Carne mia
- Autore: Roberto Alajmo
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Sellerio
- Anno di pubblicazione: 2016
“Carne mia” è ambientato in un quartiere popolare di Palermo, chiamato comunemente Borgo vecchio e tratta di una famiglia che poi si trasferirà altrove. Quello che si narra inizia negli anni Novanta in questa sorta di slum non-suburbano che sorge ad appena pochi metri dal centro elegante e prestigioso di una città con negozi di scarpe extralusso. Il Borgo rappresenta una sacca di sottosviluppo che si muove con ritmi e regole diverse. Quivi si resiste e si rinuncia ai benefici dell’integrazione ed alle infiltrazioni della modernità in cambio di una indipendenza morale ed amministrativa.
Vi sono diversi piani di lettura anche elementi gialli in un romanzo ambientato in un quartiere degradato, totalmente incongruo nell’ambito dell’elegante centro cittadino. La scelta di questo quartiere non può essere metafora migliore per raccontare una vicenda molto vagamente ispirata ad un fatto di cronaca.
È una storia ambientata in un’epoca precisa ma in realtà astrae da tempi e luoghi con personaggi apparentemente stupidi, che sono spesso i più pericolosi. Si racconta di una famiglia nell’arco di due generazioni. Le storie di Palermo sono quasi sempre legate alla letteratura del potere, alla mafia, alla violenza ma qui sembra ci sia un legame più profondo con questioni sociali. La storia è assolutamente rarefatta con una morale sospesa, lasciando al lettore la possibilità di un giudizio; non è come un noir o un poliziesco dove si scombinano le carte per poi alla fine ricomporle.
Con questo libro si chiude la trilogia di Roberto Alajmo, iniziata con “Cuore di madre” (2003) ed “È stato il figlio” (2005) dove al centro vi è sempre la famiglia che è il nocciolo dei mali siciliani, il fulcro di tutte le problematiche; lo stuoino si pulisce quando si esce non quando si entra nelle case di Sicilia, dove si cuociono a volte gli ingredienti peggiori e talvolta più avariati. I toni che i Siciliani prediligono sono quelli dove la commedia si trasforma in tragedia o viceversa ma in questo romanzo gli elementi si combinano diversamente.
Vi è un ragazzo che non sapeva chi era veramente il padre e questi scompare e non si sa che fine ha fatto né si sa se la madre conosca qualcosa di più sulla sua fine, in un clima di mistero. All’inizio del libro si vedono due ragazzi che percorrono le strade di Spagna, di cui uno più grande, sui quattordici anni, mentre l’altro più ragazzino ha circa otto anni; si vede un punteruolo fuoriuscire dalla tasca dal maggiore di uno dei due, ma bisogna attendere la fine del libro per comprenderne il significato. I due fratelli sono molto diversi nel carattere, uno è responsabile, l’altro molto meno. Uno si sposa con una donna ancora più irresponsabile di lui ma ambedue hanno l’abitudine di picchiare la madre per estorcerle dei soldi ed il fratello per così dire buono (ma cattivo a sua volta) ammazza quello che è dipinto come il cattivo. E non solo uccide il fratello ma anche la moglie e adotta il loro bambino che era stato ignorato da ambedue i genitori. Quello che impressiona è la figura paterna che per i figli è una proiezione di quella di un padre che in realtà entrambi non hanno mai veramente conosciuto. In questi personaggi non vi è chi rappresenta una giustizia superiore e Roberto Alajmo osserva i fatti e descrive i personaggi mantenendo le distanze non parteggiando mai per alcuno.
Carne mia
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