Il cuore è una selva
- Autore: Novita Amadei
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Neri Pozza
- Anno di pubblicazione: 2020
Il romanzo Il cuore è una selva (Neri Pozza 2020) di Novita Amadei, nata a Parma, ma residente in Francia dove lavora nell’ambito delle migrazioni internazionali e dell’asilo politico, trae ispirazione dalla vita e dall’opera di Antonio Ligabue nato Antonio Costa, poi Antonio Laccabue (Zurigo, 18 dicembre 1899 – Gualtieri, 27 maggio 1965), uno dei maggiori pittori del nostro Novecento.
Precedenti opere dell’autrice sono: Dentro c’è una strada per Parigi (2014, finalista alla prima edizione del Premio Nazionale di Letteratura Neri Pozza), Finché notte non sia più (2016) e due raccolte di racconti: Ragazze di Parigi (2018) e Operazione umanitaria (2019).
“C’era una grossa bestia sotto la panca... C’è ancora... Appena più in là...”.
Quella strana figura che, durante la Messa di Natale celebrata in quella chiesa di un paese nella Bassa reggiana in provincia di Reggio Emilia, era un vagabondo che emetteva qualche suono roco, forse catarro, forse spavento. Un randagio, uno zingaro, o più probabilmente un matto fuggito da qualche vicino manicomio, certamente forestiero. Quindi era un diverso, non appartenente a quella piccola comunità di persone, brutto e dagli occhi da folle, da pazzo, rachitico e con il gozzo.
Preso in consegna da Don Aldino, il randagio, che aveva trascorso la notte in chiesa disegnando, in cucina aveva trovato del pane, caffellatte e un’arancia, esattamente come il Natale all’Istituto. Sì, perché quello strano personaggio era un ragazzo in età da soldato prelevato da due uomini in uniforme dall’Istituto per giovani deficienti in Svizzera, che avevano ordinato al giovane di portare solo quello che aveva nella borsa. I due uomini lo avevano scortato al confine e, di lì, al paese nativo di suo padre. Il viaggio era stato lungo e il ragazzo era scappato durante la visita di leva. Chissà, forse in quel paese della Bassa reggiana, quel giovane dal volto strano avrebbe trovato un po’ di pace, dedicandosi alla sua vera passione: la pittura. Quei quadri dipinti con potenza straordinaria, visionari e reali al tempo stesso, raffiguranti bestie feroci e non, paesaggi selvatici, rappresentavano la vera anima del ragazzo venuto da lontano e fuori da ogni schema, il cui cuore affamato d’amore, era una selva.
“S’innamorò di lei da sentirsi bruciare dentro, da avere fretta, da avere male. Quando Bianca appariva in cortile, era preso da vertigini e si aggrappava al davanzale perché non se ne andasse, ritrovandosi poi da solo, con le mani sudate e il cuore dissennato”.
In questo romanzo dedicato “A Milo”, l’autrice conferma il suo talento nel narrare le vicende di una persona considerata “diversa”, un matto di paese, dalla profonda sofferenza interiore, corpo goffo e spirito storto, emarginato dalla società, il cui profilo e portamento ricordano la biografia di Antonio Ligabue. Il genio e il tormento del protagonista del romanzo di Amadei traspare evidente in ciascuna pagina del libro, sullo sfondo di una campagna emiliana potente e crudele, il cui paesaggio è fatto di acqua e pioppi.
Se all’esistenza tormentata del celebre pittore e scultore italiano nel 1977 la Rai dedicò uno sceneggiato diretto da Salvatore Nocita, con protagonista un bravissimo Flavio Bucci nel ruolo di Antonio Ligabue, quest’anno è stato Elio Germano nel film Volevo nascondermi diretto da Giorgio Diritti, a far rivivere sul grande schermo il genio infelice di “El Matt”.
"“Cos’è?” chiese un bambino. Aveva il dorso del cinghiale e il cranio del passero, ed era sporco di fango, grigio di freddo. Emetteva qualche suono roco, forse catarro, forse spavento".
Il cuore è una selva
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