Gli irriducibili - Storie di brigatisti mai pentiti
- Autore: Pino Casamassima
- Genere: Politica ed economia
- Casa editrice: Laterza
- Anno di pubblicazione: 2012
L’irriducibile non ritiene affatto conclusa la strategia della lotta armata, perché la sua sconfitta è solo riconducibile in un segmento storico di un percorso lungo ma inevitabile, che può anche contemplare una, due, più sconfitte. La resa è quindi inconcepibile. (pag. 26)
Nella galassia del terrorismo di sinistra, tra le molteplici sigle dei gruppi eversivi sorti negli anni Settanta, le Brigate rosse hanno rappresentato l’elemento di punta trainante, culminato con il rapimento e l’assassinio di Aldo Moro.
Lo Stato è riuscito a sconfiggere i terroristi, ma non tutti si sono arresi. Tra i brigatisti, esistono tutt’oggi alcuni irriducibili che non sono mai scesi a patti con quelle istituzioni considerate da sempre nemiche. Sconfitti, dunque, ma non vinti.
Pino Casamassima, giornalista del Quotidiano Nazionale, con diverse pubblicazioni alle spalle sul fenomeno dell’eversione, ha raccolto le storie e le esperienze di uomini e donne che non si sono né dissociati né tanto meno pentiti. Protagonisti della lotta armata che hanno scelto di non avvalersi dei benefici offerti dallo Stato borghese, da loro mai accettato e sempre combattuto – come invece hanno fatto molti loro ex compagni di lotta, arrivando magari a ricoprire persino incarichi degni di rilevanza istituzionale e ben retribuiti -, ma restando coerenti fino in fondo con i propri ideali rivoluzionari, senza disconoscere il passato.
Ecco, quindi, le testimonianze di alcuni artefici degli anni di piombo: Renato Curcio, uno dei fondatori delle Br, Tonino Loris Paroli, Piero Bertolazzi, Prospero Gallinari, Raffaele Fiore, Angela Vai, Cesare Di Lenardo. Significativa la storia di Nadia Desdemona Lioce - simbolo di un nuovo ritorno all’azione del partito armato - , condannata di recente all’ergastolo nel carcere dell’Aquila, implicata negli attentati mortali ai professori Massimo D’Antona e Marco Biagi.
Particolare, poi, l’esperienza di Paolo Maurizio Ferrari, brigatista della prima ora, arrestato nel lontano 1974 e uscito trent’anni dopo senza aver chiesto mai uno sconto di pena, soprattutto senza aver mai ferito o ucciso nessuno, ma soltanto in quanto finito dentro troppo presto perché se ne avesse avuto l’occasione non avrebbe esitato a premere il grilletto.
A un giornalista de “l’Unità” che dopo la sua scarcerazione aveva sottolineato la sua detenzione trentennale pur in assenza di qualsiasi reato di sangue, aveva risposto piccato che in quelle parole riconosceva il nemico di sempre: quel giornale, “primo fra tutti i quotidiani ’borghesi’ ”, era stato “ in prima fila contro le Brigate rosse”. (pag. 167)
Le testimonianze ne "Gli irriducibili - Storie di brigatisti mai pentiti" raccolte non rappresentano certo un tentativo di mitizzare le figure di questi ribelli, bensì sono utili per analizzare il fenomeno osservandolo dalla parte dei protagonisti che lo hanno generato. Il libro, infine, dà anche voce a coloro che hanno pagato un pesante tributo a quella tragica stagione: i familiari delle vittime del terrorismo.
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