L’ombra del falco di Pierluigi Porazzi

“L’ombra del falco”: quando un altro animale la vede, fugge terrorizzato: sa che quel segnale di pericolo potrebbe essere l’ultima cosa che vedrà in vita sua. Si tratta d’istinto di sopravvivenza, non di vigliaccheria.
Quando il falco si tramuta in essere umano, il risultato non può che essere agghiacciante.
Una tranquilla cittadina del nord-est, uno di quei paesi sonnacchiosi abitato da volti anonimi, vedrà mutare il panorama da un giorno all’altro. La noia lascerà posto a una scia di sangue e in molti rimpiangeranno quell’apatia che prima condannavano come il peggiore dei mali. Sbagliando.

In una discarica viene ritrovato il cadavere di una ragazza. Quasi contemporaneamente giungono al commissariato una lettera un DVD, una sfida aperta alla polizia da parte dell’assassino; o degli assassini. Sì, perché dei particolari inducono a pensare che non si celi una sola mente criminale, dietro tutto quell’orrore.
Nessuno, tra quelle lande desolate, può risolvere questo caso. Per questo entrerà in scena Alex Nero, un ex agente che viene prontamente richiamato all’azione.
Ex agente perché, nel suo passato, si celano particolari che ne hanno mutato la vita. Per sempre.
Inutile dire che il nostro partirà lancia in resta per fermare quella scia di sangue che sta sconvolgendo tante, troppe vite.
L’indagine porterà Alex su strade differenti e scoprirà cose che, forse, avrebbero fatto meglio a riposare per l’eternità, sepolte da macerie e sensi di colpa grondanti sangue.

Pierluigi Porazzi entra nel complicato settore dei thriller e lo fa con decisione, senza chiedere permesso ma con un sorriso sulle labbra.
Da estimatore del genere ho apprezzato all’istante le mille sfaccettature dei suo personaggi, le descrizioni dei luoghi che circondano immediatamente il lettore e lo fanno sentire a proprio agio e allo stesso tempo inquieto per ciò che sta per accadere.
La storia de “L’ombra del falco” (Marsilio, 2010, pp. 287) s’insinua sottopelle e si lascia ascoltare con piacere. Colpi di scena dietro l’angolo e un finale che spiazzerà, ecco gli ingredienti che Pierluigi mette sul piatto.
Un piatto invitante come la più succulenta delle bistecche. Al sangue, ovviamente.