La strada giusta
- Autore: Loredana Lipperini
- Genere: Raccolte di racconti
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2023
E se potessimo tornare indietro nel tempo? Quale attimo vorremmo rivivere? Le interrogative ipotetiche sono per definizione “indirette” e nella realtà non ottengono risposta; nel vasto ambito dell’irrealtà, però, acquisiscono finalmente senso in un labirinto plurimo di soluzioni possibili.
La narrativa può dar voce all’irrealizzabile creando una moltitudine di scenari plausibili, mondi paralleli in cui la domanda formulata “E se...?” ha davvero ragion d’essere e dischiude la sfera del ragionamento controfattuale che sfida la logica e si nutre di ipotesi, immaginazioni, alternative.
Proprio questo quesito, apparentemente senza soluzione, è al centro di La strada giusta, il racconto di Loredana Lipperini incluso nella quartina di Tetra Edizioni edita a marzo 2023.
Il tema dei viaggi nel tempo ha alimentato pagine di letteratura fantasy, ma la scrittrice romana in questa storia decide di servirsene in maniera diversa creando una narrazione perturbante, in chiaroscuro, che strizza l’occhio ai racconti di Shirley Jackson, la scrittrice-strega regina del gotico americano.
La protagonista de La strada giusta si chiama Francesca e di mestiere fa la scrittrice. È una donna attiva, piena di interessi, impegnata a gestire e condurre presentazioni di libri in ogni città d’Italia. Sin dall’incipit, però, veniamo immersi oltre la superficie, all’interno della mente di Francesca dove è possibile udire il suo vero “Io” che non riflette per niente quest’immagine lucente di donna di successo e realizzata. Le presentazioni la stancano, l’editoria è ormai diventata un circo, il caldo le dà noia e, soprattutto, la nostra eroina si trova ad affrontare quotidianamente un nemico che avanza invisibile come uno spettro, prendendo via via il controllo del suo corpo: la vecchiaia.
La storia si apre con un’affermazione in apparenza perentoria che, lo capiamo presto, suona più come una tenue giustificazione:
Non è una questione d’età.
La riflessione sulla vecchiaia è una delle tematiche focali de La strada giusta e ciò che rende l’intero racconto degno di nota.
A ben vedere la storia non si basa sull’idea fantascientifica dei “viaggi del tempo”, ma sulla percezione umana del decadimento fisico, sull’ineffabile consapevolezza della caducità della vita perfettamente riassunta nella locuzione latina “tempus fugit”. Tutto ciò stende sulla narrazione un’ombra, un velo impalpabile di malinconia, cui si aggiunge una sfumatura horror quando Francesca si perde nel sottopassaggio poco illuminato di una stazione e incontra un uomo dall’aria poco raccomandabile. Così si compie l’incantesimo - che in realtà di meraviglioso ha ben poco, perché segna l’inizio di un incubo - la nostra protagonista torna a rivivere la gioventù tanto agognata, nei ruggenti anni Settanta di un’estate italiana in riviera dove risuonano le note di un concerto dei Dik Dik.
Francesca ha di nuovo il corpo bello ed elastico di una venticinquenne, ma la sua mente è rimasta la stessa. Può vivere la sua giovinezza con la consapevolezza della maturità: un’esperienza inedita, incredibile, ma davvero così inebriante? Viene poi posta, sempre dall’uomo misterioso incontrato nel tunnel, una condizione: se sceglie di tornare indietro Francesca morirà, non avrà molto tempo da vivere. Che fare, dunque? Esistere in un eterno passato, sapendo ogni cosa di ciò che accadrà; oppure tornare in un presente incerto con il peso di una condanna a morte sulle spalle?
In appena una sessantina di pagine Loredana Lipperini sviscera a fondo questo interrogativo immergendoci nel mondo del controfattuale. Dischiude scenari possibili che, tuttavia, contengono in nuce una morale. Il lettore si ritrova quindi in apnea, travolto dall’onda dei pensieri della protagonista, e sente di essere chiamato anche lui - in prima persona - a compiere una scelta. Il passato viene ritratto come un’eterna estate fatta di vacanza, spensieratezza e gelati mangiati in riva al mare, sabbia e sale, un paradiso; ma presenta una nota d’ombra. Sai cos’è l’isola di Wight? cantavano i Dik Dik e quella canzone risuona nelle pagine del racconto in tutta la sua struggente malinconia. È l’isola della gioventù, di chi canta hippi-hippi-pi, ma è un approdo a cui, una volta lasciato, non si può più fare ritorno.
Persino nella canzone l’isola sembra essere evocata come un luogo onirico, irraggiungibile, una nuvola evanescente di nostalgia che ci strappa, non un sorriso, ma una lacrima. Ed ecco che ora Francesca nel suo corpo di venticinquenne sente di scontare una condanna, perché non è più in grado di vivere la giovinezza, né l’amore, con la spensieratezza svagata d’un tempo.
Cosa rimpiangiamo davvero del passato? Sicuramente quello che eravamo - e che ora, nel presente, non siamo più - o, forse, la possibilità di cambiarlo e di provare a compiere altre scelte, seguire diverse direzioni. Obbedendo a questo umanissimo istinto Francesca allora prova a cambiare il passato per migliorare il futuro; ma presto si accorge che non è possibile, è questa la trappola segreta contenuta nell’incantesimo, la consapevolezza che incrina persino lo specchio dorato di un’eterna giovinezza.
La strada giusta apre un’interessante indagine sul concetto di “destino”. Ci sono cose che non si possono cambiare e altre che inevitabilmente ci inseguono, come un eterno ritorno. Ne è prova, per Francesca, l’amore di Guido, il ragazzo che ogni volta le dona una collanina; la stessa che lei si ritroverà al collo, significativamente, alla fine del suo viaggio, come a dire che alla fine è l’amore ciò che resta, al netto di tante domande, dubbi e supposizioni. Il presente ci fa paura perché contiene una componente di ignoto e la certezza della nostra mortalità; ma ciò che ci conforta del passato è proprio la sua imperturbabile fissità, la consapevolezza che è così - e non potrà mai essere altrimenti.
Il caro, il dolce, il pio passato, scriveva Giorgio Bassani nel finale de Il giardino dei Finzi Contini, un romanzo basato sulla rievocazione di un tempo perduto, ormai trascorso e perciò irraggiungibile. La nostalgia si nutre di lontananza e rimpianto, solo prendendone atto impareremo a vivere nel nostro incerto e imperfetto presente, l’unico tempo che abbiamo e che possiamo cambiare.
La penna di Loredana Lipperini ci conduce con eleganza verso questa corretta intuizione senza forzature, senza inserire morali didascaliche o pedanti, semplicemente dando corpo e voce al concetto sfuggente di “nostalgia” e opponendogli la certezza, altrettanto folgorante, del carpe diem - che è poi quanto ci fa sentire vivi.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La strada giusta
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