cui risulta - giocoforza - arduo evitare il “già detto”.
Restituire l’artista in forma narrativa e spunti, se non inediti, ulteriori è ciò che resta da fare. Avvalendosi di numerose fonti giornalistiche (interviste rilasciate da Battiato) piuttosto che di apparati bibliografici, il lavoro di Roberto Tardito riesce nell’intento, avvalorato anche da un’intensa postfazione di Padre Guidalberto Bormolini.
Franco Battiato: Lascia tutto e seguiti
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