Autobiografia
- Autore: Gilbert Keith Chesterton
- Genere: Classici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Edizioni Lindau
L’Autobiografia di Chesterton, uscita postuma nel 1936, è soprattutto la storia di un’intelligenza e di un’anima che cercano, non senza incertezze e contraddizioni, la propria strada. Sullo sfondo, evocato con tocchi magistrali, sta il difficile periodo di transizione tra XIX e XX secolo, con il crollo degli Imperi coloniali e il dramma della prima guerra mondiale. (Note di copertina)
Credo che non esista scrittore la cui vita si presti a così tante chiavi di lettura come quella di G.K. Chesterton. Non parliamo infatti solo del creatore di Padre Brown (strana figura di prete investigatore, sicuramente umile, a volte addirittura sciatto, capace di entrare nella mente dell’assassino e prevedere le sue mosse), ma anche dell’autore de “L’uomo che fu giovedì”, romanzo datato 1908 che racconta le imprese di una setta di anarchici che si sono dati come nome i giorni della settimana. G.K. Chesterton è anche colui che firmò biografie e saggi su Charles Dickens, San Francesco d’Assisi e Tommaso d’Aquino, a testimonianza, almeno in parte, dell’interesse per la materia religiosa e della crisi che, a vent’anni, l’avevano avvicinato allo spiritismo.
Come se quanto detto finora non bastasse, Chesterton è pure giornalista e polemista dotato di una potente e dissacratoria vena ironica (in letto di morte definirà la sua: "una vita immeritatamente felice").
Insomma, quello che si definisce un personaggio a tutto tondo e con mille sfaccettature, con una personalità che è complesso mettere a fuoco se non in un’autobiografia che ne rispetti il pensiero originale.
Ecco il motivo per cui questo corposo volume proposto dall’editore Lindau è proprio il libro adatto a chi vuole capire cosa voleva dire essere scrittore in Inghilterra negli anni a cavallo tra il 1800 e il 1900; quando “i colleghi” si chiamavano H.G. Wells o sir Arthur Conan Doyle.
Altro aspetto piacevole di questa “Autobiografia”, poi, è che conserva le caratteristiche di una scrittura e di un umorismo d’altri tempi. Così ci stupiamo solo all’inizio se Chesterton tratta la sua vita con… beneficio d’inventario, come se neppure lui ci credesse fino in fondo.
“Sono fermamente convinto di essere nato il…” perché, aggiunge, “all’epoca non fui in grado di verificare di persona.”
Oppure quando, alla nascita del fratello, Chesterton commenta:
“Benissimo, d’ora in poi avrò sempre un pubblico.”
Un grande vecchio da cui abbiamo ancora tanto da imparare.
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