Clean. Tabula rasa
- Autore: Glenn Cooper
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Nord
- Anno di pubblicazione: 2020
Una malattia sconosciuta che si diffonde così rapidamente da diventare ben presto una pandemia. Disastrose conseguenze non solo per la salute, ma per l’ordine sociale e gli equilibri economici di tutto il pianeta. La frenetica corsa per trovare una cura, un vaccino...
Sembrerebbe la descrizione dell’attuale situazione che, a livello mondiale, è stata causata dal dilagare del Covid-19. Invece, è la trama di Clean. Tabula rasa (Nord, 2020, traduzione di Barbara Ronca), l’ultimo romanzo dello scrittore americano Glenn Cooper, stabile sulla scena letteraria internazionale fin dal primo grande successo de La biblioteca dei morti.
Uno degli obiettivi principali della ricerca medica è trattare efficacemente, forse addirittura debellare, malattie come il cancro, il Parkinson o l’Alzheimer: nel Baltimore Medical Center l’ambizioso dottor Steadman sta per iniettare la prima dose alla paziente 01, Mrs Noguchi, scelta per la sperimentazione di una nuova terapia genica in grado di curare l’Alzheimer. La Fase Uno, che coinvolge un piccolo gruppo di pazienti, deve garantire la sicurezza, mentre la Fase Due – applicata a più soggetti – dovrà fornire le prove dell’efficacia del trattamento. Le componenti essenziali di questa terapia genica, ovvero un composto terapeutico e un vettore virale, dovrebbero accelerare la degradazione della sostanza tossica che si accumula nel cervello dei pazienti affetti dal morbo di Alzheimer provocando la perdita della memoria.
Due fattori, però, interferiscono con la riuscita della sperimentazione: due gravi violazioni del protocollo.
Il nipote della paziente si presenta presso l’ospedale e viene lasciato passare per una visita non prevista e, soprattutto, non autorizzata.
Tosse e sudori freddi vengono da lui attribuiti a un’allergia, invece:
“Lui si chinò su di lei e la baciò sulla fronte: quando lo fece, tossì di nuovo. «Scusa.» Si rimise la mascherina. Le goccioline di saliva fuoriuscite dalla bocca di Ken si muovevano a una velocità di quindici metri al secondo, una nebbiolina lievissima che coprì le palpebre della donna. Le particelle del virus che lui aveva portato con sé dal Giappone si posarono sulla congiuntiva, rosa e scintillante. E prima che lui avesse lasciato la stanza, erano entrate nel flusso sanguigno.
La mattina dopo, il virus del nipote aveva sopraffatto le difese immunitarie della donna, superando la barriera emato-encefalica. All’interno del suo cervello, milioni di particelle virali infettarono milioni di neuroni, e alcuni di loro entrarono in contatto col virus iniettato per la terapia genica. Quando s’incontrarono, i due virus si avvinghiarono l’uno all’altro, come se fossero incollati. E fusero le loro membrane. Subito il loro materiale genetico iniziò a combinarsi.
Dal loro incontro nacque un nuovo virus, ancora senza nome”.
La paziente muore e il contagio si propaga. L’unica soluzione sarebbe attivare il gene suicida – una specie di interruttore di sicurezza –, inserito nel vettore virale per autodistruggersi. Un piano alternativo che però non può essere attuato perché – come si viene a sapere solo dopo il suo suicidio –, a causa delle difficoltà incontrate nel mantenere la stabilità del virus vettoriale quando veniva inserito il gene suicida, per rispettare la tabella di marcia e all’insaputa di tutti i collaboratori e del comitato etico, il dottor Steadman aveva ordinato di eliminare il gene suicida e di non dire nulla a nessuno.
Da questo momento gli eventi precipitano.
Jamie Abbott, uno dei medici che ha lavorato a questa sperimentazione e che risulta immune, prende la difficile decisione di dichiarare un’emergenza di livello uno e la quarantena per chi è entrato in contatto con i malati, i cui deficit clinici riguardano sostanzialmente la memoria e il linguaggio: permane, fortunatamente, la capacità di riacquisire nozioni e di immagazzinare informazioni.
L’epidemia coinvolge circa l’85% della popolazione mondiale con conseguenze catastrofiche: bancomat, supermercati e farmacie vengono presi d’assalto; le comunicazioni vengono interrotte, così come la distribuzione di acqua, energia elettrica e di gas; nessuno è in grado di mantenere ordine e giustizia.
Ridotti ad animali che rispondono solo a istinti primordiali – mangiare, ripararsi e riprodursi – i contagiati vagano come morti viventi, vulnerabili e soli, in cerca di ciò – o di chi – può soddisfarli.
