Il campo del vasaio
- Autore: Andrea Camilleri
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Sellerio
“Pioveva a dirotto quella notte”: potrebbe così riassumersi l’incipit del romanzo, a mio parere, più complesso di Camilleri "Il campo del vasaio" (Palermo, Sellerio 2008). Qui ipocrisie sociali e infiltrazioni del potere mafioso caratterizzano la trama che cattura l’attenzione per il taglio del grottesco, per la mutevolezza delle scene dal gusto teatrale, per la presentazione di un Montalbano dalla personalità poliedrica. Hanno infatti qualcosa di avvincente in questo libro i suoi tratti comportamentali cosparsi di suggestioni culturali e di mutamenti interiori. Salvatore Silvano Nigro, in una sorta di postfazione, scrive:
“Montalbano è un buon lettore (…), è viziato dalla letteratura (…) e si lascia impigliare dalla telaragna del giallo. Risveglia i fondali assopiti della propria memoria letteraria, e cerca conferme alle oscure baluginazioni di una suggestione parallela”.
C’è anche il Montalbano dei sentimenti, degli affetti e della coscienza civile che viene ora visto nella rivolta contro l’inquinamento della natura. Avendo constatato lo stato di degrado della spiaggia nelle cui vicinanze sorge la sua casa, si ricorda che da ragazzo aveva letto un libro: Il Diluvio (Camilleri non accenna all’autore), in cui Ugo Betti parla d’una una catastrofe ecologica. Oltre a restare attratto dalle letture di cui a momento opportuno non manca di citare espressioni significative, egli vive ora la sua identità anche a livello onirico. Le prime pagine del libro sono infatti dedicate ad un suo strano sogno, con protagonisti anche il questore Bonetti-Alderighi e Totò Riina.
“La mafia stanotte ha preso il potere (…). E come voleva che andasse a finire nel nostro sventurato paese? Una leggina oggi, una leggina domani, e siamo arrivati a questo punto”.
Il commissario si chiede cosa volesse significare quel sogno: vuole interpretarlo alla maniera di Freud, mentre il monologo interiore gli si fa sempre più problematico e incalzante. Ma il vero giallo da risolvere riguarda un cadavere e Montalbano è aiutato nelle indagini anche dalla lettura di un libro di Camilleri, il Suo autore...
Un’ingarbugliata inchiesta, in cui Camilleri sarà abilissimo nel mostrare che la soluzione dell’indagine non va affidata alle apparenze. Bisogna indagare in ogni direzione per cercare la verità. Anche le ipotesi meno probabili, alla fine possono risultare quelle veritiere. L’epilogo contiene qualcosa di estrema attualità: vi si ritrova la rappresentazione dello stato d’animo di Montalbano, quello dell’uomo che, preso dalla malinconia, si percepisce come il povero puparo di ‘na mischina opira di pupi. E’ un commissario ormai che avverte il peso della stanchezza dovuta anche alle miserie della commedia umana:
Egli s’arrabbattava a fari funzionari la rappresentazioni come meglio putiva e sapiva. E per ogni rappresentazioni che arrinisciva a portare a termini, la fatica si faciva ogni volta cchiù pisanti. Fino a quanno avrebbe potuto reggiri?
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