Danza macabra. Un ballo nel fantastico sui passi di Stephen King
- Autore: Loredana Lipperini
- Genere: Horror e Gotico
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Bompiani
- Anno di pubblicazione: 2021
Danse macabre vanta lo statuto di saggio-cult. Si tratta del testo-moloch che Stephen King dedica alla narrativa e la filmografia fantastica del periodo 1950-1980 (con svariate divagazioni temporali, teoriche, archetipiche, di genere, autobiografiche). L’anno della prima edizione di quel saggio è il 1981, quarant’anni esatti dal suo ideale continuum licenziato da Giovanni Arduino e Loredana Lipperini per Bompiani con il titolo di Danza macabra. Un ballo nel fantastico sui passi di Stephen King.
Autore e autrice sono fedelissimi del Re, nel senso che lo conoscono bene e da diverso tempo: il primo per averne tradotto in italiano diverse opere, la seconda per averlo letto e riletto a suo dire “ogni giorno”. Il loro movente dichiarato è quello di individuare gli sviluppi dei quattro archetipi narrativi individuati da King come capisaldi del genere soprannaturale (Vampiri, Licantropi, Cose Senza Nome, Fantasmi), e questo a partire da un punto fermo: sono cambiati i tempi e con loro anche i modi di raccontare il fantastico, ciò che è rimasta identica è la nostra paura davanti all’inconnu, alle cose senza nome (parafrasando King, Arduino e Lipperini) che ci circondano e ci bisbigliano dal buio.
“L’idea, insomma, non è quella di capire se davvero Aldous Huxley pensasse al venturo Ritalin quando, in Il mondo nuovo, descrive un’umanità resa felice e quieta dal soma. Semmai è provare a raccontare le nostre debolezze di esseri umani, e il modo in cui gli scrittori di letteratura fantastica le hanno viste e restituite. Capire le nostre paure, anche, che si inanellano indietro nel tempo fino alla paura più antica, che è quella che separa il bene e il male, l’ordine e il caos, l’apollineo e il dionisiaco. Quando Stephen King indugiò fra archetipi e polle del mito a cui la cultura letteraria, cinematografica, pop ha attinto, si fermò al 1980. E dopo?” (pagg. 8-9)
Dopo, appunto, era già stato detto tutto. Tutto ciò che c’era da dire in materia di mostri, fantasmi e altri simili babau dell’inconscio collettivo. Il saggio di Arduino e Lipperini ne prende atto, soffermandosi sui come piuttosto che sul cosa, cioè sui modi nei quali i continuatori della narrativa fantastica proseguono il discorso (oggi spesso declinato attraverso serie tv e romanzi seriali).
Il pregevole excursus di questa nuova "danza macabra" sulle orme del Re si evolve quindi tra passato e presente, epigoni e capiscuola del genere, con il merito ulteriore dell’attenzione alla fascia di scrittori appartenenti a “quella narrativa che include elementi fantastici ma non si incasella” (Atwood, Murakami, Carter, Borges, Ballard, Jackson). Autori tout court che dimostrano come l’elemento favoloso, opportunamente impiegato, riesca a conferire al romanzo connotati e stratificazioni ulteriori. L’apprezzabile caratura trasversale del lavoro fa sì che i quattro racconti di Loredana Lipperini inclusi nel testo affluiscano funzionalmente alla disamina storico-analitica principale.
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