Dannazione
- Autore: Chuck Palahniuk
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Mondadori
- Anno di pubblicazione: 2011
Qual è il vero inferno? Madison, protagonista, ma nemmeno troppo, di "Dannazione", nuovo romanzo di Chuck Palahniuk (Mondadori, 2011),
è innegabilmente morta ed è dannata nel regno oltretombale più temuto e chiacchierato. Lo scrittore toglie poco per volta i veli che coprono la vita di Madison, per arrivare alle cause profonde della sua morte e della condanna eterna. Il libro racconta l’inferno visto con gli occhi di una tredicenne figlia di miliardari chic, ecologisti col jet (un buco nell’ozono per ogni volo), via diretta alla Dannazione. Flashback nella vita di Madison, infernale presente/futuro, linea di confine fluttuante, indefinita. Qual è il vero inferno? Domande che vorticano stridendo con risposte incomplete, arbitrarie, paradossali, quelle che solo Palahniuk (non) sa dare. Chi insegna, cosa, perché?
Chi si aspetti "Fight Club" rimarrà deluso, così come chi si aspetti una nuova declinazione in profondità del pensiero di Palahniuk. Dentro l’abisso, l’inferno stavolta quello vero, fuor di metafora, si naviga a vista, come in uno show pulp-gotico, surreale presente eccessivo, con bagliori di realtá e bestiario teologico-medievale alla Baudolino. A proposito: è lecito chiedere ad Eco sempre e solo "Il nome della rosa"? È lecito chiedere a Palahniuk solo "Fight club"? "Dannazione" è un romanzo meno evocativo, più tetro, con una morale piccola piccola esposta alla fine e una morale ben piú articolata, di pagina in pagina corrotta e corretta, una pars destruens imponente e uno scheletro, con impalcature di futuro fumanti, ma pur sempre di futuro, che prende forma, tutto fondato sulla libera scelta e sulla possibilità concreta di redimersi: per Madison, tredicenne malguidata e malfatta, ma anche per tutti. Si rivela un sentiero bugiardo, che non porta a nulla, cercare all’inferno la speranza, almeno nella banale accezione corrente. All’inferno, qualcuno guida, qualcuno segue: spetta a Madison decidere chi seguire e come.
Questo non è un capolavoro, ma parla la lingua di un qualche mondo possibile (concreto-reale-eccessivo), di angoli possibili, neppure troppo remoti, di questo mondo. L’inferno è una realtà in una rappresentazione gotico-infantile che si fa apprezzare per elementi goliardici, burleschi; un carnevale pieno di colori, a tinte di sangue e di sesso, il tutto attraversato da un fremito di fondo e una domanda: se tutto è concesso, sei libero? Sulla tavolozza forse c’é poco di nuovo, ma qualcosa di didattico, quello c’é sempre. Nota addizionale, a margine: il Principe delle Menzogne esiste, pur nel meno tradizionale degli inferni possibili.
Se vogliamo farci qualche domanda sul titolo, più che "Dannazione" per Madison, nel dubbio ontologico definitivo sul libero arbitrio, direi "Redenzione". Per tutti? E poi allora a chi tocca la "Dannazione"? Questa risposta Palahniuk la dà, eccome. Finito il libro, dopo descrizioni-visioni-rappresentazioni, l’unica risposta che non si ha, o si ha incompleta mutila grottescamente feroce, è quella alla domanda d’esordio: qual é il vero inferno? Incompleto grottesco feroce visionario mutilo: Palahniuk. Prima domanda, nessuna risposta, molte risposte: Palahniuk. "Dannazione": ancora Palahniuk. Redenzione: solo Palahniuk.
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