Eco a perdere
- Autore: Fabio Izzo
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2005
Eco a perdere, primo romanzo di Fabio Izzo, è una storia inusuale, un insieme di riflessioni che sgorgano dalla mente dello scrittore soprattutto nel profondo della notte.
“... a domandarmi in questo mondo e in altri modi queste cose e altre tra cui come si scrive un romanzo che sia comprensivo dei grandi misteri a me nascosti e delle grandi verità che io non conosco e che mi possa un giorno far sedere al grande tavolo della letteratura a fianco di tutti quei nomi slavi dimenticati dalla letteratura. Non volevo mica un posto vicino ad Eco, io!”
L’autore desidera per sé nient’altro che un angolino nel mondo della letteratura in cui ritrovare però tanti grandi, forse meno apprezzati o meno famosi, come Milosz, Wat, Dick, Brandys, Schultz, Singer, Ginsberg e altri ancora, tutti a lui cari. Già, perché, in fondo, chi scrive è un ragazzo ancor molto giovane ma con le idee chiare, uno che, per divenire indipendente, ha fatto un po’ di tutto compreso il segretario di seggio. Izzo mischia il presente ai ricordi e fa un uso della lingua particolare, a tratti insolito; con essa gioca e poi dialoga con un "alter ego" cui confessare i propri desideri, i propri dubbi.
“... ma come si scrive un romanzo? (...) Si è bisognosi di un’età in cui cominciare a scrivere? (...) E chi li acchiappa poi i capolavori? Capolavori corali dell’800, individuali del 900, capolavori del super io, come questo romanzo che si scrive da sé e si fa leggere da voi...”
Il libro, a metà tra l’autobiografia e la personale presentazione ai lettori da parte di un giovane scrittore, ci racconta di un autore che scrive ma non porta a termine, che lascia incompiute le sue versioni letterarie, uno i cui echi si perdono per poi ritrovarsi.
Ci sono anche riferimenti ai luoghi cari a Izzo: tra essi alcune città del Sud come quelli delle squadre citate nelle partite calcistiche o della Napoli in cui questi voleva scrivere un racconto, ma c’è anche quell’angolo di Monferrato in cui lui è cresciuto e vive. Ogni tanto, tra un pensiero e l’altro fa capolino “il tipo delle domande” e ci si chiede come abbian fatto quei due a trovarsi.
Questo non è, come dice Fabio Izzo, “un romanzo normale”, è scritto per coloro che amano letture intelligenti, assolutamente non banali, per coloro che vogliono seguirlo nel suo viaggio tra le parole che non sono mai inutili, che sono usate ad uopo ma che non vanno lette con superficialità perché, anche se l’autore non vuol esser Eco, nessuna eco delle sue riflessioni sulla scrittura e sulla letteratura vada perduta.
Eco a perdere
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