
Bambino
- Autore: Marco Balzano
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Einaudi
- Anno di pubblicazione: 2024
Forse, ho pensato, si può amare solo chi continua ad aspettarci come se non fossimo andati via, come se nel frattempo il mondo non fosse diventato macerie.
Se è vero che non è mai buona cosa giudicare un libro dalla copertina, è innegabile che Bambino di Marco Balzano (Einaudi, 2024) colpisce prima di tutto per l’immagine forte della sua cover. Su un fondo ocra, un giovane imbraccia una pistola e la punta dritto davanti a sé lasciando il proprio profilo in penombra: uno schiaffo in pieno viso, un gesto chiaro che anticipa una storia forte. Insomma, lo sai quando lo guardi che quel libro non potrà fare sconti e proprio per questo ti senti attratta. Perché il male è atroce, spaventoso e ci spiazza. Perché il male non riusciamo davvero a capirlo fino in fondo. Tuttavia oltre all’immagine c’è il titolo e, leggendolo, percepisci subito che non troverai solo dolore tra quelle pagine. Avrai anche tu redenzione e dolcezza, la stessa di un bambino.
Balzano propone una storia a più livelli che scorre via senza intoppi, grazie al magistrale stile dell’autore, che non lesina sui colpi di scena legati a molteplici spunti di riflessione. Nascoste in maniera più o meno velata sotto al piano primario della narrazione ci sono diverse chiavi di lettura e, senza che tu te ne accorga, questi indizi semineranno pensieri, riflessioni che lavoreranno pagina dopo pagina arricchendo la tua esperienza di lettura. Bambino è un libro sicuramente di dolore e violenza, ma anche un racconto che parla di amore, dell’amore che non c’è, di quello desiderato, di quello che serve e di quello che è indispensabile per immunizzarci dal mondo con le sue forze più meschine e feroci.
Mattia Gregori è il protagonista della vicenda, pur non occupando in maniera esclusiva il piano della narrazione. I personaggi che ruotano attorno a lui sono tanti, ciascuno con una propria dignità letteraria e un interessante livello di caratterizzazione. A partire dal padre Nanni, l’orologiaio che incarna l’amore costante e irriducibile di ogni genitore e che sa restare per il proprio figlio persino quando lui lo rifiuta. Due generazioni di uomini tenute insieme da un rapporto elastico fatto di incomprensioni, allontanamenti, perdoni e ritorni. Nanni è capace di attendere mentre suo figlio sbaglia, trema per lui perché non ne condivide le scelte però non lo abbandona mai del tutto. Accanto a lui, due donne, le due madri di Mattia. Una, la Tella, presente anche se persa troppo presto e spesso ricordata con velata nostalgia. E poi la madre biologica che il personaggio principale sogna, cerca e desidera sino alla fine. Mattia, amato senza averne consapevolezza, vuole trovare questa vera madre e allo stesso tempo è alla ricerca del proprio posto in un mondo in continuo mutamento, dove nulla è fermo e tutto cambia troppo in fretta. Forse per questo senso di smarrimento Mattia prova odio, diventa in poco tempo un picchiatore fascista nonostante sembri ancora un bambino a causa del suo viso glabro. Nessuna atrocità gli verrà risparmiata, ne sarà artefice e in qualche caso anche vittima, ma quel che sorprende di più è che proprio lui, cattivo di professione e delatore senza scrupoli, riuscirà a vivere sprazzi di affetto e amore. Una volta diventato uomo, infatti, tornerà a cercare l’amico d’infanzia Ernesto e finirà persino per innamorarsi sinceramente di Gigliola, una donna forte che sa di non poter ricambiare “uno come lui”.
Sullo sfondo del racconto appare un quadro storico preciso e chiarificatore di cosa è stata Trieste nella prima metà del Novecento. A Trieste Mattia dedica quell’amore che a fatica vive nei confronti degli affetti e che invece sente fortissimo e saldo verso le proprie vie, il negozio del padre e gli edifici pur deturpati dalla follia dell’estremismo. Mattia è qui che vuole tornare, anche se ha piena e lucida coscienza del fatto che la propria vicenda personale troverà il preannunciato epilogo esattamente dove lui più è stato felice.
Quando si parla di fascismo, estremismo, sterminio, vendetta e dolore è davvero facile sbagliare, cadere nella retorica o, peggio ancora, nel tremendo revisionismo storico. Non è questo il caso di Balzano. L’autore, già secondo al Premio Strega 2018 con Resto qui, ribadisce con questa opera che sa fare della ricerca storica di buon livello.
Ci sono proprio tanti motivi per decidere di leggere questo libro, tra questi anche l’uso di una lingua elegante che ben si modifica in relazione allo sviluppo dell’intreccio. Chi scrive sa come passare attraverso registri variegati con uguale maestria: parole dolci come le filastrocche dei bambini e durezza sintattica in dosi sufficienti a rappresentare il male nella sua terrificante semplicità. Nulla è di troppo e nulla manca in questa storia imperdibile.

Bambino
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