Canto di Natale
- Autore: Charles Dickens
- Genere: Libri per bambini
- Categoria: Narrativa Straniera
Ho qui davanti a me il libro Canto di Natale (titolo originale: "A Christmas carol") di Charles Dickens, una delle innumerevoli versioni di uno dei classici più conosciuti al mondo, soprattutto per le versioni animate, film, cartoni animati che ci prepariamo a rivedere nelle vacanze di Natale.
Ricordo con grande piacere la versione dei Muppet - Festa in casa Muppet - con i pupazzi affiancati dal bravissimo Michael Caine nel film di tanti anni fa (era il 1992) e mi auguro di rivedere fra qualche settimana, in tv, l’ultima versione in 3D con il geniale Jim Carrey.
La storia è sempre quella: Londra. È la vigilia di Natale ed Ebenezer Scrooge si appresta a malincuore a chiudere il suo ufficio per l’imminente festività che rende tutti più buoni, rilassati e umani.
Sta scendendo la notte quando l’anziano arriva a casa, apre la porta e uno spettro lo informa che verrà visitato da Tre Spiriti, primo dei quali è lo Spirito dei Natali passati col quale rivedrà la città in cui viveva da ragazzo, la sorella, i suoi amici d’infanzia.
Subito dopo lo Spirito del Natale presente che gli farà conoscere la famiglia e i problemi del suo fedele impiegato, il signor Cratchit, che nel pasto di Natale gli dedica un brindisi riconoscente come pure l’amorevole atmosfera della casa del nipote Fred.
Come si può facilmente intuire, lo Spirito dei Natali futuri - the black Spirit - sarà determinante nella "conversione" di Scrooge che dal giorno seguente si trasformerà in un uomo generous and amiable, quello che non era mai stato nella sua vita.
Canto di Natale è un classico delle feste natalizie e Natale è proprio un’occasione per rileggerlo e regalarlo a chi non lo conoscesse. Charles Dickens non ha mai deluso i suoi lettori. Tutti conosciamo perfettamente la storia, ma chi ha fatto anche la "fatica" di leggere il testo? Fatica che a mio parere si può facilmente trasformare in soddisfazione e gioia, quella che Scrooge avrà sentito nascere nel suo cuore quel mattino di tanti, tanti Natali fa.
Articolo di Emmabi
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Natale è, o dovrebbe essere, la festa tradizionale della bontà e del perdono. L’iconografia del bambinello nato nella capanna (o caverna) in circostanze drammatiche, in povertà, riscaldato da due animali, ricorda al mondo che i poveri sono e saranno tra noi, a causa delle ingiustizie sociali che l’uomo non riesce a eliminare. Essi sono i protagonisti della ricorrenza annuale, parlano alle emozioni fuori da ogni retorica e da ogni credo.
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Il Canto di Natale di Charles Dickens (Giunti, pp. 64, 2021, adattamento di Elisa Prati, illustrazioni di Miriam Serafin) è un romanzo "evergreen" in tema. Ho scelto un’edizione per bambini, ma il libro si rivolge anche e soprattutto agli adulti, al nostro bambino interiore, eterno, puro, in grado di riconoscere il bene e di goderne.
È una fiaba gotica, popolata da sogni e fantasmi; attraverso la fantasia pone al centro una problematica sociale anch’essa “evergreen”, universale: lo sfruttamento del ricco opulento nei confronti dell’indigente indifeso.
Siamo nel 1843; allora la borghesia spremeva il proletariato in modo crudele, non risparmiando i bambini, anzi. Lo stesso Dickens nell’infanzia aveva lavorato sei mesi in una fabbrica con il consenso della madre. Il ricordo di una simile esperienza contribuì alla stesura di questo romanzo breve. La commozione di fronte alla sofferenza e all’ingiustizia si alterna nel lettore al sarcasmo pungente verso l’insensibilità delle classi abbienti, profuso nel testo. Ma Dickens sa essere lirico, immaginifico; si distacca da un realismo soltanto fotografico e si avventura nel mondo del sogno, creando un capolavoro.
Trama - Durante la notte della vigilia natalizia, a Londra, il vecchio banchiere Ebenezer Scrooge, taccagno fino all’inverosimile - non mangia a sufficienza e veste come un mendicante - riceve la visita di tre spiriti. Sono il "Natale del passato", il "Natale del presente", il "Natale del futuro".
“La notte porta consiglio” è un vecchio proverbio; la vicenda onirica consiglia l’anima del più povero tra gli uomini, misero perché il suo cuore è di pietra, inaridito e gelido.
Lo scrittore tratteggia il personaggio raffigurandolo arcigno, solo, desolato. Non può destare alcuna simpatia, finché nella notte santa non accade la conversione della sua psiche malata. Accade non soltanto per paura, bensì per autentica compassione, metanoia. Possibile? Sì, siamo dentro una fiaba. Eccolo, l’uomo schiavo della psicosi dell’accumulo, metafora di ogni asservimento al denaro:
“Quel vecchio avaraccio di Scrooge conduceva gli affari con tale energia! Sapeva afferrare, spremere, rosicchiare e spolpare fino all’osso ogni cliente!
