Diario clandestino (1943-1945)
- Autore: Giovannino Guareschi
- Casa editrice: BUR
Per quanto potesse sembrare impossibile, Guareschi è riuscito a scrivere un diario umoristico durante la sua permanenza nei lager nazisti, in cui è stato prigioniero due anni per aver rifiutato di aderire alle Repubblica di Salò. Non vi si troverà il mero elenco delle attività che svolgeva nel campo, ma solo brani scelti tra quelli che lo scrittore andava leggendo nelle varie baracche per sollevare i suoi compagni dalla monotonia disumanizzante in cui il sistema li teneva rinchiusi:
"Questa noia incessante, come avere al collo un cappio che non si allenta. Questa miseria senza speranza, questo malessere che impregna di tristezza ogni ora del giorno e della notte."
E’ una noia contro cui tutti cercano di combattere, magari saltando in piedi su un tavolo per declamare poesie o per tenere una conferenza di filologia davanti a un gruppetto di compagni dallo sguardo spento e dalle pance incavate.
Anche Guareschi reagisce, raschiando dentro se stesso gli ultimi rimasugli di un’umanità che il lager cerca di portargli via. La fantasia gli corre in soccorso, non solo creando personaggi che gli fanno compagnia ai piedi della branda (come il figlioletto che ha lasciato a casa e che lui rivede di notte), ma anche delineando tragicomici ritratti dei compagni di sventura o facendo dell’umorismo su un agognato pacco di viveri arrivato distrutto.
Guareschi riesce a strappare un sorriso perfino scrivendo della fame che gli ulula nello stomaco deserto, del freddo che entra da tutti i pori e del cielo tedesco, così diverso da quello italiano. Riesce ad essere umorista perché, tra i dolori dell’ulcera e la nostalgia di casa, non abbandona mai la fiducia nella misericordia divina, che sarà una costante durante tutta la sua produzione letteraria:
"Signora Germania, tu ti inquieti con me, ma è inutile. Perché il giorno in cui, presa dall’ira farai baccano con qualcuna delle tue mille macchine e mi distenderai sulla terra, vedrai che dal mio corpo immobile si alzerà un altro me stesso, più bello del primo. E non potrai mettergli un piastrino al collo perché volerà via, oltre il reticolato, e chi s’è visto s’è visto. L’uomo è fatto così, signora Germania: di fuori è una faccenda molto facile da comandare, ma dentro ce n’è un altro e lo comanda soltanto il Padre Eterno. E questa è la fregatura per te, signora Germania".
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