Gli alberi della libertà
- Autore: Margherita Merone
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
Margherita Merone, giornalista, scrittrice sannita e romana d’adozione, ha esordito come autrice con il romanzo Chat story, una storia d’amore nata tramite il web, con la quale vinse il premio Nuova Letteratura. Scrittrice di grande sensibilità, dopo un periodo di pausa ha pubblicato quest’anno Diario. La gioia, il suo ultimo lavoro nel quale narra il suo incontro con la fede, fonte di gioia e di vita.
Gli alberi della libertà è il suo romanzo del 2002, un titolo che da subito mi ha incuriosita, la cui trama è un intreccio tra gli avvenimenti storici e d’amore. Elisabetta, detta Lilly, è la protagonista del romanzo, una giovane giornalista che dopo un’intensa riunione in redazione, dopo aver superato indenne le polemiche con i colleghi che ne erano seguite e dopo aver terminato in tempo il suo articolo sull’Unione Europea, che le aveva prosciugato le ultime forze, aveva deciso, quella sera, di andare subito a letto. Al suo risveglio si ritroverà in un passato lontano, in una camera scarna di mobilio, in un letto non suo, con vestiti inusuali, nella città di Benevento tra la gente in subbuglio, vie impolverate, fontane, carrozze, cavalli e con il Duomo che, nella sua nobiltà, spunta in fondo alla strada.
Mi risvegliai in un letto che non era affatto quello nel quale mi ero infilata la sera prima … dove era finito il mio PC … una strana inquietudine cominciò a prendermi: insomma, dove diavolo ero finita?
Si ritrovava indietro nel tempo, duecento anni prima, vestita di tutto punto, gonna ampia e cuffietta in testa, con una famiglia al completo e in una palazzo con servitori. Era finita nel secolo dei Lumi,
il meraviglioso secolo di Kant, di Mozart, e Voltaire e soprattutto il secolo della Rivoluzione francese, la madre di tutte le rivoluzioni.
Era il gennaio del 1799, le truppe francesi alla guida del generale Championnet avevano costretto alla ritirata l’esercito borbonico e Re Ferdinando IV aveva abbandonato Napoli, lasciando tutti nella disfatta. I Francesi arrivarono a Benevento distruggendo e depredando, peggio dei barbari. Anche il governatore della città si era dato alla fuga, e per le strade regnava solo paura e confusione.
“Cosa stava avvenendo nelle altre zone, chi comandava a Napoli, e a Roma dove anche il Papa era stato detronizzato? Per quanto pacifica poi, quella che la città stava subendo era pur sempre un’invasione: questo comportava soldati in casa, requisizioni, nuove disposizioni che ci sarebbero state impartite, nuovi padroni a cui obbedire … l’esercito francese, poi, dopo la rivoluzione era stato liberalizzato, ovvero reso libero di appropriarsi di qualunque ricchezza per autosostenersi … combattevano per sopravvivere, seguivano i loro generali perché campavano meglio, avrebbero potuto anche arricchirsi, tornare in patria con un po’ di bottino, magari qualcuno ci credeva pure, nella rivoluzione, ma i più volevano solo un posto sicuro all’ombra di un protettore.“
Elisabetta vivrà momenti intensi e sorprendenti. Sdoppiata in un mondo parallelo, si ritrova ad ascoltare conversazioni su cosa fare, su cosa sarebbe avvenuto di lì a poco, sente parlare di Repubblica e di Costituzione. Sono le parole del giovane conte Antonio, suo cugino, il quale cercava di convincere suo padre che i tempi erano maturi per la rivoluzione. Egli era dalla parte dei Francesi, pronto alle armi e a partire per Napoli, ma le sue idee di appassionato giacobino poco si facevano largo tra le certezze dei princìpi feudali nella famiglia di Elisabetta. Lei, invece, attratta da quel giovane vigoroso con i capelli bruni così preso dalla politica, lo guardava con ammirazione, cogliendo l’ardore delle sue parole e il suo coraggio. Senza che se ne fosse resa conto, era già innamorata. Nel gran trambusto e in un clima da terrore robespierrano, nel mezzo della piazza Orsini i rivoluzionari, di notte, avevano piantato l’albero della libertà. Il loro simbolo di resistenza veniva sradicato la mattina, per poi essere reimpiantato, proprio come il sogno rivoluzionario di un popolo che non ha mai fine.
Con un intelligente stratagemma l’autrice, nel narrarci una intensa e drammatica storia d’amore, racconta la sua terra, una storia di avvenimenti dolorosi tra invasori e vinti, una terra ferita e saccheggiata, ma mai consegnatasi al nemico. Un romanzo storico originale, coinvolgente, ben documentato e di piacevole lettura.
Gli alberi della libertà
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