I custodi della biblioteca di Glenn Cooper

Glenn Cooper, uno degli autori più importanti dell’ultimo decennio, torna a far parlare di sé. In concomitanza alla uscita del suo nuovo romanzo “Dannati”, la casa editrice Tea ha deciso di pubblicare nella sua collana SuperTEA l’opera conclusiva della trilogia avviata nel 2009.

Con “La biblioteca dei morti”, l’autore ha riscosso un successo clamoroso, confermato ripetutamente negli anni successivi con un proliferare continuo di grandi romanzi.
La prima opera dell’autore è stata accolta dal pubblico con entusiasmo, merito soprattutto della grande originalità del lavoro, coronata da bravura stilistica ed attenta ricerca. “Il libro delle anime”, il secondo volume della trilogia, è stato dai più apprezzato, nonostante fosse già allora evidente il dislivello esistente tra il primo e il secondo manoscritto.
Ora, a distanza di tempo, ci troviamo di fronte al capitolo conclusivo di questa storia dilatatasi negli anni e l’opera conclusiva non mi è apparsa all’altezza delle precedenti. Non del tutto, perlomeno.
“I custodi della biblioteca” è un romanzo piacevole, ma non accattivante. Manca quel quid in più, quell’effetto sorpresa che è solito caratterizzare tutte le opere di questo autore.

Glenn Cooper dimostra di avere una grande padronanza della materia: le sue idee sono espresse con ordine e precisione. Niente è lasciato al caso e ogni elemento riesce ad incastrarsi alla perfezione con i restanti della trama, dando equilibrio all’intero romanzo. Lo stile è scorrevole e la scrittura semplice, ma curata. L’autore coinvolge con semplicità, immergendoci con delicatezza nella storia. Ciò che fa de “I custodi della biblioteca” un’opera buona, ma niente più, è il poco interesse della trama. Lo spettatore giunge dall’esperienza dei due libri precedenti, con il risultato inevitabile di rimanere deluso. Prima inevitabile osservazione, a tal proposito, sono le numerose pagine di riepilogo, per così dire, della storia passata. Il romanzo dedica molte, troppe attenzioni a ciò che è stato, dimenticandosi di sviluppare con toni più accattivanti il presente.

La storia appare come un ibrido: non è abbastanza reale da essere credibile, né tanto surreale da essere mistica e misteriosa. Rimane avvolta in questo alone passato, come se vivesse di una rendita acquisita negli anni. A volte si ha la sensazione che l’autore fosse a corto di idee per il finale di questa storia. Gli ultimi capitoli sono trattati con rapidità e troppa semplicità, lasciandoci con un po’ di delusione addosso.

Nel complesso è un libro da leggere con poche aspettative, ma con lo sguardo innamorato di chi sa lasciarsi coinvolgere dalle magistrali parole di un autore come Glenn Cooper!