Era insensibile come una pietra: il gelo che aveva nell’animo gli induriva il viso, rendeva il suo naso ancor più aguzzo, gli occhi rossi e la voce aspra. Scrooge emanava un gelo tale che si diffondeva nel suo ufficio anche nei giorni di caldo soffocante e non si intiepidiva nemmeno in occasione del Natale. A differenza del vento di Tramontana, a volte benefico per i campi, egli non lo era mai per nessuno.”
I tre spiriti apparsi raccontano a tinte accese, enormemente suggestive, l’intera vita del finanziere. Da bambino egli credeva nel Natale, festa del cuore riscaldato dall’affetto della sorellina. Il bambino era stato mandato in collegio, lontano dalla famiglia e soffriva di nostalgia nelle camere fredde per lui anonime. Il ritorno a casa per Natale era stato una resurrezione. Nel presente il vecchio rifiuta l’affetto del nipote, unico erede, figlio della sorella scomparsa. La dolcezza delle gioie familiari gli è preclusa, poiché nel passato ha respinto l’amore della giovane povera a cui era legato ed è diventato affettivamente insensibile. Sfrutta senza pietà il dipendente contabile Bob Cratchit, a cui assegna uno stipendio da fame. Il pover’uomo non può neppure acquistare le medicine per curare il figlioletto Tim. Il banchiere nell’allucinazione notturna vede morire il piccolo. Gli appare anche il socio defunto, Jacob Marley, che gli rammenta di non averlo assistito in punto di morte. Nelle scene finali, il "Natale del futuro" mostra al vecchio la sua morte, la dannazione nella bara da cui si sprigionano fiamme e volti di dannati.
Via via che il racconto procede, Scrooge è assalito dai rimorsi, fino alla totale conversione e al ribaltamento della sorte, in parallelo con il mutamento della sua coscienza. Il piccolo Tim riceve le medicine necessarie alla guarigione, ora che il banchiere ha aperto i cordoni della borsa e il padre del piccolo gode finalmente di uno stipendio adeguato.
Tutto è bene ciò che finisce bene, nell’utopia letteraria.
Dickens si confronta con la morte nel momento dell’esaltazione della vita, a Natale. All’epoca le teorie di Malthus sul depopolamento con conseguente soppressione dei più miserabili e sfortunati (tocca sempre a loro...) godevano (oggi godono? chiediamocelo) credito e approvazione. Scrooge afferma perfino che è bene che poveri e carcerati muoiano di inedia, perché siamo troppi nel mondo.
Un grande scrittore è portatore di grandi valori vincenti, almeno nell’ideale. Siamo incompiuti, ma i sogni aiutano a evolvere, a sanare le mancanze, a compiere il bene assecondando la retta voce interiore, quella che il banchiere si rifiutava di ascoltare. Rivisitare la sua stessa sofferenza, l’infanzia, quindi gli anni duri votati alle esigenze materiali a discapito delle emozioni, costituiscono per lui un’occasione di crescita. Il sogno ha una funzione catartica, purificatrice e, soprattutto, ridona al vecchio l’umanità perduta, risate e felicità, condivisione, un giorno natalizio memorabile.
Il romanzo ha avuto ben 23 adattamenti cinematografici, la prima versione di Walt Disney è del 1910.
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Recensione "Canto di Natale" di Charles Dickens
Il libro è scritto da C.Dickens. La casa editrice è BUR Rizzoli. Esso è composto da 142 pagine. Dickens in questo volume vuole rievocare lo spirito natalizio attraverso la storia di Scrooge. Egli era in comunione d’affari con Marley ma quando mori’ Scrooge pensò solo ed esclusivamente al denaro e hai suoi profitti personali. Durante la notte del Santo Natale però avrà delle visite da degli spiriti, ciascuno delegato ad un Natale: Natale passato, Natale presente e Natale Futuro. E proprio attraverso questi tre spiriti che Scrooge si rivedrà in modo esterno dalla sua persona, di modo che si faccia un esame di coscienza, un’autoanalisi di se stesso. Nel libro infatti ci sono molti temi che aiutano a riflettere su tematiche ben piu infelci. Altri temi affrontanti in queste pagine sono appunto l’egoismo delle persone, il desiderio della ricchezza, il volere obbligatorio. Una domanda però ognuno di noi se la dovrebbe porre: quanto Scrooge è presente in ciascuno di noi?. Questo libro andrebbe letto da tutte le persone che vogliono che le feste natalizie siano un momento piacevole per ciascuno di noi, un momento di condivisione, di ritrovo con i cari. Si evince inoltre il fatto che l’ironia del Natale per quanto è bella deve essere conservata, e trasmessa mettendo da parte l’egoismo che c’è dentro ognuno di noi. Il sorriso e la voglia di essere felici sono la cosa più bella che esista.