Non esistono posti lontani
- Autore: Franco Faggiani
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Fazi
- Anno di pubblicazione: 2020
Fazi pubblica nella collana Le strade Non esistono posti lontani (2020), il nuovo romanzo del giornalista e scrittore romano Franco Faggiani, già autore de La manutenzione dei sensi (Fazi, 2018), vincitore del Premio Parco Majella 2018, del Premio Letterario Città delle Fiaccole 2018 e del Be Kind Award 2019, e de Il guardiano della collina dei ciliegi (Fazi, 2019), che ha vinto il Premio Biblioteche di Roma 2019 e il Premio Selezione Bancarella 2020.
“Sebbene io parlassi tedesco come un cittadino di Innsbruck, appena poco al di là del confine con l’Austria, e mi comportassi in maniera educata, ero italiano”.
Bressanone, aprile 1944. L’archeologo Filippo Maria Cavalcanti, incaricato dal Ministero di recarsi a Bressanone (BZ) per controllare gli imballaggi di un carico di opere d’arte destinate alla Germania, aveva affittato una stanza presso la vicina Abbazia di Novacella. Visto che la camera era gelida, l’anziano professore aveva preso l’abitudine di scaldarsi nel maso di Frau Katharina, un edificio in pietra e legno che si trovava nei dintorni dell’Abbazia, che aveva un aspetto solido e un’insegna che prometteva una buona cucina casalinga.
A Roma era già primavera, ma la situazione in città era grave. L’11 settembre 1943 il feldmaresciallo Kesselring l’aveva dichiarata zona di guerra e il 22 gennaio 1944 gli Alleati erano sbarcati ad Anzio, dove si erano però fermati per riorganizzare le fila prima di puntare verso nord, con l’obiettivo di prendere la Capitale. Ma in città tutto era degenerato il 24 marzo, il giorno dopo l’attentato di via Rasella; era scattato un inarrestabile susseguirsi di arresti, fucilazioni, azioni di guerriglia urbana, specie nelle borgate, e di repressioni violente, trasformando la quotidianità in caos.
In questo clima Cavalcanti aveva ricevuto dal suo direttore al Ministero dell’Educazione nazionale, l’esimio professore Alberico Musmeci, di portare a termine una missione importante. In pratica si trattava di un furto autorizzato in piena regola che andava avanti dal 1938, perpetrato dai nazisti nei confronti di alcune opere italiane per trasferirle in Germania; un pezzo considerevole patrimonio culturale del nostro Paese prendeva così il volo. Il colmo era che lo stimato Cavalcanti doveva pure sovrintendere affinché un lotto di questi capolavori giungesse a destinazione. Ecco quindi come andò che Cavalcanti, coadiuvato da Quintino Aragonese, un giovane originario di Ischia, spedito al confino in Alto Adige, decise di fuggire per riportare le opere d’arte a Roma.
“I quadri, le casse, le scatole che volete riprendervi. Quanto spazio occupano?”.
Un viaggio pericoloso e avventuroso in un’Italia stanca, lacerata dalla guerra e divisa in due, compiuto da due uomini diversi per ceto sociale e personalità, ma accomunati dal medesimo coraggio. È la descrizione di straordinaria storia di un amicizia, il tema centrale del nuovo romanzo di Faggiani, scrittore sensibile ed empatico, che qui sapientemente fonde la bellezza del paesaggio e lo splendore dell’arte, che, se ben conservati dall’incuria dell’uomo, restano immutabili.
“Luce, silenzio e un mondo vasto e antico ovunque si posino gli occhi”.
Non esistono posti lontani
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