L’undicesima ora
- Autore: Giovanni Ricciardi
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Fazi
- Anno di pubblicazione: 2017
“L’undicesima ora” (Fazi, 2017) è l’ottava indagine con protagonista il commissario romano Ottavio Ponzetti, nata dalla fertile mente di Giovanni Ricciardi, professore di greco e latino in un liceo della Capitale.
“In quei mille metri compresi tra piazza Tuscolo, dov’era il loft, e via Statilia, dove era bruciata la villetta, si era consumato qualcosa di strano e apparentemente indecifrabile”.
Il corpo di Paolo Rossi, architetto di successo, si era lentamente irrigidito su una sedia, tra la fine di aprile e i primi di maggio ed era passato del tempo prima che i vicini di casa si accorgessero del cattivo odore che proveniva dall’appartamento accanto. Il professionista, un uomo solo, (l’ex moglie, insegnante di Lettere in pensione, si era trasferita in Portogallo con il proprio compagno, due figli adulti residenti all’estero) era morto nel suo pied-à-terre, che teneva quasi sempre chiuso e in cui dormiva ancora più di rado. Invece era bruciata, negli stessi istanti in cui Rossi moriva, la sua vera casa, una bella villetta a due piani, ristrutturata di recente. Ma
“il mistero era nel fatto che la casa era bruciata quasi contemporaneamente alla sua morte solitaria e improvvisa avvenuta altrove, e non a causa del fuoco, ma per ragioni ancora ignote”.
Il commissario Celiboni, che stava per archiviare il caso come morte naturale, quando aveva ricevuto il verbale dei vigili del fuoco che dava per certa la natura dolosa dell’incendio, aveva chiamato il suo sagace e intuitivo collega, il commissario Ottavio Ponzetti. Se è vero che dai dettagli si possono intuire molte cose, il poliziotto aveva scoperto nel PC dell’architetto una mail mai spedita, senza destinatario, senza volto, salvata il 25 aprile sulla quale Ottavio aveva fantasticato un po’.
“Dolcissimo amore mio, vivo giorni difficili in cui è facile perdersi, lasciarsi portare dalle ossessioni, e vedere e percepire l’abisso della mia fragilità”.
Era un amore reale oppure un’esercitazione letteraria? L’ispettore di fiducia di Ponzetti, Mario Iannotta, con il tipico pragmatismo romano aveva compreso al volo che la morte di Paolo Rossi, personaggio che era facile incontrare nei salotti bene, corrispondeva a
“una faccenda ingarbugliata in cui non c’entriamo nulla, ma ci finiamo con tutte le scarpe”.
Due erano le cose certe: la prima era che Paolo Rossi come ultimo atto della sua vita aveva scritto una lettera d’amore, la seconda che sulla sua villetta andata in fumo esisteva un’assicurazione contro le calamità, compreso l’incendio. Nel frattempo, Ponzetti cercava il bandolo della matassa domandandosi
“perché stiamo continuamente a infilarci in indagini condotte senza mandato. Celiboni sonnecchia e applaude; non chiude la pratica in attesa ch’io faccia il lavoro per lui”.
Non si possono definire “gialli” i romanzi di Giovanni Ricciardi, è troppo riduttivo e si rischia di fare un torto all’autore e allo stesso Ottavio Ponzetti, simpatico e accattivante poliziotto dall’aspetto bonario e rassicurante. Mediante una citazione letteraria e un verso di una canzone d’autore, una pagina dopo l’altra Giovanni Ricciardi conduce il lettore nel mondo di “Ponzetto” (così chiamato dal genero catalano della figlia maggiore), diviso tra le indagini che conduce e la famiglia, una moglie fin troppo paziente e due figlie “impegnative”. Non c’è dubbio che la personalità di Ottavio Ponzetti, si evolva attraverso le relazioni umane che vive. Ed è questo il segreto della maestria dell’autore romano.
“S’infittiva il mistero o si stava semplicemente sfilacciando la rete di pensieri in cui l’avevo avvolto?”.
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