L’Avana, amore mio
- Autore: Gordiano Lupi
- Genere: Letteratura di viaggio
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2016
All’Avana non fa mai freddo. All’Avana se piove, piove che dio la manda. L’Avana culla della rivoluzione. L’Avana incrocio architettonico, impasto di influenze culturali, altrove esotico per eccellenza. Avana è l’Avana ma alcune volte può sembrare Calcutta. Avana è questo, sicuramente altro, tutto e il suo contrario. Avana è anche il dove metafisico cui Gordiano Lupi fa spesso ritorno. Lo fa per libri, traduzioni, via vai di aerei, ne deduco. L’ultimo suo atto di devozione (però una devozione lucida, oggettiva) alla capitale di Cuba, non lascia adito a fraintendimenti: “L’Avana, amore mio. Taccuino avanero e storie cubane” (Edizioni Il Foglio, 2016) si intitola il suo ultimo quaderno di viaggio.
Il movente: raccontare l’Avana sulla scorta dei libri di Alejo Carpentier, uno dei massimi scrittori cubani del Novecento. Un viaggiatore indomito, prima da esule, quindi da addetto culturale castrista. Carpentier ha raccolto parte dei suoi articoli/saggi sulla città in un libro che si intitola come questo di Lupi (in Italia è edito da Baldini & Castoldi): la citazione è voluta e i rimandi alle suggestioni carpentierane, tra le pagine, sono dichiarate. Ma l’Avana di Lupi non è soltanto l’Avana di Alejo Carpentier. Profondo conoscitore della letteratura avanera, Lupi si cimenta anche con i sogni interrotti di Cabrera Infante (l’Avana è la città perduta, una città che non riesce più a ritrovare), con le visioni sepolcrali di Virgilio Pinera, con la letteratura esiliata di Zoè Valdès, la trilogia sull’Avana di Pedro Juan Gutièrrez, diversi altri scrittori.
Misurandosi anche - e di conseguenza - coi paradisi perduti, l’avenida del porto, stati d’animo sottili (come struggimento e nostalgia), tempeste tropicali. In merito a queste ultime l’attacco di Tempesta all’Avana mi sembra indicativo del colore di cui, a tratti, è capace la prosa di Gordiano Lupi:
“Quando i muri dell’Avana anneriscono più del dovuto, l’acquazzone è imminente. Per giorni il cielo della sera si mostra color rosso fuoco e il vento – carico di salsedine – scompiglia le nuvole color ruggine. La pioggia diventa minacciosa quando il vento cala, le nuvole si fanno dense, passeri e colombe scompaiono, formiche giganti corrono sui muri neri e i topi fuggono” (p. 61).
Suggestionante, no? Come il resto di “L’Avana, amore mio”, un libro-omaggio (con foto) a l’Avana, luogo dell’anima restituito al di là delle stereotipie.
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