Il giardino dei Finzi-Contini
- Autore: Giorgio Bassani
- Genere: Classici
- Categoria: Narrativa Italiana
Riproponiamo in evidenza la recensione del libro "Il giardino dei Finzi-Contini", tra gli argomenti delle tracce della maturità 2018
Giorgio Bassani, uomo di cultura, ferrarese di nascita, è l’autore de “Il giardino dei Finzi–Contini”, romanzo ambientato nei suoi luoghi di origine.
Protagonista è l’io narrante, che dice di essere uno studente di lettere, frequentatore della casa dei Finzi–Contini negli anni Trenta. Fanno parte della famiglia il padre, professor Ermanno, la moglie Olga, i figli Alberto e Micòl. Il narratore, coetaneo di quei ragazzi, li aveva, appena adolescente, incontrati presso la Sinagoga ebraica durante le festività religiose anche se i Finzi–Contini erano un po’ distaccati dalla gente comune poiché appartenevano all’èlite di Ferrara e studiavano privatamente. Il fascino di questa famiglia e dell’elegante e lussuosa residenza attrae il giovane narratore.
Tra i personaggi, sempre presente è Micòl una ragazza bella e piena di vita. Alberto, suo fratello è invece chiuso e introverso. Siamo nel periodo storico delle leggi razziali. Quando il circolo ferrarese di tennis informa i soci ebrei che la loro presenza non è gradita, i Finzi–Contini aprono i cancelli della loro lussuosa proprietà e familiarizzano con altri ragazzi ebrei come loro. Nasce tra il narratore e Micòl, proprio in quel giardino, una forte simpatia che è per il ragazzo un vero innamoramento ma che non sfocerà in una reale storia d’amore, poiché Micòl non si sente ancora così legata e si reca, inoltre, a Venezia per gli studi. Purtroppo, dopo solo pochi anni di vita gioiosa, la vicenda volge velocemente all’epilogo in maniera assai triste, sia per un grave lutto che per vicende politico - religiose.
Pensiero dominante e figura incancellabile per il protagonista è Micòl. Il romanzo "Il giardino dei Finzi-Contini" è incentrato sulla sua persona che ha un ruolo importante, vitale per la crescita e la maturazione dell’autore, il cui distacco dalla giovane sarà una dolorosa rinuncia ma anche un ritorno alla vita reale, poiché il tenore e le abitudini di vita dei Finzi-Contini si rivelano così distanti, diverse da quelle del narratore. Inoltre, fanno sfondo al romanzo le vicende antisemite e la crudele fine di tanti ebrei i cui fatti, si intuisce, hanno tanto toccato Giorgio Bassani.
Il giardino dei Finzi-Contini
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Ho apprezzato la scelta del Ministero di proporre una analisi del testo sul romanzo di Bassani, autore oggi poco letto e mi ha fatto anche piacere nell’anniversario delle famigerate leggi razziali si sia scelto un brano in cui viene delineata la quotidianità di chi ne fu colpito e che da un momento all’altro viene escluso dalla società. Ma "il giardino dei Finzi Contini" è anche altro, è un amore idealizzato più che vissuto, è il rapporto di un uomo con il proprio passato( non dimentichiamo che il romanzo inizia alcuni anni dopo la tragedia e l’autore ricorda). Tra i personaggi più che la figura di Micol ( ormai molto studiata) spicca quella di Malnate, lungimirante e saggio amico del protagonista e per certi versi suo alter ego.
Ci ho messo più di cinquant’anni per affrontare uno dei classici della nostra letteratura.
C’era qualcosa che mi allontanava, lo immaginavo testo lugubre, pensoso, forse anche scontato nel raccontare l’Italia fascista alle soglie della guerra.
Mi sbagliavo.
Certo, Bassani non è Festa Campanile o Fruttero & Lucentini, non ambisce a divertire o stuzzicare il lettore – impresa peraltro improba trattando di antisemitismo – tuttavia la sua prosa rivela sacche sorprendenti di ironia, un’ironia sobria, sommessa ma sempre ironia, più carsica nel dipanare la trama, più evidente nel dipingere alcuni personaggi minori, come Perotti o il padre di Giorgio.
Anche la relazione tra Giorgio e Micol, colonna portante del romanzo, viene sapientemente tenuta a distanza dal drammatico contesto storico-sociale in cui si sviluppa; Bassani preferisce la leggerezza alla gravità, leggerezza incarnata alla perfezione dalla gioia indisciplinata di Micol e dall’oasi felice del parco dei Finzi Contini: è lì che, mentre il mondo si avvita su se stesso, si gioca a tennis, si parla di Carducci, si soffre d’amore, si vive, nonostante tutto.
Sono questi elementi distraenti a tutelare, a enfatizzare lo spirito salvifico del racconto; sappiamo, sentiamo che la storia è avviluppata dalla Storia soltanto grazie ad alcuni illuminanti dialoghi tra i protagonisti, in cui emergono la progressione brutale del fascismo e la sua inevitabile commistione col nazismo, testimoniata dalla promulgazione delle leggi razziali.
Qui viene naturale il confronto con Elsa Morante: nel suo "La storia" la guerra è immanente, avvolge senza mistero le vicende del piccolo Useppe, tanto che l’autrice ne elenca i passaggi salienti all’inizio di ogni capitolo.
Bassani no, Bassani sceglie il rimando indiretto, il riferimento incidentale, affidando a chi legge l’interpretazione su come e quanto nel 1938 le vite dei Finzi-Contini e degli ebrei italiani dipendessero dalla follia criminale di Hitler e dall’asservimento opportunistico di Mussolini.
Questo gioco di specchi, a volte deformanti, è l’aspetto che più ho apprezzato del romanzo. L’intreccio sentimentale tra Giorgio e Micol, seppur ottimamente gestito e lasciato irrisolto di proposito, è coinvolgente ma non fa la differenza; l’abile descrizione di personaggi e paesaggi urbani – le vie e i palazzi di Ferrara intervengono con frequenza e grazia – è appagante ma non fa la differenza: il carattere distintivo dell’opera lo rintraccio nel consegnare al lettore le chiavi della decifrazione storiografica attraverso la quotidianità più o meno normale ma gradualmente contaminata dei Finzi-Contini e del cerchio di amici e parenti che ruota loro intorno.
A incorniciare la sostanza narrativa, una scrittura insieme fluida e digressiva, alta e colloquiale, impreziosita da un granitico, originalissimo uso del discorso indiretto, per nulla corrotta dalle sporadiche, inevitabili obsolescenze lessicali.