L’inventario delle nuvole
- Autore: Franco Faggiani
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Fazi
- Anno di pubblicazione: 2023
Nella Collana “Le strade” Fazi edita L’inventario delle nuvole (2023), il nuovo romanzo del giornalista e scrittore romano Franco Faggiani già autore dei volumi:
La manutenzione dei sensi (Fazi Editore, 2018), vincitore del Premio Parco Majella 2018, del Premio Letterario Città delle Fiaccole 2018 e del Be Kind Award 2019,
Il guardiano della collina dei ciliegi (Fazi Editore, 2019), che ha vinto il Premio Biblioteche di Roma 2019 e il Premio Selezione Bancarella 2020,
Non esistono posti lontani (Fazi 2020) e Tutto il cielo che serve (Fazi 2021).
“Tentai di pensare ad altro, provai a fare un immaginario inventario delle nuvole. Quante potevano essere in quel momento? E di che forme? Allungate, gonfie, sottili e fuggenti, oppure lente? E di che colore?”.
Occorre possedere un animo sensibile solo per immaginare, viso rivolto verso il cielo, di stilare mentalmente un inventario delle nuvole, come fa il protagonista del nuovo romanzo di Faggiani, che fa (ri)scoprire al lettore tutta quella suggestione che sa offrire la montagna, soprattutto quando ancora non è stata abbrutita dal cambiamento climatico. Dalle parti della Val Maira, valle alpina in provincia di Cuneo, che prende il nome dal torrente Maira che la percorre nella sua lunghezza, le montagne sono sbilenche, irregolari, incise da gole frastagliate e profonde. Ci sono poche strade, strette e tortuose, torrenti effimeri e sentieri da capre, mal tracciati e incerti, perché spesso si smarriscono tra intrichi di acacie spinose e faggi scheletrici.
Del resto Maira, che è il nome della valle principale, in lingua occitana, sta a significare ‘magra’. Giacomo Cordero, chiamato Giacomo come il patrono di Prats, che in italiano si può dire anche Prazzo, il paese di fondovalle dove aveva vissuto la sua infanzia, insieme alla madre Lunetta, nella grande casa del nonno Girolamo e di sua moglie Desideria, si era sempre chiesto perché gli uomini si ostinassero a vivere in questi posti difficili. Perché, per esempio, non fossero scesi verso la pianura o non avessero fatto come suo padre, che era andato altrove, fino in Spagna, a fare il cavapietre e lì era morto. I Cordero erano una famiglia benestante, che lavorava duramente, dopo lo scoppio della I Guerra Mondiale, Girolamo era diventato anche fornitore ufficiale di merci per l’esercito. Ma l’impresa più redditizia era quella di essere excellents fournisseurs degli atelier di merce pregiata: i pels, cioè i capelli (quelli grigi o bianchi erano i più preziosi), che le donne vendevano in cambio di soldi o tramite baratti di vestiario o coperte. L’abilità di Monsieur Cordero, che aveva il pallino degli affari, bravissimo cavié, era quella di convincere le donne, dotate di una folta e lunga capigliatura, a effettuare la “mietitura”, come il vecchio la chiamava. Infatti tagliarsi i capelli era una pratica igienica importante che avrebbe giovato a tutto il corpo. Il mestiere di cavié era duro, bisognava percorrere a piedi infiniti impervi sentieri, strade ripide, attraversare prati, vallate, montagne e borgate.
Giocare d’astuzia, in compagnia del vento, del fresco estivo e della propria solitudine. Dopo aver terminato gli studi, Giacomo, esonerato dal servizio militare a causa di un incidente che da bambino gli aveva procurato una leggera zoppia, su ordine del patriarca Girolamo, aveva iniziato il mestiere di cavié. Toccava al più giovane dei Cordero misurarsi sugli itinerari dei raccoglitori di capelli del Cuneese, che passavano le colline delle Langhe e attraverso le Alpi, arrivavano in Francia. Un’esperienza di vita straordinaria a contatto con quel piccolo e defilato mondo finora a lui sconosciuto di donne rimaste senza uomini. Ricordi incancellabili, per un giovane uomo che aveva molto da imparare.
“Starà a te fare buoni affari”.
In questo bellissimo romanzo, Franco Faggiani si conferma uno dei grandi scrittori italiani della natura, e lo fa riportando alla luce la memoria di un mestiere itinerante e geniale, nato per migliorare la condizione economica della gente della Val Maira.
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Una volta raccolti sacchi di pels dai pelassiers, le donne della Valle lavavano, pettinavano e suddividevano in trecce che venivano messe ad asciugare. Pregiata materia prima, essenziale per confezionare le parrucche, commercializzata sui mercati stranieri. In tal modo tutta la famiglia contribuiva alla produzione di questo mestiere originale, valida alternativa alla povertà in tempi di magra.
“Le nuvole sono i fiori del cielo”.
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