Il fasciocomunista
- Autore: Antonio Pennacchi
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Mondadori
- Anno di pubblicazione: 2003
Accio Benassi è un gran casinista: trascinato dall’entusiasmo o più banalmente da quello che gli capita, si ritrova sempre in mezzo a qualche guaio, e anche quando non sarebbe (tutta) colpa sua è costretto a beccarsi l’ennesima lavata di testa. Quando va bene.
Ma chi è “Accio”? Soprannome affibbiatogli in famiglia, in quanto ritenuto per sua natura colpevole di qualcosa, sempre e comunque, il Benassi è un ex seminarista che ha abbandonato presto i sacerdoti, già durante l’adolescenza, perché, come confessa al suo padre spirituale, Don Cavalli, “voglio tornare nel mondo”. E forse basterebbe questo a descriverlo, oltre al sottotitolo de Il fasciocomunista di Antonio Pennacchi (Mondadori, 2003), ovvero "Vita scriteriata di Accio Benassi".
Insomma, potremmo definire il nostro un curioso/entusiasta in versione scriteriata. In realtà è un sognatore che non sa ancora bene cosa cerca, e crede di trovarlo nella politica. Tornato nella natia Latina, fin da giovanissimo si darà anima e corpo (nel senso che parteciperà a parecchi scontri fisici) all’allora Movimento Sociale, illudendosi di essere un fascista, nonostante conosca poco del ventennio e molte delle sue nozioni siano fuorvianti, se non proprio false. Dopo una serie di vicissitudini in cui si ritroverà invischiato, si ritroverà espulso dal partito, e dopo vari dubbi e titubanze abbraccerà il credo comunista, passando così da un estremo all’altro.
Il fasciocomunista descrive l’Italia della post ricostruzione e del boom economico attraverso lo sguardo incantato del suo protagonista: assistiamo ai cambiamenti della società italiana attraverso gli scontri tra fazioni politiche che sembrano animate dalla voglia di cambiamento in quanto tale, e dalla reciproca rivalità, più che dall’ideologia vera e propria. E il Benassi si rivela il rappresentante tipico di quei movimenti: ovvero uno che fa tanto casino, con tanto entusiasmo e tanta illusione. È una contestazione piuttosto demitizzata quella che narra Antonio Pennacchi, che si diverte a ricordare quel tempo che ha vissuto con una certa (auto)ironia, rivelandone gli aspetti più farseschi e improvvisati, pur con una certa bonarietà. La stessa con cui ha creato Accio, che fra uno scontro e l’altro corre dietro a Francesca, seducente ragazza di Milano che si rivelerà sempre più sfuggente.
Il tono del romanzo cambia in maniera radicale nell’ultima parte, quella ambientata dagli eventi successivi alla strage di Piazza Fontana in poi: gli anni di piombo incupiscono la narrazione, e i sogni di cambiamento di Accio e dei suoi compagni di avventure si fanno sempre più lontani, portando un po’ tutti sul triste sentiero della disillusione. Verrà infine attirato dal fratello Manrico, da sempre il prediletto in famiglia, nonché il classico vincente a cui tutti dicono sempre sì, in un evento molto più grande di lui. Sarà così che Accio perderà per sempre l’ingenuità e l’entusiasmo che lo contraddistinguono, finendo per scontrarsi con il lato tragico della passione politica.
Al netto di qualche semplificazione di troppo, Il fasciocomunista resta una lettura interessante, sia perché parla di storia recente del nostro paese in un modo che possa arrivare a chiunque, sia perché tramite il suo sgangherato protagonista trasmette un filo di inestinguibile speranza: molto spesso delusa, resta comunque, anche se flebile. È acquistando consapevolezza che si può costruire davvero qualcosa di nuovo e un mondo migliore, sembra volerci dire l’autore di Canale Mussolini. E potrebbe anche avere ragione.
Il fasciocomunista: Vita scriteriata di Accio Benassi
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