I Lupi di Roma
- Autore: Andrea Frediani
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Newton Compton
- Anno di pubblicazione: 2021
Un imperatore due volte scomunicato assedia Roma, la malaria imperversa, le grandi famiglie capitoline si sfidano invece di far fronte contro l’invasore tedesco, la Chiesa e il papato ostentano sfarzo violando il voto di povertà, le eresie abbondano, gli infedeli prosperano. Il francescano che urla queste invettive in riva al Tevere è un invasato, ma denuncia la situazione oggettiva nell’agosto 1241. Siamo nel romanzo di Andrea Frediani I Lupi di Roma (416 pagine), novità e solita produzione eccellente tanto per lo scrittore e saggista romano che per Newton Compton, la casa editrice che da anni mette in circolazione le sue opere.
Frediani si cimenta questa volta con un impegno senza precedenti: offrire dignità storica, visibilità e contenuti alla contrastata scalata al potere di una delle famiglie romane in conflitto tra loro per secoli.
Da troppo tempo l’Italia è preda delle mire di sovrani stranieri, dice Matteo Rosso Orsini ai figli e nipoti. Aggiunge che serve una dinastia locale, capace di comprendere i bisogni degli italiani, evitando che altri facciano proprie le tante risorse della penisola. “Siamo stati troppo a lungo sotto il giogo di tedeschi e normanni”, è ora che l’Italia torni in mano a chi la popola e che Roma riprenda un ruolo centrale in un regno, se non in un impero.
Nelle parole del secondo capostipite delle fortune degli Orsini, c’è uno dei diversi motivi di interesse di questo affresco storico: la suggestione di una famiglia che fin dal Medioevo guarda all’unità del nostro paese con la stessa visione dei Savoia, ma in anticipo di sei secoli.
Trentasei anni dopo, i discendenti di Matteo Rosso Orsini sono cresciuti, in ogni senso, non solo di età. Il figlio Giovanni Gaetano è cardinale decano del Sacro Collegio, consigliere e guida di papa Giovanni XXI. Il minore Giordano è canonico della cattedrale del Capitolo di York. Il nipote Orso è podestà di Viterbo, dimora dei pontefici per l’aria più salubre. L’altro nipote, Matteo Rubeo, è tra i cardinali più influenti. Matrimoni accomodati tra le famiglie hanno sopito rivalità, quella coi Colonna è in via di superamento e chissà che altre unioni non possano cementare altri nobili romani, pensa Perna, giovane discendente che vive una passione clandestina per Annibaldo, figlio di Pietro degli Annibaldi, la fazione più ostile agli Orsini.
Giovanni XXI muore, travolto dal crollo di un solaio e cinque mesi più avanti i principi della Chiesa sono allo stallo, nel palazzo papale di Viterbo. I pochissimi elettori sono divisi tra i francesi e Giovanni Gaetano, col cardinale Savelli che non decide da che parte stare, facendo mancare la maggioranza obbligatoria dei due terzi per chi deve ascendere al soglio pontificio. La popolazione, sobillata dal re Carlo d’Angiò, assale il conclave, le guardie di Orso contengono i tumulti ma non possono evitare la decisione di chiudere i cardinali votanti fino al voto risolutivo, sigillandoli nel conclave a pane e acqua, con un solo collaboratore ciascuno. Savelli è sul punto di cedere, votando dalla parte francese, ma una lettera di Rodolfo d’Asburgo rovescia la situazione, aderendo alla pretesa vaticana di ottenere le Romagne, finora nelle sue mani. In cambio, trattando col cardinale Orsini, ha chiesto il riconoscimento dei suoi diritti sul Sacro Romano Impero. È la pace con l’imperatore e garantisce un ampio territorio allo Stato della Chiesa, per merito di Giovanni Gaetano, che ora non ha più rivali. Viene eletto sul trono di Pietro, col nome Niccolò III.
È il momento di rendere la famiglia Orsini la più importante d’Italia, come viene insegnato a tutti i componenti fin da bambini, nutrendoli delle ambizioni della casata come del cibo a tavola. Tutto ruota intorno all’elezione papale, senza la quale non avrebbero retto a lungo alle trame dei potenti rivali.
Frediani maneggia la storia come se fosse in svolgimento davanti ai suoi occhi, ci porta nel vivo degli eventi, segue le vicende e i caratteri di una moltitudine di personaggi, principali e minori. La sua capacità di gestire masse di comprimari è diventata proverbiale, già dimostrata nel romanzo sui primi cinque imperatori di Roma, La dinastia (Newton Compton, 2012), dove aveva seguito vicende trame e complotti della gens Giulio Claudia: Ottaviano Augusto, il successore Tiberio, poi Caligola, Claudio e infine Nerone.
L’esigenza di seguire una quantità di protagonisti è legata anche alla caratteristica storica peculiare del secondo Papa Orsini (il primo era stato Celestino III, al tempo del nonno di Matteo Rosso).
Niccolò III è stato il pontefice più nepotista, fino al punto di cercare di creare una serie di Regni nell’Italia centrale, da assegnare ai suoi nipoti. Non aveva precedenti la nomina, subito dopo l’elezione, di quattro nuovi cardinali, tutti della famiglia.
La lista dei congiunti beneficiati dal pontefice Orsini sarebbe ancora più lunga, assicura Frediani. Non ha potuto tenerne conto, però, dovendo fonderne o ignorarne diversi, per non creare ulteriori sottotrame. Ha fatto lo stesso con gli eventi, alcuni ravvicinati nel tempo per esigenze di cadenza narrativa, negli otto anni in cui si svolgono le vicende raccontate, da Niccolò alla morte di Martino IV.
Più che sulla fedeltà alla cronaca - che non manca - ha puntato sulla qualità narrativa della storia e lettori gliene potranno essere riconoscenti, anche se la appassionati di storia potrebbero avere da obiettare. Credo che ci si possa iscrivere al primo partito, quello dei fan di una fiction il più possibile attendibile anche se non necessariamente aderente nei particolari, se serve a dare ritmo al racconto. Il Frediani dei lupi dell’Urbe medioevale è un grande narratore, come sa essere un grande saggista quando accompagna nelle pagine più vere e sorprendenti della storia. Questa volta non era il caso e va bene così, molto bene.
I lupi di Roma. La saga degli Orsini
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