Fra le prime vittime della pandemia c’è Emma, l’irritante e ribelle figlia adolescente di Jamie, e la sua amica Kyra: è per salvare loro e gran parte dell’umanità che il ricercatore ha sviluppato metà della potenziale cura contro il virus. Ha però bisogno di raggiungere Indianapolis dove la virologa Mandy Alexander potrà consegnargli l’altra metà.
Il ricercatore è così costretto a intraprendere, da Boston, un pericoloso, lungo e tortuoso viaggio attraverso un paese dilaniato, abbandonato nelle mani di soggetti che, con motivazioni diverse, cercano di approfittare della situazione e rallentano la corsa verso la realizzazione della cura.
Fra questi, Blair Edison – “un buzzurro di destra assetato di potere, che voleva trasformare gli infetti in soldati di Cristo per sterminare i non credenti” –, uno dei primi a rendersi conto che il mondo sta cambiando in fretta e che si stanno formando ovunque alleanze fra chi non è stato colpito dal virus. Edison possiede le abilità che fanno la differenza, che gli permettono non solo di sopravvivere, ma addirittura di prosperare: sa cacciare e pescare, pulire una carcassa, coltivare e coordinare le persone.
Apprezza l’immagine di un Dio misericordioso, ma non disdegna nemmeno quella di un Dio vendicativo. E, stanco di sentir parlare di diversità e inclusione, del dover essere buoni con depravati e pezzenti di ogni risma, ho ora la possibilità di cambiare le cose, di costruire una società migliore e virtuosa, reclutando i malati: non ha nessuna intenzione di far ricordare loro chi sono stati, ma piuttosto insegnare loro a essere ciò che vuole lui. Anche se non è mai stato un militare, ha visto abbastanza film da sapere come funziona: si radunano le reclute, il sergente istruttore le demolisce, poi rimette insieme i pezzi fino a ottenere dei combattenti implacabili. Le sue reclute sono già a pezzi: “Tabula rasa, si riparte da zero”.
A centinaia di chilometri di distanza, nel loro campeggio estivo, anche i coniugi Holland si considerano degli eletti:
“Per dirla in termini biblici, si potrebbe affermare che questa epidemia arrivi da un Dio arrabbiato, un Dio che desidera purificare il popolo da tutti i mali, nello stesso modo in cui il popolo di Noè fu purificato dal Diluvio Universale. Si potrebbe anche aggiungere che io e mia moglie siamo stati scelti come strumenti per un rinnovamento spirituale e culturale”.
E hanno messo a punto il programma “Tabula Rasa” che intendono diffondere a milioni di persone:
“Il punto è che esiste una filosofia morale basata sugli insegnamenti giudaico-cristiani, e noi ci siamo resi conto che potevamo usarla come nuovo programma di studi, un nuovo software per riprogrammare la tabula rasa che ora sono le loro menti. Avremmo insegnato loro le nozioni di bene e di male, di giusto e sbagliato, di peccato e di salvezza”.
Il loro intento è riprogrammare i malati in versioni migliori di sé. Col tempo, a Dio piacendo, potrà essere fondata una nuova società morale e americana, più vicina a quelle che immaginavano i Padri Fondatori e che non si è mai concretizzata per via delle malsane influenze esterne che l’hanno corrotta.
Senza Internet, senza televisione, senza film e senza giornali a infettare le menti col loro sudiciume, i loro insegnamenti non potranno mai essere sfidati dalla malvagia seduzione del peccato.
Spinto anche dai sensi di colpa, Jamie potrà sperare di portare a termine la propria missione solo dopo aver superato una serie di imprevisti ed essere fuggito dai luoghi in cui è stato tenuto prigioniero.
Il nuovo romanzo di Glenn Cooper ha il merito di offrire diversi spunti di riflessione. Dall’idea di una trama (scritta in tempi non sospetti) che ricalca – per fortuna, solo in parte – l’evolversi della pandemia di Covid-19, ai vagheggiamenti dei suprematisti, che rappresentano per gli Stati Uniti una grave minaccia interna, fino alle convinzioni etiche e morali che, in situazioni così estreme, vengono messe a dura prova, l’autore ha saputo seguire gli sviluppi e le involuzioni causate del propagarsi del virus, in tempi in cui il malessere sociale è già diffuso.
Particolarmente spiazzante l’epilogo.
Come a intendere che è il viaggio che conta, non la destinazione, Glenn Cooper dedica poche righe al vaccino che, messo a punto grazie alla teoria di Jamie, ha permesso ai primi malati curati di ritrovare ogni singolo ricordo immagazzinato nelle loro menti prima che venissero contagiati e di diventare le persone che erano state.
Purtroppo, contraddicendo l’anelito che lo aveva spinto a intraprendere la corsa verso il rimedio, Jamie prenderà una decisione che non lo renderà certo migliore degli stessi nemici che ha coraggiosamente combattuto.
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