L’ultimo concerto. Romanzo di formazione, musica e politica nell’Italia degli anni Settanta
- Autore: Pino Casamassima
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2015
5 luglio 1971 è il punto di non-ritorno. Il concerto mancato dei Led Zeppelin al Vigorelli di Milano è una data-simbolo, una delle tante della lunga stagione di fuoco italiana. Il 5 luglio 1971 sono gli slanci generazionali – politica, piazza, bandiere, giustizia proletaria – già in necrosi da terrorismo: dalle chiavi inglesi alle P38 come espressione di violenza sistematica, con il pretesto nobile dell’Ideologia. Quando Page & band arrivano sul palco del Velodromo la situazione è da malabolgia. Aprendo i cancelli a quelli “rimasti fuori” gli organizzatori hanno commesso l’errore della loro vita. Il pubblico del Cantagiro (che ospita il concerto) ha capito l’antifona e vorrebbe scappare mentre sul palco piove di tutto. In campo si fugge alla cieca, compreso dai lacrimogeni che la polizia ha cominciato a sparare. In Italia tira una brutta aria anche ai concerti e non siamo che all’inizio. Stop frame.
Pino Casamassima è un saggista, uno dei più attenti, specializzati in storie e contro-storie degli anni di piombo. Non è un caso che per il suo romanzo d’esordio abbia pensato (anche) ai “fatti” del Velodromo di Milano. Titolo e sottotitolo, dal canto loro, la raccontano tutta: “L’ultimo concerto. Romanzo di formazione, musica e politica nell’Italia degli anni Settanta” (Crac edizioni, 2015). La narrazione secca rafforza il concetto e contribuisce alla resa. Un drappello di giovani amici-militanti di “provincia” e il miraggio di una serata-evento finito in frantumi. Una metafora dei desideri e delle vite di alcuni di loro finite in frantumi a loro volta. Fra i meriti evidenti di questo libro c’è che scatta e poi dura quanto basta: nemmeno 100 pagine, un lampo, tanto quanto è durata la stagione dei sogni interrotti del Sessantotto, saltati per aria già a Piazza Fontana. Il romanzo, inoltre, non filosofeggia e non le manda a dire, contraddicendo la vocazione al pontificio di buona parte della no-fiction o della fiction-narrativa italiana. Alcune citazioni da testi di canzoni di quel tempo costituiscono l’ideale commento sonoro a una trama acre come l’odore dei gas lacrimogeni e malinconica come una presa di coscienza che non ti andava di prendere. Anche la musica, allora, era roba seria, da vivere sul serio. Quest’ultima però era cosa buona e giusta.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: L’ultimo concerto. Romanzo di formazione, musica e politica nell’Italia degli anni Settanta
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