Dialoghi di profughi
- Autore: Bertolt Brecht
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: L’orma editore
- Anno di pubblicazione: 2022
Le tematiche sociali e politiche affrontate così di frequente da Bertolt Brecht nell’ambito della sua opera teatrale e poetica sono contenute anche nel libro Dialoghi di profughi che fa parte dell’opera in prosa del commediografo tedesco (L’orma, 2022; le traduzioni dal tedesco sono curate da Margherita Cosentino, Marco Federici Solari e da Eusebio Trabucchi).
Emerge chiaramente, da questi scritti di Brecht, la sua profondità di pensiero e la sua dimestichezza con le armi dell’ironia, della battuta sferzante e del paradosso. I protagonisti del libro sono due profughi tedeschi: il fisico Ziffel e l’operaio Kalle, entrambi esuli che passano una parte del loro tempo a dialogare tra loro al tavolino di un ristorante della stazione di Helsinki. Lo scenario in cui il fruttuoso scambio di opinioni tra i due avviene è quello di un’Europa che sprofonda nell’incubo della Seconda guerra mondiale.
I Dialoghi di profughi sono stati scritti in Finlandia tra il 1940 e il 1941. È noto come intorno a quegli anni la Finlandia sia stata una delle tante mete di Brecht, costretto a vagabondare di città in città per sfuggire al nazismo (fuggì a Praga, Vienna, Zurigo, Parigi, presso Svendborg in Danimarca, a New York. Nel 1939 lo ritroviamo invece a Stoccolma, dove è rifugiato in una fattoria nell’isola di Lidingö). Il commediografo lascia Berlino nel 1933 in compagnia di amici e della sua famiglia.
Non è difficile, dati i suoi trascorsi, immaginare come egli si identifichi nella figura dei protagonisti del libro. I più disparati, peraltro, gli argomenti di cui i due profughi discorrono. Il primo caustico dialogo ci illumina tra l’altro sui passaporti:
"Negli ultimi anni le premure nei confronti degli esseri umani sono parecchio cresciute, specie all’interno dei nuovi organismi statali. [...] Mettiamo che io e lei ce ne andiamo a zonzo senza un documento che certifichi chi siamo, in questo modo non riuscirebbero a trovarci qualora dovessero farci levare le tende, e non ci sarebbe più alcun ordine"
Un pensiero che in qualche modo ripropone, in tempi di guerra come quelli in cui viviamo, il problema dei profughi.
E ancora l’amore per l’ordine: "dove niente sta al posto giusto, li c’è il disordine. Dove al posto giusto non c’è niente, li c’è l’ordine", dichiarazione che allude alla miseria creata dalle politiche degli stati totalitari come la Germania dell’epoca.
Altri pensieri, di volta in volta, hanno per oggetto la vita difficile dei "grandi" uomini, il triste destino delle "grandi" idee:
"Tutte le grandi idee falliscono per colpa degli uomini. [...] Ha letto che in Francia la popolazione civile ha messo i bastoni tra le ruote alla guerra totale? [...] Sul giornale, un esperto militare scrive con preoccupazione che la popolazione civile è diventata un problema serio per i militari."
E la propaganda di regime, l’"educazione esemplare" in Germania ("i campi di concentramento hanno uno scopo educativo. Sono veramente istituti educativi modello. Li stanno sperimentando sui loro nemici, ma in realtà sono destinati a tutti"), e cosi via.
Un libro, Dialoghi di profughi, che rievoca talvolta in chiave umoristica le conseguenze nefaste della politica delle peggiori dittature europee novecentesche e che suscita riflessioni su quella degli odierni stati totalitari.
Dialoghi di profughi
Amazon.it: 2,99 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Dialoghi di profughi
Lascia il tuo commento