Dinosauri di Ray Bradbury

Molti anni prima dell’uscita del film “Jurassic Park”, che ha diffuso la passione per i dinosauri come un’epidemia fra i bambini, i ragazzi e, perché no, gli adulti di diversi Paesi, uno dei più geniali e visionari scrittori del nostro tempo, Ray Bradbury, era già affascinato da questi incredibili mostri preistorici, molto più sanguinari nella nostra immaginazione di quello che pare fossero nella realtà, ma certamente capaci di terrorizzare chiunque cerchi solo di immaginarsi la loro mole.

Ray Bradbury si avvicina al tema dei dinosauri con l’entusiasmo di un bambino che si trovi a giocare con i suoi modellini preferiti. Ne esce un piccolo libro di racconti e poesie sicuramente da rivalutare, che potrà essere riscoperto con entusiasmo dai ragazzi d’oggi cresciuti a pane e mostri, ma non dovrà essere trascurato neppure dagli adulti, anche se non particolarmente entusiasti della fantascienza. Le storie di Bradbury, infatti, non sono mai puro intrattenimento fine a sé stesso, ma veri e propri voli di poesia che però contengono significati concreti e ben ancorati alla nostra vita quotidiana. Siamo sempre nell’ambito della distopia, non espressa tramite un oscuro regime come in “Fahrenheit 451”, ne’ l’invasione di un pianeta come in “Cronache marziane”, ma tramite storie meno eclatanti, che apparirebbero quasi “quotidiane” se non fosse per gli onnipresenti dinosauri.

Ciascuno potrà dare il proprio significato alla storia del ragazzo che vorrebbe diventare un dinosauro, il cui nonno tenta di ricondurre a più miti e innocui consigli: è semplicemente la storia di un giovane che deve essere riportato sulla retta via, o si tratta in realtà di un temerario sognatore al quale la normalità della massa vuole tarpare le ali? Un tema che potrebbe riallacciarsi anche a quello del secondo racconto, nel quale un gruppo di temerari si fa accompagnare in un safari nella preistoria: un solo passo al di fuori dal sentiero stabilito e controllato potrebbe avere conseguenze disastrose per l’umanità. E, sebbene questo gustoso racconto possa in apparenza sembrare niente di più che un gioco riguardante il classico paradosso dei viaggi nel tempo, una sorta di “Ritorno al futuro” anticipato di qualche anno, il tema della deviazione, della diversità, ritorna sullo sfondo.
Addirittura romantica appare la storia di un mostro marino innamorato del richiamo di una sirena da nebbia. Quante storie “comuni”, “banali” potremmo proiettare su questo racconto: l’eccessiva aspettativa, la fatica per raggiungere un qualcosa che si rivela poi non essere all’altezza di quanto immaginato, la reazione dapprima di cieca rabbia e poi di disperazione. L’ultimo racconto, invece, appare quasi satirico, nell’assurdità di una creatura di un film di animazione che appare tanto più terrificante quanto il suo creatore la rende somigliante al produttore del film. Sembra quasi che Bradbury abbia avuto a che fare con personaggi, probabilmente non piacevoli, dello stesso tipo.

Le poesie alternate ai racconti sono di gran lunga la parte più scanzonata e ingenua, e certamente quella che risulterà più gradita ai bambini. La danza incredibilmente leggera dei dinosauri ricorda in tutto e per tutto “Fantasia” di Walt Disney, mente lo sbadato vigile che multa un dinosauro ci mostra ancora una volta la chiusura mentale della società davanti a chi è, o appare, diverso. Ma stavolta è il conformista a essere messo in minoranza: Bradbury ci lascia sempre un filo di speranza.