Il Divoratore
- Autore: Lorenza Ghinelli
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Feltrinelli
- Anno di pubblicazione: 2021
Per il suo debutto nella narrativa nel 2008 la sceneggiatrice, scrittrice e docente Lorenza Ghinelli ha scelto la sua Rimini, dove è cresciuta e attualmente vive. Infatti Il Divoratore è ambientato in una Rimini tardo primaverile, lontana dai circuiti turistici e sfiorata dagli occhi distratti di chi ci vive da sempre. Nei cortili senza verde di caseggiati in cemento. Nel parco Marecchia dell’omonimo fiume tagliato dal Ponte Tiberio dove si può incontrare il Male. Il mare, invece, è il testimone muto di notturni inquietanti dove freddo, umido, salmastro, buio avvalorano timori e paure profonde; alimentano confidenze e rivalità tra chi sta diventando grande.
Il Divoratore, tradotto in 7 lingue a seguito del grande successo nel nostro Paese e tornato in libreria nel 2021 per Feltrinelli, è un noir-horror a tinte forti dalla trama affatto scontata. Segue le vicende di un gruppo di ragazzini, dagli 8 ai 14 anni, inghiottiti da una spirale di violenza cupa e perturbante. Perché ciò che li porta via ha l’inconsistenza dell’aria e il volto dell’ignoto.
Se è vero che le sfaccettature della prima adolescenza stanno a cuore all’autrice, come dimostrano i successivi romanzi Tracce dal silenzio e Con i tuoi occhi. È altrettanto vero che la penna della Ghinelli ama soffermarsi leggera e tagliente sul personaggio svantaggiato. Un giovane la cui diversità si rivela una risorsa preziosa e fragile da maneggiare con cura e da proteggere.
I membri del gruppo, amici da sempre, sono impegnati nella ricerca della propria identità fuori dal nucleo familiare. Il mondo degli adulti è presentato sempre negativamente come luogo di violenza o iperprotettivo; indifferenza o mancanza di ascolto; di ciechi divieti che uccidono i sogni; di educazione comandante e proibitiva. Perché i genitori, incapaci di badare a loro stessi, hanno abdicato da tempo al loro ruolo formativo.
In uno dei tanti pomeriggi di gioco, Pietro affetto dalla Sindrome di Asperger viene inaspettatamente umiliato e picchiato dal leader del gruppo, di nome Filippo impaziente di scaricare la sua rabbia. Ma anche gli altri hanno la loro fetta di responsabilità, perché complici passivi amano la violenza oppure covano rancori per non impedirla. La notte stessa Filippo scompare nel nulla. I suoi vestiti vengono rinvenuti piegati in modo anomalo vicino al fiume.
In mancanza di indizi, la gente ha paura. Gli inquirenti ipotizzano con scarsa convinzione la pista della pedofilia.
Gli amici — lungi dal sentirsi in colpa per l’atto di bullismo — si sforzano di capire emozioni nuove che, in quanto tali, non sanno riconoscere e soprattutto hanno bisogno di stare insieme per interrogarsi sulla sorte di Filippo. Pietro vive una difficoltà tripla. È scosso dalle botte di Filippo. È ancora più traumatizzato dal fatto che qualcuno abbia profanato il suo diritto a isolare il mondo. Il trauma gli cuce la bocca, ma non la compulsione a disegnare ciò che lui sa di avere visto. Perché nel frattempo altri due ragazzini si sono volatilizzati e lui, Pietro, è l’unico testimone oculare. Un suo disegno, i tratti sembrano graffi di dolore, forse ha cristallizzato l’accaduto. Ammesso che gli adulti siano disposti ad ascoltarlo. A questo punto nella vicenda entra a gamba tesa Alice: giovane educatrice di Pietro che monopolizza l’attenzione del lettore.
I pregi de Il Divoratore di Lorenza Ghinelli mi sembrano tre. La scelta di presentare uno spaccato sulla crudeltà e l’aggressività degli adolescenti in gruppo che ha origine nelle relazioni intrafamiliari malsane, non necessariamente deprivate. La capacità di entrare nel mondo mentale di chi si isola dal mondo e di chi scivola nella pazzia di un fuori da sé, arginato nei reparti psichiatrici:
"Dalle porte lamenti, bisbigli, un luogo dove le ferite mentali suppuravano scivolando fra gli interstizi, di cervello in cervello, fino a divorare la logica".
L’alta qualità della scrittura: rapida, franta, di precisione chirurgica, studiatissima e scorrevole. L’autrice è molto brava a tratteggiare atmosfere orrorifiche in bilico tra percezione e dispercezione, ricordi e incubi che danno corpo alle nostre paure.
Parafrasando il romanzo: "le emozioni del lettore non rimarranno impigliate nel setaccio dell’anima". Consigliato anche a chi ha scarsa dimestichezza con le favole nere.
Il divoratore
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