Il superstite
- Autore: Carlo Cassola
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Rizzoli
Carlo Cassola è stato uno scrittore dallo stile asciutto e scabro, limpido, realistico ma ha saputo essere anche fantastico, sempre particolarmente attento alle questioni sociali. I suoi libri sono impregnati da forti istanze etiche, ideali di fratellanza che non devono abbandonarci, pena la nostra estinzione.
Nel 1960 vinse il premio Strega con il romanzo La ragazza di Bube.
Comencini ne trasse un film con Claudia Cardinale, ambientato durante la Resistenza partigiana contro il nazismo, di cui anche lo scrittore fece parte.
Negli ultimi anni della vita Cassola divenne antimilitarista ed ecologista. Il suo libro Il superstite (Rizzoli Bur, pp. 185, 1987) denuncia la follia della nostra avventura nucleare, racconta gli effetti del disastro atomico, la Terza guerra mondiale immaginata, ecatombe, con la scomparsa totale della vita nel pianeta a cominciare dall’uomo, la specie biologicamente più debole.
Resta vivo soltanto un cane, Lucky, un maestoso e forte lupo di cinquanta chili, cuore d’oro, perfetta rappresentazione di chi si dona con ammirevole abnegazione, non soltanto per spirito di naturale sottomissione canina ma per una sua raggiunta consapevolezza: senza l’amore disinteressato, l’amicizia, la comunione, la compagnia, l’affetto, il calore fisico non è possibile la sopravvivenza e non ne vale la pena.
Lucky è metafora della più alta spiritualità.
L’apologo, con l’animale protagonista e detentore di sentimenti umani, avvicina Cassola ad Esopo, ma lo supera, in quanto il romanziere offre stralci di pensieri e riflessioni di Lucky, inoltre del gatto intelligentissimo e sapiente, e perfino dei pesci, di elevata coscienza, che sembra farci difetto. Un micino di pochi mesi muore dopo aver mangiato cibo avariato, non senza aver prima salutato il lupo amico prendendo in considerazione una forma di immortalità. Sono visioni capaci di renderlo felice e di accettare la morte:
Per questo non me ne importa niente di morire: perché so che continuerò a vivere dentro di te. L’amore è la fusione di due esseri in uno solo. Se tu ed io siamo un essere solo, è evidente che io continuerò a vivere con te quando non ci sarò più. O meglio, vivrò in te, sarò te…
Lucky non sa cosa sia la morte, comprende solo la sparizione. Chi sparisce può tornare? Scompare prima il padrone, un professore freddo che era arrivato persino a scacciarlo per insofferenza tirandogli un sasso. Scompaiono gli animali, a tappe.
Il lupo non può più cacciare per nutrirsi, scompaiono donnole, linci, lucertole, gli insetti. All’inizio della tragedia il cane è ridotto ad accontentarsi di di talpe, protette dalle radiazioni nel sottosuolo; sono ancora vive, per non molto.
Ciò che è più angosciante è la solitudine, tortura maggiore della fame. Che senso ha continuare a vivere nel deserto dell’anima? Si chiede l’animale. Ormai conosce la morte. Non potendo più amare e fare la guardia a nessuno, nell’ultima pagina del romanzo il lupo prende la sua decisione.
Profezia macabra, possibile, infausta e attualissima, che speriamo non si avveri mai, il romanzo pone l’umanità di fronte a gravi responsabilità sull’uso e l’abuso della scienza, che diventa distruttrice, sviluppa un insano istinto di dominio e onnipotenza, fa calpestare la natura. È il gatto a pensare, rivolto alla nostra stoltezza:
Uomini, ridate alla scienza il suo giusto obiettivo… […] Perché avete permesso che la conoscenza prendesse le proporzioni che ha preso? È diventata un bubbone; un corpo estraneo; un cancro. Ha divorato la vostra natura, e vi ha spinto a divorare la natura che vi circonda.
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