Il fuoco greco di Luigi Malerba

Autore di grande spessore, Luigi Malerba ha spesso scritto opere in cui la storia compare in forma ambigua o anche buffa, ma sempre collegata con una meditazione nascosta tra le righe sulla natura del potere che, come una piovra, coinvolge tutti quanti tanto che gli uomini sono dei burattini privi di volontà nelle sue mani.

Anno 972. L’imperatrice Teofano, giovane e bellissima, si trova al centro di intrighi e gelosie. Non amata dai dignitari né dai filosofi verso i quali prova un’istintiva avversione, conduce la sua vita in mezzo ai piaceri della carne e alla possibilità di regnare senza una guida maschile.
Intanto l’impero trionfa in guerra grazie al fuoco greco, una mistura di salnitro e pece la cui composizione viene custodita gelosamente da operai muti (la lingua gli è stata tolta) in fornaci misteriose. Due dignitari cercano di carpire il segreto, ma vengono catturati e portati in luoghi segreti mentre Niceforo Foca, generale dell’impero, cede alla passione per la bella imperatrice e diventa lui stesso imperatore nonostante la moglie lo disprezzi e lo tradisca.

La storia va avanti con diversi colpi di scena, ma quello che colpisce il lettore è il fatto che non ci sia un autentico protagonista o meglio è la Storia ad essere protagonista tanto che il segreto del fuoco greco non sarà mai rivelato. L’Impero continuerà ad esistere anche dopo Teofano (che da carnefice diventerà vittima) e dopo Niceforo (verso il quale l’autore sembra provare compassione), vittime e colpevoli, sembra dire Malerba, sono nella stessa barca. L’autore non ha fiducia negli uomini che non imparano mai dai loro errori.
Le descrizioni dell’ambiente sono accurate, i personaggi sono ben delineati e alcuni si presterebbero ad una trasposizione cinematografica, ma a volte si ha l’impressione che Malerba abbia voluto giocare con il lettore, come se sopra la vicenda ci sia un piano più elevato. Non resta che leggere il libro per capire se è solo un’impressione o no.