I sovversivi. Morti impugnando un’arma
- Autore: Pino Casamassima
- Genere: Storie vere
- Anno di pubblicazione: 2011
La storia di Mara Cagol, Walter Alasia, Barbara Azzaroni, Matteo Caggegi, Lorenzo Betassa, Riccardo Dura, Annamaria Ludman...
La storia degli anni di piombo non è una storia di Bene e Male assoluti e nemmeno una di quelle che ti consente di dividere in modo dicotomico vittime e carnefici. La storia degli anni di piombo è una storia di uomini e donne contro, di sogni interrotti armi in pugno, intrisa di lacrime e sangue, e perciò è una storia per anime forti sgombre - soprattutto - da livore o pregiudizio ideologico. Sarebbe superficiale liquidarla come mero delirio di onnipotenza generazionale, decontestualizzare la vicenda della lotta armata, scinderla dal contesto politico e sociale dei Settanta/Ottanta italiani, e – perché no – anche dai vissuti “minimi” dei suoi protagonisti: è l’errore storiografico più marchiano che si possa commettere, in buona o mala fede.
Lo sa bene Pino Casamassima che ne "I sovversivi. Morti impugnando un’arma" (Nuovi Equilibri, 2011) muove proprio dalle vicende “esemplari” di alcuni militanti della Brigate Rosse e di Prima Linea. Le vite interrotte di “Mara” Cagol, che prima sposa Renato Curcio, quindi fonda le BR; di Walter Alasia, venti anni appena quando muore in uno scontro a fuoco nella sua Stalingrado d’Italia (Sesto San Giovanni); della militante PL Barbara Azzaroni, uccisa in un bar di Torino con Matteo Caggegi, giovane operaio della Fiat; di Lorenzo Betassa, Riccardo Dura, Annamaria Ludmann, Piero Panciarelli, gli imprendibili della colonna genovese, “giustiziati” in un’alba livida e ingloriosa dal commando armato del generale Dalla Chiesa.
Storie ordinarie di stra-ordinaria violenza (“se entri nelle Brigate Rosse il meglio che puoi aspettarti è di finire in galera” veniva detto agli aspiranti brigatisti), raccolte e raccontate in pudicizia di stile, con il rispetto dovuto ai morti, compresi quelli morti dalla parte sbagliata, per un’idea. Casamassima non è nuovo a excursus letterari aventi come oggetto l’eversione di sinistra. In forza della sua autorevolezza ci regala, quindi, un saggio imprescindibile, che si legge come un romanzo (non è una frase fatta, provare per credere). La narrazione è serrata, la scrittura asettica, puntuale. Fra le numerose testimonianze che arricchiscono il lavoro, quelle “inedite” di Renato Curcio, Oscar Alasia e Maurice Bignami, sulla sua compagna Barbara Azzaroni. Una lettura propedeutica, per chi conserva ancora orecchie e capacità di intendere.
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