Così è la vita
- Autore: Concita De Gregorio
- Genere: Filosofia e Sociologia
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Einaudi
- Anno di pubblicazione: 2016
“Così è la vita” di Concita De Gregorio è un libro che riflette soprattutto sul tema della morte, quella morte quasi scomparsa dal mondo di oggi, che, per dirla con le parole che Armando Matteo utilizza nel suo libro “Tutti muoiono troppo giovani”, è sempre più lontana, sempre più sorprendente perché arriva inaspettata, anche quando si è quasi centenari.
La vita si è allungata e mantenersi giovani è considerato un obbligo, come scrive l’autrice:
“L’estetica dell’eterna giovinezza racconta di un’etica posticcia in cui conta solo il qui e ora (…). La fabbrica della bellezza, della gioventù perpetua, l’imperativo che ci costringe ad avere eternamente l’aspetto di un trentenne fanno leva con successo sulle nostre fragilità, le paure, i deficit di conoscenza e di cultura, di consapevolezza. Espugnano la dignità. La chirurgia estetica è diventata un fatto politico”.
Concita De Gregorio mette insieme, con taglio giornalistico che a tratti diventa delicato e quasi poetico, funerali, morti, citazioni di libri e film sulla morte. E fa riflettere anche su perché rifiutiamo non solo la morte e la malattia,
“ma anche la vecchiaia, la sana vecchiaia felice dei maestri, dei nonni, dei grandi saggi che ancora per fortuna ci insegnano”.
Per quanto riguarda quelle parlamentari che sono particolarmente attente al loro aspetto fisico e si sottopongono ad estenuanti cure estetiche e ad interventi chirurgici, e soprattutto di quelle che esprimono aspre condanne ai burka delle donne musulmane, scrive che si tratta di schiavitù simili: che siano burka di tela o burka di silicone
“si tratta di due diverse prigionie accomunate dalla volontà di assecondare lo sguardo altrui”.
In entrambi i casi, infatti, c’è la perdita di libertà, la libertà di esprimersi con le proprie caratteristiche fisiche.
“Così è la vita” non dà ricette per superare le difficoltà nel vivere la vecchiaia, la morte dei propri cari e, soprattutto, il dolore, ma indica una via d’uscita:
“consiste nell’attraversarlo, nominarlo, domarlo e trasformarlo in forza. Serve molta ironia, che degli umani (…) è l’arma esclusiva e imbattibile”.
Cancellare la vecchiaia, i segni del tempo sul proprio viso, dal proprio corpo, vuol dire cancellare la storia e questo comporta anche a una visione di una nuova etica che porta all’oblio e che crea conseguenze che l’autrice individua e che ci inducono a riflettere:
“Se non c’è ieri né domani sul viso finirà per non esserci nella mente e nell’anima. Il tempo è il metro che definisce le responsabilità: esistono merito e colpa perché esistono le conseguenze delle proprie scelte (…). Un mondo fuori dove il tempo non esiste corrisponde a un mondo dentro dove non c’è colpa né merito, regola né reato, dove tutto è lecito perché domani sarà dimenticato. Dove la memoria è un difetto, dove non si paga per gli errori e non si colgono i frutti del merito. Dove vince chi inganna. Il nostro mondo, quello là fuori. Un inganno”.
Così è la vita. Imparare a dirsi addio
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