Basta un filo di vento
- Autore: Franco Faggiani
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Fazi
- Anno di pubblicazione: 2024
Nella Collana “Le strade”, Fazi editore edita Basta un filo di vento, il nuovo romanzo del giornalista e scrittore romano Franco Faggiani già autore dei volumi La manutenzione dei sensi (Fazi Editore, 2018), vincitore del Premio Parco Majella 2018, del Premio Letterario Città delle Fiaccole 2018 e del Be Kind Award 2019, Il guardiano della collina dei ciliegi (Fazi Editore, 2019), che ha vinto il Premio Biblioteche di Roma 2019 e il Premio Selezione Bancarella 2020, Non esistono posti lontani (Fazi 2020), Tutto il cielo che serve (Fazi 2021) e L’inventario delle nuvole (Fazi 2023).
Poco tempo fa una cara amica disse: “È tutto già scritto. Chiamala sorte, destino, fato, le nostre strade sono state già tracciate anche se le nostre scelte sono importanti”. Eppure
Ci vuole poco perché le cose cambino. Basta un filo di vento che arriva da dietro o una piccola nuvola che si allontana per un momento dal suo gregge errante e va a coprire il sole.
“Un filo di vento”, che a volte cambia una vita e rappresenta l’imprevedibilità del cambiamento, è protagonista del nuovo coinvolgente romanzo dell’autore, da sempre amante della natura che esalta nei suoi libri, il quale fin da subito ha saputo conquistare il cuore dei lettori e il plauso della critica.
Tra le colline dell’Oltrepò Pavese c’è un’azienda agricola di tutto rispetto, oltre mille e cento ettari, chiamata “La Conventina”, che da tre secoli appartiene alla famiglia dei Conti Bajocchi del Drago. Le famiglie che lavorano alla Conventina sono lì da generazioni e se l’azienda è solida, attraente e appetibile per chi la vorrebbe trasformare in un resort di pregio, con alloggi caratteristici, ristorante stellato, campi da golf, spa e forse anche un allevamento di cavalli purosangue, è merito loro.
La Conventina è quindi fatta di colline, vigne, boschi, campi, strade bianche, argini, depositi, comignoli fumanti, persone. È l’Ardengo, bisnonno di Gregorio, l’ultimo discendente, il nonno Jacopo, padre di Gregorio, Lorenzo, ma è, soprattutto, l’insieme di famiglie che la abitano da prima ancora che Ardengo ne venisse in possesso. Gregorio l’ha ereditata dopo la morte prematura dei genitori, quando aveva solo diciassette anni. Allora erano stati i contadini a prendersi cura della proprietà, consentendo all’azienda di prosperare e a Gregorio di studiare. Quindi l’azienda agricola è una comunità, una piccola repubblica, una vetusta nave navigante, lenta ma ancora solida.
Villa Conventina, dove i Bajocchi abitano da quattro generazioni, poteva essere considerata la sala comando di quella nave. In posizione centrale e dominante, al tempo stesso appartata tra fitte siepi e pergolati, si ergeva su tre piani collegati da uno scalone dal quale si diramavano poi corridoi e stanze, dalle cui finestre si potevano scorgere le colline, i borghi lontani, i campi disegnati dagli uomini e dipinti dalle stagioni.
E tutto questo poteva essere alterato, mutare, sparire?
Una rete di affetto e solidarietà è il segreto della pace e della prosperità della Conventina, affetto e solidarietà che sono indispensabili per il sciur padrun Gregorio, in questo momento così particolare della propria esistenza.
Io, a guardar bene, la proprietà mi limitavo a viverla e a goderne dei profitti, a fare al padrun, anzi al sciur padrun, come mi chiamavano ancora i contadini più anziani, nonostante mi avessero visto gironzolare, da bambino scapestrato, nelle loro case.
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